Trasporto pubblico locale, Lorenzoni: “Regione stanzi i fondi necessari per attuare il PRT”

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Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni.
Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni.

Nel giorno dello sciopero di 24 ore del trasporto pubblico locale il portavoce delle opposizioni in consiglio regionale ed ex vicesindaco di Padova scrive una lettera aperta in cui accusa la Regione per la sua “calma piatta” nei confronti del piano regionale dei trasporti. “Con la DGR n. 655 del 25 maggio 2021 la Giunta regionale ha stanziato i fondi per il Trasporto pubblico locale per il 2021, applicando pari pari i criteri del 2013 (articolo 16-bis del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, come sostituito dal comma 301 dell’art. 1 della Legge n. 228 del 24.12.2012 cd. Legge di Stabilità 2013). Tutto come negli ultimi otto anni, prima dell’approvazione del Piano Regionale dei Trasporti (PRT)” scrive Lorenzoni.

Il PRT, approvato dal Consiglio Regionale nel luglio 2020, ha posto degli obiettivi condivisibili in termini di riduzione dell’impatto ambientale e della riduzione delle congestioni, sia in area urbana che nei nodi critici della regione. Molti sono i punti di rilievo del PRT, è interessante richiamarne alcuni, come quello, che prevede che uno scenario Base “è stato poi integrato con previsioni che implicano un maggior trasferimento del trasporto merci da gomma a ferro (shift to rail cargo) e un maggior utilizzo del trasporto pubblico locale rispetto all’auto privata (shift to TPL)” riconoscendo che “… la riduzione del volume di veicoli circolanti per shift modale, la riduzione della congestione stradale, e le variazioni di percorso indotte da nuove infrastrutture stradali porterà ad una notevole riduzione dei veicoli circolanti, e in particolare una riduzione di circa 20 milioni di veicoli.ora per anno nello scenario base, che potrebbero passare a 21 milioni di veicoli.ora, nel caso di un maggior trasferimento delle merci da gomma a ferro e a 26 milioni di veicoli.ora, nel caso di un maggior sviluppo del trasporto pubblico.” Lo shift modale dunque come elemento cardine di una strategia di evoluzione del sistema regionale dei trasporti. Questo è peraltro scolpito in almeno due degli 8 obiettivi del PRT: Obiettivo 2, Potenziare la mobilità regionale per un Veneto di cittadini equamente connessi, che dice testualmente: “migliorando la qualità dei servizi pubblici, attraverso investimenti e politiche che riducano le disparità territoriali e siano in grado di invertire le tendenze demografiche caratterizzate dallo spopolamento dei centri periferici verso i centri maggiori.”

“Obiettivo 4, Sviluppare un sistema di trasporti sostenibile orientato alla tutela dell’ambiente e del territorio, che dice: “Inoltre, di centrale importanza è il rilancio dei servizi nel trasporto pubblico locale, sia attraverso il rinnovo della flotta e il miglioramento delle condizioni generali di comfort, che con un incisivo sviluppo delle tecnologie informatiche”

“Il PRT in verità si spinge anche un po’ oltre, guardando all’orizzonte 2030 in termini di innovazione – ricorda ancora Lorenzoni -. Richiamo solo un paio delle azioni del Piano: Azione A6.2 | Favorire lo sviluppo di una rete infrastrutturale di ricarica per veicoli elettrici privati e commerciali nonché delle unità di navigazione con standard comuni coerenti con gli indirizzi tecnologici di scala nazionale, anche mediante l’intervento degli operatori privati del settore. Vi sono, tra l’altro, anche azioni che non sono particolarmente onerose sul piano degli investimenti, ma possono rappresentare una svolta profonda, che invece restano nel libro del “da fare”. Mi riferisco all’azione A3.5 Integrazione tariffaria del trasporto pubblico regionale, attesa da tantissimi anni e ancora nel libro dei sogni di tutti i veneti che hanno la necessità di muoversi per studio o per lavoro. Bene, a fronte di questi obiettivi alti, ancora non si è stanziato nulla per queste misure. Come pensiamo si possa mettere in atto il PRT? Insomma, un PRT con premesse condivisibili, ma privo di azioni attuative. Premesse senza azioni. Abbiamo approvato una legge sul TPL all’inizio della legislatura, la legge regionale n. 4 del 10 febbraio 2021, Razionalizzazione e riordino della governance regionale nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, che è perfettamente inutile, perché altro non fa che chiedere alla Giunta di agire, cosa che senz’altro poteva fare a prescindere dallo sforzo normativo del Consiglio Regionale. Invece nessuna azione concreta, con buona pace dell’integrazione tariffaria. E cosi, sulla scia del non fare, anche la DGR 655 del 25 maggio, che assegna i fondi ministeriali per il TPL per il 2021 senza alcuna modifica ai criteri storici del 2013. Un’occasione sprecata, un segno di una politica che amministra, ma non guida. Una politica miope, purtroppo, anche se in questo momento non è facile per tutti riconoscere che così ci mettiamo su una strada senza uscita. Come si può parlare di shift modale se non si potenziano i fondi per il trasporto pubblico? Il caso di Padova, che agisce potenziando il sistema del tram, è paradigmatico: come si può immaginare di spostare gli spostamenti sul trasporto pubblico, nuovo, efficace, pulito, senza destinarvi delle risorse (il 65% circa dei costi del TPL sono coperti con i fondi pubblici)? Quando inizieremo a rimettere mano alla gestione del settore? Pensiamo forse che la transizione ecologica avvenga senza alcuna azione? O pensiamo di poterla rimandare? Non è cosi, ahimè ed è opportuno che ce ne accorgiamo per tempo – conclude Lorenzoni -. Per non trovarci con un sistema dei trasporti obsoleto, bolliti come la rana nello stagno”.