Veneto: paziente oncologico riceve diniego per il suicidio assistito. Nuovo caso diffuso da Associazione Coscioni

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Veneto: è morta Gloria, secondo caso di Suicidio assistito in Italia
Veneto: è morta Gloria, secondo caso di Suicidio assistito in Italia

Un nuovo caso di diniego per l’accesso al suicidio assistito scuote il Veneto. Roberto, un paziente di 67 anni affetto da un tumore cerebrale non operabile, ha ricevuto risposta negativa dalla sua ASL alla richiesta di poter ricorrere al suicidio medicalmente assistito.

Il motivo del diniego, secondo l’interpretazione dell’ASL, è l’assenza di “trattamenti di sostegno vitale”, uno dei requisiti stabiliti dalla sentenza Cappato-Antoniani.

Roberto è affetto dal 2006 da un glioma diffuso, una forma aggressiva di tumore cerebrale che gli causa crisi epilettiche quotidiane, difficoltà motorie, continue cadute e un progressivo deterioramento cognitivo. Non ci sono terapie disponibili e la prognosi è infausta.

L’avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, ha commentato la decisione, definendo il tumore di Roberto “una vera e propria bomba a orologeria” che potrebbe portarlo in qualsiasi momento a uno stato vegetativo o alla morte. Gallo ha sottolineato come Roberto voglia evitare questa prospettiva e poter scegliere come e quando morire.

Alcuni giorni fa, con le stesse modalità, l’associazione aveva sollevato un altro caso simile, sempre in Veneto, di diniego della procedura per il suicidio assistito.

La Corte costituzionale è chiamata a pronunciarsi a breve su un caso simile, quello di Elena Altamira, anch’essa malata oncologica veneta. LEGGI: “Veneto, “Donatella” lotta per il diritto al suicidio assistito”

Secondo un report dell’Associazione Luca Coscioni, una persona su tre che chiede informazioni sul suicidio assistito è affetta da patologia oncologica. L’associazione chiede che la Corte costituzionale chiarisca come il requisito del trattamento di sostegno vitale non debba “diventare una trappola” per chi, come Roberto o Elena, non può accedere a cure efficaci ma vive una condizione di dipendenza e con prognosi infausta.

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha evidenziato come la percentuale di malati oncologici nelle richieste di accesso alla morte volontaria sia altissima anche in altri Paesi, sottolineando l’arbitrarietà e la restrittività dell’applicazione della legge in Italia.