
Resta alta la tensione a Montecchio Precalcino in merito al progetto di realizzazione di un impianto di trattamento rifiuti da parte di Silva Srl. Il Comitato Tuteliamo la Salute, da tempo in prima linea per le preoccupazioni legate alle possibili conseguenze ambientali, torna a incalzare le istituzioni, pressando affinché la Regione del Veneto approvi quanto prima le aree di salvaguardia della falda acquifera.
“Esigiamo le zone di salvaguardia subito perché i controlli, è evidente, non funzionano”, è il “mantra” del Comitato, rafforzato dalla recente chiusura delle indagini preliminari per i reati di inquinamento ambientale e omessa bonifica legati all’utilizzo di additivi contaminati da PFAS nei lavori della Pedemontana Veneta. Un disastro che, secondo il Comitato, ribadisce la vulnerabilità del territorio.
Il Comitato ha riacceso i riflettori sulla vicenda sottolineando che le verifiche e i controlli attuali, in un contesto dove l’Arpav conta su sempre meno dipendenti, non bastano per tutelare la cittadinanza. Serve subito l’approvazione delle zone di salvaguardia, individuate e votate il 12 agosto scorso dai sindaci dei comuni del consorzio di bacino ATO Bacchiglione.
“Dopo quest’ultimo caso che cosa deve ancora succedere affinché le zone di ricarica della falda possano venire salvaguardate adeguatamente?”, tuonano i cittadini. Il Comitato chiede con forza che gli uffici regionali e la Giunta “rendano legge quello che già dovrebbe essere tale già da anni”, ribadendo che la tutela dell’acqua deve precedere qualsiasi idea di sviluppo o pseudo-sviluppo.
L’allarme del Comitato è chiaro: non si può correre il rischio di una Miteni-bis. Il pericolo PFAS impone “consapevolezza e attenzioni senza precedenti” per il “martoriato territorio”, che non si merita nuovi progetti industriali che possano metterne a repentaglio la salute.
A Montecchio Precalcino, definito il “paese più escavato del Veneto”, ai timori per il futuro si aggiunge un “incubo già presente”. Il comune vanta due discariche (Terraglioni Egi-Zanotto e Cavedagnona-Segnafreddo) che fino ai primi mesi del 2024 hanno visto arrivare rocce contaminate da PFBA, appartenenti alla famiglia dei PFAS, il tutto in prossimità di falde acquifere e aree agricole.
Il Comitato conclude l’intervento ribadendo che “avere cura viene prima di curare” e lanciando un appello: “Cercasi politici e tecnici, dotati di consapevolezza e lungimiranza, che abbiano a cuore il loro territorio”.