Caso Alaeddine Kaabouri a Thiene, sigle Pro-Pal: “Minacce a lui e famiglia” dopo gli strali del Centrodestra

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Alaeddine Kaabouri Thiene
Alaeddine Kaabouri

Alaeddine Kaabouri e la sua famiglia stanno ricevendo pesanti minacce, le sue deleghe istituzionali sono state revocate e il suo lavoro è a rischio”: è quanto afferma la sigla Altovicentino per la Palestina intervenendo sul caso che sta scuotendo Thiene, ma non solo.

La vicenda infatti, nel giro di poche ore, si è trasformata da scontro politico locale a un caso di sicurezza personale per il giovane consigliere comunale con risonanza anche a livello nazionale.

Ieri, si è registrato il provvedimento di revoca delle deleghe del sindaco dei Thiene, Gianantonio Michelusi, al culmine di una fortissima pressione politica esercitata dalle opposizioni di centrodestra. Tutto – lo ricordiamo – è nato da un post sui social in cui Kaabouri esprimeva solidarietà a Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione dei palestinesi in Italia, recentemente arrestato con l’accusa di presunti finanziamenti ad Hamas.

Se in un primo momento il sindaco aveva preso tempo, chiedendo pubblicamente al consigliere di fornire spiegazioni e chiarimenti immediati, la situazione è precipitata in sole 24 ore: Michelusi ha infatti deciso per il ritiro totale delle deleghe alle Politiche giovanili, all’Integrazione e alle Politiche agricole, motivando l’atto con l’irreparabile rottura del rapporto di fiducia.

La mobilitazione per Alaeddine Kaabouri: “Solidarietà non è reato”

Dopo il provvedimento di Michelusi, Kaabouri ha incassato il sostegno convinto di Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza e di Altovicentino per la Palestina. Le due sigle non si limitano a difendere l’uomo, ma rivendicano il valore politico del suo gesto.

“Ribadiamo con forza che la solidarietà non è un reato, che la resistenza non è terrorismo — dichiarano da Altovicentino per la Palestina —. Continueremo a stare dalla parte del popolo palestinese senza arretrare di un passo, rafforzando le pratiche di informazione e mobilitazione”. Anche Rifondazione Vicenza parla di un “clima di repressione intollerabile”, esprimendo “piena e totale solidarietà militante” a un amministratore colpevole, a loro dire, solo di aver espresso una vicinanza umanitaria.

Lo scontro sulle accuse e il ruolo di Israele

Al centro della difesa di Kaabouri c’è una lettura critica dell’operazione giudiziaria che ha coinvolto Hannoun e altre 26 persone. Secondo i sostenitori del consigliere, l’accusa di aver dirottato fondi destinati alla beneficenza verso Hamas sarebbe una ricostruzione volta a colpire i movimenti che si oppongono alle politiche del governo israeliano.

Viene ricordato come numerose istituzioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, abbiano più volte denunciato atti illeciti e violazioni dei diritti umani compiuti da Israele in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. In questo scenario, le sigle pro-Palestina inquadrano l’attività di Hannoun come assistenza a una popolazione stremata, contestando l’etichetta di terrorismo applicata in fase di indagine preliminare.

Un caso che spacca la città

Con le deleghe revocate e l’ombra delle minacce personali, la vicenda Kaabouri segna una ferita profonda nella politica thienese. Resta ora da capire se la vicenda avrà strascichi legali, sia per quanto riguarda le intimidazioni denunciate, sia per la gestione di un caso che mette a nudo la difficoltà di conciliare le posizioni ideologiche personali con i ruoli istituzionali di governo.