Sindaco Possamai ha iniziato 3° anno di mandato e punta al bis, l’intervista del GdV su cui riflettere per passato, futuro e impegni presi

«I sindaci del Pd sono risorse da sfruttare per la politica nazionale ma la mia prospettiva è il secondo mandato» 

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Victoria Karam, dello staff elettorale, e neo sindaco Giacomo Possamai festeggiano l'elezione in piazza dei signori (foto di Giovanni Coviello)
Victoria Karam, dello staff elettorale, e Giacomo Possamai festeggiano l'elezione in piazza dei signori (foto di Giovanni Coviello)

Proponiamo anche ai nostri lettori l’intervista nella saletta interna della Meneghina a Giacomo Possamai del direttore del GdV Marino Smiderle, a parte l’inizio “bucolico”, che stride un po’ con lo stile solito del collega che, forte dei suoi inizi alla Banca Popolare di Vicenza, ama i temi “economici”, ma il Giornale di Vicenza risponde pur sempre agli… amici di Confindustria Vicenza. L’intervista, di certo interessante in rapporto alla firma, è utile di per sé ma anche per tenerla in mente per, dopo aver valutato la sintesi del sindaco Possamai sindaco degli impegni presi e delle promesse fatte, guardare passo passo a come svilupperà il suo futuro oltre quello della città.


Sindaco Giacomo Possamai: «I sindaci del Pd sono risorse da sfruttare per la politica nazionale ma la mia prospettiva è il secondo mandato» 

di Marino Smiderle, da Il Giornale di Vicenza

Contento di vedere un po’ di turisti in giro? Sì, sono molto contento. Vedere così tanti turisti in centro storico, nonostante la stazione di fatto chiusa in agosto per i lavori Tav sulla Verona-Vicenza, dà il senso di come sia forte e sempre in crescita l’attenzione verso la città.

I vicentini invece “fuggono”. Tranne lei: anche quest’anno ha costretto gli assessori a fare la riunione di giunta alla vigilia di Ferragosto?

No, quest’anno ho anticipato al 13.

È il segno che sta entrando nel terzo anno di mandato. Si sente soddisfatto del lavoro che sta portando avanti questa squadra? Nessun cambio in vista?

Come ho sempre detto, il tagliando si fa a metà mandato perché è giusto dare a tutti il tempo di mettere a terra le idee, gli interventi che ciascuno ha programmato. Però io sono sempre stato dell’idea che la stabilità del lavoro di una squadra sia un fattore decisivo.

I suoi predecessori, per motivi diversi e in misure diverse, di cambi ne hanno fatti. Solo lei le ha azzeccate tutte?

Governare una città è complicato perché devi far fronte a mille trappole burocratiche, alla fatica dell’amministrare: se lo devi anche fare in mezzo alle tensioni politiche, diventa difficilissimo.

Questa è una città in cui si è sempre parlato tanto, teorizzato tantissimo, ma troppe volte si è fatto pochissimo.

Io credo che, un domani, nessuno potrà dire che in questi anni non si sono fatte le cose in città.

In questo terzo anno di mandato che comincia quali sono i risultati che ritiene più importanti e di cui va più orgoglioso?

Dopo decenni in cui si discuteva dei vari buchi neri della città, di come recuperare strutture abbandonate, come l’ex macello, l’ex tribunale, l’ex Cinema Corso e potremmo proseguire con l’elenco, finalmente dalle chiacchiere siamo passati ai fatti. Su tanti di questi edifici ci sono già cantieri attivi, su altri ci sono progettualità in stato avanzato.

Questo per la parte pubblica. E i privati come stanno rispondendo?

La stessa cosa vale sul fronte dei privati. Penso alle tante aree industriali dismesse nei quartieri. Ce ne sono alcune dove i lavori di riqualificazione sono già partiti, come l’ex Zenith a San Pio X, altre in cui partiranno tra quest’anno e l’anno prossimo grazie alla variante rigenerazione che consente di trasformare ex fabbriche in edifici residenziali. Un modo, quello di realizzare nuove case senza consumare altro suolo, per dare nuove opportunità abitative. Non a caso stiamo tornando ad aumentare gli abitanti dopo tantissimi anni.

A che punto siamo con il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale? Quanto manca agli asili nido gratis?

