Sgombero Bocciodromo, PRC contro Possamai: “Cemento, repressione e devastazione. Il TAV è un crimine contro Vicenza”

Il bersaglio politico è il sindaco Giacomo Possamai, invitato «a smettere di voltarsi dall’altra parte» e a promuovere un confronto pubblico

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Bocciodromo, Prc e repressione
Bocciodromo, Prc e repressione

Rifondazione Comunista Vicenza attacca duramente lo sgombero dell’ex Bocciodromo ora Boscodromo e la gestione dei cantieri TAV: «Un’opera imposta con la forza, che devasta il territorio e reprime il dissenso». Chiamato in causa il sindaco Possamai: «Serve un dialogo vero, non manganelli».

Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza affonda il colpo contro ciò che definisce «il partito del TAV», accusato di imporre alla città un futuro fatto di cemento, repressione e devastazione ambientale. L’occasione è lo sgombero del Bocciodromo, avvenuto ieri mattina tra cordoni di polizia, idranti e scavatori per procedere alla demolizione del centro sociale di via Rossi, destinato a lasciare posto ai lavori della linea ad alta velocità.

La segreteria provinciale parla di «violenza contro il territorio» e rivolge una solidarietà «totale e incondizionata» alle attiviste e agli attivisti che hanno tentato un presidio di resistenza per fermare l’avanzata delle ruspe. «Quando finiscono gli argomenti – si legge nella nota – arrivano i manganelli. È la dimostrazione che il TAV non si difende con il consenso, ma con la forza».

Il partito ribadisce la propria opposizione all’opera, definita «inutile, dannosa e antidemocratica», ricordando come negli ultimi anni siano stati abbattuti edifici, espulsi residenti – anche anziani – e minacciati preziosi polmoni verdi urbani come i boschi Lanerossi e Ca’ Alte, salvati solo grazie alla mobilitazione dal basso. «Si sacrificano beni collettivi sull’altare della speculazione», accusa Rifondazione, sottolineando la contraddizione di un territorio già gravemente segnato da emergenze ambientali come quella dei PFAS.

Il bersaglio politico è il sindaco Giacomo Possamai, invitato «a smettere di voltarsi dall’altra parte» e a promuovere un confronto pubblico «strutturato, trasparente e non di facciata» con comitati, realtà sociali e cittadine e cittadini mobilitati da anni per limitare i danni del cantiere TAV. «Vicenza – incalza il partito – ha bisogno di un processo decisionale democratico, fondato sull’ascolto e non sulla criminalizzazione del dissenso».

L’avvertimento finale è netto: proseguire con questa gestione significherà «condannare la città a un decennio di devastazione, cantieri infiniti e peggioramento della qualità della vita».

Da parte loro, gli esponenti di Rifondazione rivendicano una scelta di campo chiara: «Noi stiamo con chi difende il territorio, con chi resiste alla devastazione, con chi non si piega alla violenza del cemento. Ora e sempre NO TAV».