
Il caldo torrido oppure esalazioni tossiche o probabilmente una combinazione dei due fattori hanno portato ad un gravissimo incidente sul lavoro oggi pomeriggio in un’azienda di Tezze sul Brenta che si occupa del recupero di scarti alimentari da avviare alla produzione di cosmetici: due operai sono stati colti da malore e uno dei due è stato portato in gravissime condizioni all’ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa ed ora si trova in rianimazione.
L’incidente si è verificato intorno alle 15.30 di oggi pomeriggio. L’operaio più grave è un cittadino di origine marocchina di 48 anni, che secondo una prima ricostruzione si sarebbe calato all’interno di una cisterna per recuperare un pezzo metallico. A quanto pare però nella cisterna si erano sviluppati, probabilmente anche per via del caldo, vapori di monossido di carbonio e anidride solforosa, che hanno causato lo svenimento dell’uomo. Un collega ha tentato di soccorrerlo ed è a sua volta rimasto tramortito. Altri dipendenti hanno dunque chiamato i soccorsi. Sul posto sono arrivati i Vigili del fuoco e il personale del Suem 118. Al 48enne sono state praticate le manovre di rianimazione, poi l’uomo è stato trasferito in elicottero all’ospedale di Bassano.
La notizia dell’ennesimo incidente sul lavoro, arrivata proprio mentre in Regione veniva firmato il decreto a tutela dei lavoratori per evitare o limitare il lavoro all’aperto durante le ore più calde, è stato commentato dalla consigliera regionale del Pd Chiara Luisetto, la quale ha sottolineato la necessità di un intervento deciso e attivo da parte della Regione in materia di sicurezza sul lavoro: “Seguiamo con apprensione la vicenda drammatica dei due lavoratori colti da malore a Tezze sul Brenta – ha dichiarato Luisetto – e siamo vicini all’operaio che si trova in coma. Si tratta dell’ultimo anello di una catena infinita di incidenti sul lavoro che si stanno verificando nella nostra regione. Indipendentemente dalle cause che hanno provocato questo nuovo gravissimo episodio, è sempre più evidente l’esigenza di mettere in campo provvedimenti strutturali, non dettati dalle emergenze, e a tutto campo, per garantire la sicurezza dei lavoratori. La Regione deve essere in questo senso in prima linea, non attendista”.
Più dure le parole di Rifondazione Comunista di Vicenza, che in un comunicato ha definito “carne da macello del capitalismo “ le vittime di incidenti sul lavoro. “Non possiamo più accettare – dice il comunicato – che ogni giorno si rischi di morire sul posto di lavoro. Non è una disgrazia. Non è sfortuna. È l’effetto diretto di un sistema economico che mette il profitto davanti alla vita umana. È il risultato di politiche che hanno smantellato i diritti, distrutto la sicurezza, precarizzato le vite. Nel 2025 i numeri sono ancora in crescita: morti, feriti, intossicati, mutilati. Quanti ancora devono morire prima che si dica la verità? Che queste non sono “fatalità”, ma il prodotto della mancanza di controlli, dei tagli alla sicurezza, dei ritmi insostenibili, dei ricatti occupazionali.”
Secondo Rifondazione Comunista “Ogni volta si versano lacrime, si promettono indagini, si ripetono le solite frasi di circostanza. Ma tutto continua come prima. Le responsabilità sono chiare: chi governa, chi fa le leggi, chi gestisce le aziende mettendo al primo posto il profitto e non la dignità e la vita di chi lavora.”
Rifacendosi al mancato raggiungimento del quorum nei referendum sul lavoro, il PRC vicentino insiste: “Noi continuiamo la mobilitazione, nei territori, nei luoghi di lavoro, nelle piazze. Chiediamo giustizia per chi ha perso la vita, per chi rischia ogni giorno. Pretendiamo una legge che riconosca l’omicidio sul lavoro, perché è questo che succede: si muore per colpa di chi lucra sulla pelle degli altri.”