Ci eravamo presi un impegno preciso, tagliare la tariffa del 20 per cento all’anno ogni anno. Quest’anno arriveremo al 60 per cento. Insieme a questo siamo anche riusciti ad aumentare in maniera significativa anche il numero di posti: due anni fa erano poco più di 400, oggi ci avviciniamo a quota 500.

Le famiglie in lista d’attesa restano però ancora diverse, segno anche del fatto che queste misure poi creano domanda.

Nei prossimi anni vorrei dare la possibilità a chiunque voglia iscrivere il figlio al nido di riuscire a farlo.

Ci fu un tempo in cui Achille Variati discuteva di un fondo immobiliare da creare per gestire il patrimonio comunale. Lei come pensa di razionalizzare la gestione degli edifici comunali?

Stiamo lavorando nel concentrare gli uffici comunali il più possibile nei nostri palazzi storici, quindi Palazzo Trissino e Palazzo Uffici dove stiamo recuperando spazi per portare nuovi uffici e nuove attività. Nella grande operazione della nuova Bertoliana mettiamo in campo Palazzo Costantini e Palazzo San Giacomo.

L’amministrazione precedente aveva pensato all’ex tribunale quale sede della nuova biblioteca. Voi invece pensate a un grande albergo. Sempre convinto di questa inversione?

Sì, noi contiamo che possa arrivare una grande struttura alberghiera. Ed è un’opportunità unica per il centro storico perché vuol dire attrarre una tipologia di turisti che oggi manca. Penso per esempio al congressuale: il fatto di non avere una grande struttura dove concentrare tutti i grandi gruppi ci penalizza.

E la sede della polizia locale che da contra’ Soccorso Soccorsetto doveva essere spostata in via Torino dove andrà?

Non è un mistero che avevamo fatto un ragionamento con i proprietari dell’ex Famila che alla fine hanno deciso di fare un altro tipo di investimento immobiliare. Continuiamo a pensare che serva una sede nuova per la polizia locale e stiamo ragionando sull’individuazione di un posto idoneo.

La Basilica palladiana resta l’asset fondamentale per Vicenza. La programmazione di mostre molto popolari, alla Goldin per ricordare sempre i tempi di Variati, potrebbe essere la chiave per attirare visitatori: può dirci se e quando arriveranno?

Cominciamo col dire che in questi due anni la Basilica è stata viva, piena di attività, di iniziative e di mostre. Basti pensare a quello che è successo negli ultimi mesi in cui siamo passati dalla mostra di fotografia sull’architettura “Teatralità” di Patrizia Mussa, a quella sui luoghi della Grande Guerra che finirà questo weekend e che nel suo primo mese di apertura ha fatto più di 10 mila ingressi.

Sì, ma le mostre “pop”, quelle che fanno il botto di pubblico, che piacciono tanto ai commercianti, quando arriveranno e come saranno gestite?

Dall’anno prossimo, e per i tre anni successivi, partirà un ciclo di grandi mostre.

Dall’anno prossimo quando? Dall’autunno. Saranno tre mostre legate tra di loro, attorno alle quali vogliamo costruire un progetto culturale a tutto tondo in città, che coinvolga tutte le realtà cittadine. Un progetto non soltanto culturale, ma anche economico e di racconto del territorio.

Sindaco, la zona rossa istituita dal prefetto Filippo Romano tra stazione, Campo Marzo e via Torino ha contribuito e sta contribuendo a dare maggiore sicurezza a Vicenza e ai vicentini? Glielo chiedo perché la sicurezza, vera o percepita che sia, è il punto su cui i vicentini, come è emerso dall’ultimo sondaggio di Demetra, sono più severi nei confronti della sua amministrazione.

Io penso che la sicurezza sia davvero una priorità assoluta ed è per quello che ne parlo sempre con accenti così forti e così netti anche nei confronti del governo. Sono poco affezionato ai colori delle zone, a me interessa che ci siano i controlli e che ce ne siano sempre di più. Noi possiamo fare la zona rossa, la zona gialla, la zona verde, ma quello che per me conta è che il governo dia alla polizia di Stato, ai carabinieri, alla guardia di finanza, alle prefetture, uomini, donne e mezzi per fare più controlli.

