Strage di Bologna, 40 anni dopo. L’inchiesta de “L’Espresso”: chi è stato

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General view of Bologna Central station and of wagons of the Ancona-Chiasso train pictured on August 02, 1980 in Bologna after a terrorist bombing which killed 85 people and wounded more than 200. At 10:25 am., August 02, a timed improvised explosive device (IED) contained in an unattended suitcase detonated inside an air-conditioned waiting room, which, the month being August (and with air conditioning being uncommon in Italy at the time), was crammed full of people. The IED was made of TNT, T4 and a "Compound B", also known as Composition B. The explosion destroyed most of the main building and hit the Ancona–Chiasso train that was waiting at the first platform. The attack has been attributed to the neo-fascist terrorist organization, Nuclei Armati Rivoluzionari. AFP PHOTO (Photo credit should read -/AFP/Getty Images)

Cinque milioni di dollari dal capo della P2 Licio Gelli per finanziare i terroristi neri e comprare la complicità degli apparati di sicurezza. Ecco le carte mai apparse prima che svelano il volto dei mandanti della strage più grave della storia repubblicana

DI PAOLO BIONDANI su L’Espresso

I soldi sporchi di Licio Gelli: cinque milioni di dollari rubati al Banco Ambrosiano e distribuiti nei giorni cruciali della strage.

I conti esteri segreti della super-spia Federico Umberto D’Amato. Le manovre per far sparire i documenti che collegano il capo della P2 all’eccidio di Bologna.

I legami inconfessabili tra i terroristi dei Nar e il killer fascio-mafioso Paolo Bellini.

E i ricatti allo Stato. Documentati da appunti “riservatissimi” del capo della polizia, tenuti nascosti in un deposito clandestino, insieme a pezzi di ordigni esplosivi sottratti alle indagini sulle prime bombe nere.

ESCLUSIVO: LE CARTE SEGRETE DI LICIO GELLI

Sono gli ultimi tasselli del mosaico criminale della strage di Bologna, il più grave attentato nella storia della democrazia italiana.

Quarant’anni dopo la bomba neofascista che il 2 agosto 1980 ha ucciso 85 innocenti nella stazione dei treni, le nuove indagini della procura generale hanno identificato, per la prima volta, i presunti mandanti. A differenza di troppe altre stragi nere, lo spaventoso attentato di Bologna non è rimasto impunito. Come esecutori sono stati condannati da tempo, con diverse sentenze definitive, tre terroristi dei Nar: i capi, Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, e il loro complice allora 17enne Luigi Ciavardini.

L’ultimo processo, chiuso in primo grado nel gennaio scorso, è costato l’ergastolo a un quarto killer neofascista, Gilberto Cavallini.

Anche le responsabilità di Licio Gelli, morto nel 2015, sono già state accertate per i depistaggi successivi alla strage: il capo della loggia P2 è stato condannato in via definitiva come stratega di una lunga serie di trame per inquinare le indagini, accreditare false piste estere e coprire i terroristi di destra con base a Roma.

Manovre gestite dallo stesso Gelli, a partire dal settembre 1980, e culminate in un depistaggio di stampo terroristico, organizzato dai capi del servizio segreto militare: nel gennaio 1981 una cordata di dirigenti del Sismi, guidata dal generale Giuseppe Santovito e dal colonnello Piero Musumeci, fa ritrovare sul treno Taranto-Bologna un carico di armi e di esplosivi identici alla bomba del 2 agosto, accanto a falsi documenti di due fantomatici terroristi stranieri.