
La rivista americana Time dedica la sua prestigiosa copertina alla premier italiana Giorgia Meloni: “Populista, nativista, filo-occidentale”. E anche capace di “spiazzare i detrattori”. Ma l’ambiguità resta il tratto dominante del suo profilo internazionale.
Il settimanale statunitense Time, come riferisce Repubblica.it, ha dedicato la sua ultima copertina a Giorgia Meloni con un titolo inequivocabile: “Dove Giorgia sta portando l’Europa”. A firmare il lungo profilo è Massimo Calabresi, capo dell’ufficio di Washington, che nella sua analisi tratteggia la presidente del Consiglio italiana come una delle “figure europee più interessanti”, capace di combinare nazionalismo, populismo e pragmatismo in una miscela che – a detta del magazine – starebbe ridisegnando gli equilibri continentali.
Ma il ritratto, come spesso accade nei media internazionali quando osservano da lontano la politica italiana, è tanto affascinato quanto indulgente, e forse ignora alcune contraddizioni centrali più facili da osservare in… “Patria”, magari anche considerandole positive nella loro evoluzione ma non da giustificare a priori e tout court.
Meloni viene presentata come una leader che ha saputo sorprendere chi la temeva come erede diretta del post-fascismo, capace invece di moderare le sue promesse più radicali (come il blocco navale) e, al contempo, di accreditarsi nei salotti di Bruxelles e Washington come interlocutrice affidabile. Emblematica, secondo Time, la sua visita negli Stati Uniti, dove si sarebbe distinta per determinazione e sangue freddo, anche nel confronto diretto con Donald Trump.
A colpire i redattori d’Oltreoceano è la capacità di Meloni di destreggiarsi tra alleanze internazionali: filo-atlantica, sostenitrice dell’Ucraina, diffidente verso la Cina e in dialogo con i vertici UE. Tutto questo, sottolinea Time, mantenendo saldo il controllo di una coalizione che tiene insieme anime conservatrici e spinte sovraniste.
Tuttavia, sebbene il profilo esalti la “nuova Meloni”, pronta a prendere le redini di un conservatorismo europeo normalizzato, molte ombre restano irrisolte. Il passato ideologico – che Time non rimuove ma quasi assolve – viene liquidato, in ciò seguendo le tesi del nostro stesso presidente del Consiglio, come arma dei suoi critici. Il presente, con le politiche migratorie restrittive, l’assalto all’autonomia della magistratura e le ambiguità sulle libertà civili, meriterebbe forse un’analisi meno accomodante e più distaccata.
Meloni dice di sé: “Non sono razzista, non sono omofoba”, e rivendica di essere stata accusata di tutto solo per via del suo percorso politico. Ma, al netto della difesa personale, e senza citare quanto detto, ad esempio, dalla leader della nazionale di calcio femminile Elena Linari “Con questo governo l’Italia ha fatto passi indietro sui diritti civili”, l’interrogativo centrale è questo: la “normalizzazione” di Giorgia Meloni è una conversione sostanziale o solo strategica?
Il Time non lo dice. Eppure, per capire davvero dove Giorgia sta portando l’Europa – come recita la copertina – sarebbe utile chiedersi non solo con chi sta camminando, ma soprattutto in quale direzione.