Un sindaco di centrosinistra che batte il tasto sulla sicurezza viene sdoganato come “sceriffo”, forse perché all’interno del Pd questo tema non sempre viene considerato prioritario…

La sicurezza non ha un colore politico. Io non ho avuto problemi a dire in passato che chiedevo al mio partito, e in generale al centrosinistra, di essere più netti su questi temi. Devo dire che ogni volta che vado alla riunione dell’Anci, dove trovo gli altri sindaci italiani, mi rendo conto che questo è un tema che tocca tutti, a prescindere dal colore politico. Senta, parliamo un po’ di politica. L’asset principale del suo partito, il Pd, in questo momento è dato dai tanti sindaci che stanno governando importanti città in giro per l’Italia. Per ciascuno di loro, l’ultima in ordine di tempo è Silvia Salis a Genova, non passa giorno senza che non salti fuori una candidatura alla guida del Pd e, in futuro, a qualcosa di più. Anche il suo nome è rimbalzato in questa lotteria: solo fantasie giornalistiche?

Rispondo senza alcun interesse diretto, nel senso che io ho la prospettiva di essere concentrato su Vicenza per questo mandato e, se i vicentini lo vorranno, anche per il secondo. Detto questo, penso che il Pd quando si andrà alle elezioni politiche, fra due anni, debba veramente far tesoro del patrimonio di amministratori che ha sul territorio. Che ha il Pd, ma che hanno in generale le coalizioni di centrosinistra. E lo penso per due ragioni: la prima è perché oggi il principale problema è che mentre il centrodestra, con tutte le sue difficoltà, è una coalizione a livello nazionale con una sua omogeneità, la coalizione del centrosinistra è tutta da costruire, quando invece i sindaci queste coalizioni le hanno sapute costruire.

E la seconda ragione?

Avere persone che hanno vissuto per 10 anni il confronto quotidiano con i cittadini, che hanno governato, è un patrimonio prezioso.

Restiamo in politica ma parliamo di elezioni regionali. Lei è stato consigliere a palazzo Ferro Fini e ha visto da vicino come funziona la macchina del Veneto. In 30 anni ci sono stati due governatori, Giancarlo Galan e Luca Zaia, 15 anni a testa: dal suo punto di vista di persona informata sui fatti, oltre che di sostenitore del candidato di centrosinistra, Giovanni Manildo, come può cambiare il Veneto? Bisogna intanto dire che l’eredità di Zaia è un’eredità pesante. La novità del centrosinistra è che Manildo stavolta è stato capace di aggregare una coalizione molto larga, cosa che a queste latitudini non si vedeva da vent’anni. Questo trasforma la contesa in una partita competitiva, non certo come le ultime volte.

A dire la verità, sempre che il centrodestra non si frantumi, ipotesi improbabile, anche stavolta la partita sembra segnata…

Dicevo che l’eredità è pesante per due ordini di ragioni. La prima è che Zaia, piaccia o non piaccia, è stato comunque un presidente talmente forte che chiunque prenda il suo posto avrà vita dura nel reggere il confronto. Ma l’eredità sarà complicata anche dal punto di vista dei conti: gli stessi esponenti della maggioranza dicono che il bilancio regionale così com’è non tiene più. Nel senso che chiunque vinca sarà poi costretto a introdurre l’addizionale Irpef, dopo 15 anni in cui si è governato sbandierando il vanto di non aver mai messo tasse. Ne vedremo delle belle.

Anche nella sua maggioranza attuale, in Sala Bernarda, c’è stato un momento, come dire, di tensione politico-ideologico: l’ala sinistra ha preso platealmente e decisamente le distanze dal Festival dell’Amicizia Italia-Usa che si terrà a settembre a Vicenza. Le hanno chiesto di prendere le distanze da un evento che lei invece aveva approvato. Come stiamo? Ci saranno contraccolpi?

Non credo proprio. Capisco chi contesta e chi vive con disagio l’idea che in questo momento ci sia questo festival. Per quello che sta dicendo e facendo Trump, anche nei confronti dell’Europa a colpi di dazi, associare l’espressione amicizia agli Stati Uniti in questo momento sembra stridente. E non dimentico che siamo ormai prossimi all’inaugurazione del Parco della Pace, in una città che ha vissuto le sue manifestazioni di piazza più importanti proprio in occasione della realizzazione della seconda base militare al Dal Molin. Manifestazioni a cui all’epoca ho partecipato. Ma questo non è un festival di geopolitica: nasceva, oltre un anno fa, facendo riferimento a punti in comune legati alla cultura e all’architettura. Nasceva dalle associazioni degli italoamericani, legate agli emigranti. Ripeto, io non credo che possa creare contraccolpi. Ma penso anche che sia giusto che chi non lo condivide possa manifestare la sua opinione.

