Crisi stipendi nelle basi USA per lo Shutdown: lavoratori a Vicenza colpiti. Sindacati chiedono l’intervento del Governo italiano

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Lavoratori basi USA Caserme Ederle (nell'immagine) e Del Din a Vicenza
Lavoratori basi USA Caserme Ederle (nell'immagine) e Del Din a Vicenza

Lo shutdown negli Stati Uniti sta avendo un impatto diretto e devastante sulle famiglie dei lavoratori italiani impiegati nelle basi USA presenti sul territorio nazionale, innescando la crisi nel pagamento degli stipendi.

La situazione – della quale ci siamo altre volte occupati da queste pagine – è particolarmente critica a Vicenza, che ospita storicamente importanti installazioni USA, dove una parte consistente del migliaio di dipendenti non ha ricevuto lo stipendio di ottobre.

Il problema, già noto e più volte sollevato dai sindacati, è tornato con forza al centro delle cronache. Come riportato da Il Corriere del Veneto, la crisi riguarda circa cinquemila lavoratori italiani in tutto il Paese, inclusi i circa 400 della base di Aviano e i quasi mille impiegati nelle caserme di Vicenza.

I disagi causati dalla mancata retribuzione stanno rapidamente degenerando in tensione sociale. Angelo Zaccaria, coordinatore di Uiltucs, ha denunciato una situazione “tragica”, sottolineando le difficoltà quotidiane: “Addirittura, adesso stiamo scrivendo una lettera per conto di un dipendente che non ha i soldi per pagare la benzina, dovendo fare 80 chilometri al giorno. Il problema è che non vediamo spiragli”.

Zaccaria ha riportato un tentativo fallito di soluzione da parte dei vertici militari: “Ci è stata redatta una lettera da parte del comandante, dove c’è scritto che non sono stati pagati gli stipendi: lui ha detto di portarla alle banche o ai padroni di casa, ma non ha alcun valore legale e ci deridono”.

La comunicazione di un possibile ritardo nei pagamenti è stata data lo scorso 22 ottobre dalla Jcpc (Commissione Paritetica sul Personale Civile), senza ulteriori indicazioni.

Anche a Vicenza la situazione non è migliore. Lunedì scorso è stato proclamato lo stato di agitazione in protesta contro la mancata ricezione dello stipendio di ottobre, problema che affligge anche i circa 4.000 americani di stanza in città.

I rappresentanti sindacali hanno incontrato il capo di gabinetto della prefettura, Emanuele Cassaro, e i vertici del comando statunitense. Matteo Manfron della Cisl Fisacat, che assiste i lavoratori delle basi vicentine assieme ad Andrea Sitzia di UilTucs, ha spiegato la natura della protesta: “In questo caso è chiaro che la protesta non è direttamente contro il comando locale, ma serve ad alzare l’attenzione a livello nazionale, in modo che la politica possa interessarsi alla vicenda“.

L’obiettivo primario dei sindacati è fare in modo che il Governo italiano si faccia carico del problema, seguendo l’esempio della Germania. Il Governo tedesco, infatti, è intervenuto direttamente per anticipare lo stipendio dei circa 12.000 dipendenti delle loro basi USA. I sindacati italiani ritengono che la normativa americana non si debba applicare ai lavoratori locali, poiché questi sono dipendenti coperti dal Sofa Agreement che stabilisce che “i salari e gli accessori di salari e le condizioni di lavoro sono regolamentate in conformità alla legislazione in vigore allo stato ricevente”.

Che cos’è lo Shutdown USA

Lo shutdown è una paralisi parziale o totale delle attività governative non essenziali negli Stati Uniti. Si verifica quando il Congresso non riesce ad approvare in tempo le leggi di bilancio (o le risoluzioni di continuing appropriation, che autorizzano la spesa temporanea) prima della scadenza dell’anno fiscale.

Secondo la normativa statunitense, durante lo shutdown i dipendenti pubblici considerati non indispensabili vengono posti in congedo straordinario non pagato. Quelli ritenuti essenziali (come il personale di sicurezza e di emergenza) devono invece continuare a lavorare senza stipendio (che viene poi corrisposto in ritardo, una volta che il Congresso approva i fondi). L’applicazione di tale normativa ai lavoratori italiani, tuttavia, è contestata dai sindacati in virtù del contratto collettivo nazionale e degli accordi internazionali.