Diciamo che anche sul fronte Tav, non in maggioranza ma a livello di movimenti e di residenti in quartieri particolarmente interessati, vedi Ferrovieri, c’è stata e c’è una mobilitazione. E sulla questione del Bosco Lanerossi qualcosa hanno ottenuto. Basterà?

Vanno ringraziati i cittadini che hanno sollevato la questione del bosco con forza perché in tutte le fasi progettuali quell’area privata non era stata considerata come da restituire al pubblico. Nella progettazione era previsto che fosse un’area di cantiere e una volta finiti i lavori diventasse un’area verde consegnata alla città. È chiaro però che tra un’area verde e un bosco c’è una differenza sostanziale in termini di biodiversità e di valore degli alberi. Su questo l’amministrazione si è impegnata con Iricav e con Rfi per ottenere lo spostamento dell’area di cantiere e per far sì che il bosco fosse in qualche misura vissuto e gestito insieme al quartiere dei Ferrovieri.

C’è il progetto del terzo lotto ancora in alto mare, tra scavalco di Setteca’, tunnel vari o chissà cos’altro. Come andrà a finire nel tratto verso Padova?

Sulla Tav noi abbiamo voluto avere un approccio apertissimo nei confronti della cittadinanza. Siamo già andati a fare assemblee addirittura prima che esistesse una progettazione. Nella parte ovest, vale la pena sottolinearlo, il confronto è arrivato dopo che il progetto era già stato definito. In questo caso stiamo intervenendo a priori. Abbiamo avuto di recente un incontro con il ministro Matteo Salvini dove io ho riproposto di valutare, prima di tutto, se sia possibile procedere con l’opzione zero sull’alta velocità virtuale nella parte est, il che vuol dire, sostanzialmente, considerare area di stazione il tratto est fino all’uscita della città. Però questo smonterebbe il concetto stesso di alta velocità, la vedo dura che venga accolta…Io formalmente l’ho richiesta. Insieme a un approfondimento progettuale vero sulle altre opzioni, valutando la questione dello scavalco di Setteca’ su cui attendiamo una risposta ufficiale. E poi, viste le criticità legate alle gallerie, dove sono stati sollevati problemi idraulici e problemi legati al gas, abbiamo chiesto al Ministero approfondimenti dettagliati.

Sindaco, io per venire in centro ho parcheggiato in piazza Matteotti, dove ho aperto la sbarra con il Telepass. Quando uscirò chi riceverà i miei soldi? Il Comune proprietario del parcheggio o la società Gps, che voi avete denunciato perché vi deve la bellezza di sette milioni di euro? E il bilancio comunale tiene?

Eh, in questo momento i soldi vanno ancora a Gps. Guardi, il problema dei parcheggi e della società che dovrebbe gestirli è devastante per le casse comunali. Riusciamo per il momento ad assorbire un ammanco di 7 milioni perché il Comune di Vicenza ha i conti in ordine. Adesso noi abbiamo avviato la risoluzione, ma per legge loro restano finché non subentra il secondo in graduatoria, a cui abbiamo già scritto. Contiamo di chiudere al più presto questa vicenda e, una volta che in giudizio verranno riconosciute le nostre ragioni, dovremmo ricevere i pagamenti.

L’ordinanza che impone vetrofanie gradevoli sulle vetrine dei negozi sfitti aiuta dal punto di vista estetico ma la crisi profonda del commercio nelle città impone soluzioni che, al momento, nessuno riesce a tirar fuori dal cilindro. Che fare?

È impensabile pensare ai nostri centri storici senza i negozi. Ci sono politiche di lungo periodo e politiche di breve o medio periodo. Per il lungo periodo vuol dire lavorare in ogni modo per riportare negozi in centro storico, per esempio attirando più residenti e più turisti, oltre che agevolando l’accesso ciclabile. Sono tutte misure che però richiedono tempo. Siccome tutti teniamo ai centri storici, cominciamo col dare l’esempio e andare a comprare nei negozi del centro.

Ma le vetrofanie cosa c’entrano?

L’aspetto di bellezza, decoro, pulizia e ordine del centro storico non è secondario. Non solo imponendo le vetrofanie, su cui stiamo lavorando con Confcommercio, che ringrazio, perché ci aiuta comunque ad abbellire il centro e dargli un’immagine coordinata. Il piano vedrà lo sviluppo, a partire da questo autunno, di mascheratura di tutti i cassonetti nella zona monumentale del centro. Abbiamo già cominciato a metterne alcune in alcune zone del centro e già si vede la differenza.

Come procede con la “Grande Vicenza”? Con i sindaci dell’hinterland che obiettivi vi siete dati?

È un’idea importante, voluta con forza anche dai sindaci della cintura della città, e questo è molto significativo. Abbiamo già avuto diversi incontri, con l’obiettivo di presentare dei progetti insieme, con richieste di finanziamento. Su questo abbiamo avuto un confronto già anche con l’Anci, sia per coordinarci sulle politiche per esempio del trasporto pubblico, dell’acqua. Il piano di investimenti sul comparto idrico, per dire, l’abbiamo fatto insieme. Quindi per noi è uno strumento importante di governo del territorio. Funzionerà.

La medesima opposizione, memore del fatto che al ballottaggio ha perso per 500 voti, la attacca ad alzo zero in ogni occasione, in particolare sulla sicurezza, con toni decisi. Questo atteggiamento la stimola o la innervosisce?

Io sono stato consigliere regionale di minoranza e ho sempre pensato che il ruolo dell’opposizione sia quello sì di criticare, di indicare quando la maggioranza sbaglia, ma anche di essere propositiva, perché alla fine l’obiettivo, anche quando si sta all’opposizione, dovrebbe essere quello di volere comunque il bene della città. Mi sembra però che una buona parte dell’opposizione abbia interpretato questo ruolo un po’ come quei pugili che tirano pugni alla cieca non rendendosi conto che non siamo più in campagna elettorale. Ieg è un esempio di fusione che funziona anche con i soci vicentini in minoranza: la società distribuisce dividendi e ha avviato un importante piano di investimenti con la realizzazione di un nuovo padiglione in Fiera. È così grave non comandare? Ricordo che, appena eletto sindaco, l’allora presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, mi chiamò e mi disse: «Adesso che hai vinto bisogna che questa roba qui la facciamo partire». E l’abbiamo fatta partire. Prima c’era un’amministrazione molto tiepida e che guardava sempre con sospetto Ieg, perché la fusione con Rimini l’aveva avversata in tutti i modi. Oggi possiamo dire che quell’operazione ci consente di avere una delle fiere più importanti d’Europa, una società che investe 60 milioni per il nuovo padiglione, che sorregge pezzi di economia, non solo della città, ma di tutta la provincia.

In compenso l’amministrazione di Francesco Rucco approvò la fusione tra le utilities e ora Agsm Aim comincia a marciare. Quindi, in questo caso, bravi loro, o no? Non avrei fatto la fusione in quel modo lì, nel senso che mi ha molto colpito il fatto che, a distanza di pochi anni dal concambio pattuito quando erano sindaci Flavio Tosi e Achille Variati, sia arrivato un accordo su basi diverse.

Niente, non è possibile trovare una cosa in cui il centrosinistra dica che il centrodestra ha fatto bene e viceversa…

È che conosco bene alcuni degli assessori della giunta di Federico Sboarina che in quel periodo mi raccontavano come considerassero una vittoria straordinaria per Verona il risultato finale della fusione. Fatta questa premessa, un altro impegno che ci eravamo presi era quello di fare in modo che Agsm Aim potesse tornare a fare l’azienda. Nei primi due anni e mezzo di vita era stata più sui giornali per le liti e le tensioni tra vicentini e veronesi, tra centrosinistra e centrodestra, che per i risultati. Da quando c’è la nuova governance e da quando ci sono queste due amministrazioni, l’azienda è in ordine, lavora, fa grandi investimenti, ha un ambizioso piano strategico. È importante che prosegua così.

Sindaco, abbiamo parlato del centro, ma Vicenza è un insieme di quartieri. Voi periodicamente riunite la giunta in posti diversi. Serve o è solo maquillage amministrativo?

La prima caratteristica che deve avere un sindaco è quella di non stare chiuso a palazzo Trissino, perché sennò perdi contatto con la realtà. Ho chiesto a tutta la giunta uno sforzo incredibile e in questi due anni abbiano sentito davvero, abbiamo coinvolto i quartieri. In più abbiamo fatto rinascere i consigli di quartiere dopo 15 anni e l’anno prossimo torna il bilancio partecipativo. Tornare a una dimensione di rapporto diretto fra gli amministratori e i cittadini era uno degli obiettivi principali. Ci stiamo riuscendo.