Bruxelles – Nel contesto dell’escalation del conflitto in Ucraina, il Parlamento europeo ha riaffermato la sua posizione di sostegno a Kiev con una risoluzione votata il 28 novembre. Questo atto non vincolante, ma estremamente simbolico, approvato con 390 voti favorevoli, 135 contrari e 52 astensioni, ribadisce l’impegno dell’Ue a supportare l’Ucraina sia militarmente che finanziariamente, senza trascurare gli sviluppi geopolitici più ampi, come il coinvolgimento della Corea del Nord e la crescente influenza della Cina.
La guerra e il sostegno europeo all’Ucraina
Il Parlamento ha condannato fermamente la guerra di aggressione della Russia, definendola una minaccia non solo per l’Ucraina, ma per la sicurezza dell’intero continente europeo. Gli eurodeputati hanno sottolineato che nessun negoziato sulla pace potrà svolgersi senza il coinvolgimento diretto dell’Ucraina, impegnandosi a favorire una soluzione diplomatica e la realizzazione di un secondo Summit sulla Pace.
Dal punto di vista militare, il supporto all’Ucraina include nuove forniture di armamenti avanzati, come missili a lungo raggio e sistemi di difesa aerea moderni. Una delle richieste più significative è che gli Stati membri destinino lo 0,25% del loro PIL annuo “collettivamente e individualmente” per sostenere l’esercito ucraino, un impegno che si somma ai 118 miliardi di euro già spesi dall’Ue dall’inizio del conflitto.
Come hanno votato gli eurodeputati italiani
Tra gli eurodeputati italiani il dibattito ha mostrato profonde divisioni. Hanno votato a favore i rappresentanti di Fratelli d’Italia, meno l’astenuto vicentino Sergio Berlato, così come gli esponenti di Forza Italia. Anche il Partito Democratico ha dato un sostegno compatto, con voti favorevoli da parte di figure di spicco come la vicentina Alessandra Moretti, Pina Picierno e Brando Benifei. Uniche eccezioni nel partito Cecilia Strada e Marco Tarquinio, che si sono astenuti.
Contrari, invece, gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, che hanno espresso una ferma opposizione, e la Lega, che si è opposta alla risoluzione, sostenendo che le misure proposte penalizzano gli interessi italiani. Da segnalare inoltre il voto contrario dei verdi Ignazio Marino, Leoluca Orlando e Benedetta Scuderi.
La minaccia del triangolo Mosca-Pechino-Pyongyang
La risoluzione del Parlamento evidenzia come l’intervento di Corea del Nord e Cina stia cambiando le dinamiche del conflitto. Pyongyang è accusata di inviare truppe e testare missili balistici in Ucraina, mentre Pechino è chiamata a cessare la fornitura di beni a duplice uso e il supporto militare alla Russia. L’Ue avverte che le relazioni bilaterali con la Cina rischiano di deteriorarsi ulteriormente, specie alla luce delle tensioni commerciali già in corso.
In questo scenario, l’Europarlamento chiede maggiore pressione internazionale sulla Corea del Nord, con sanzioni rafforzate anche contro Bielorussia e Iran, accusati di sostenere l’aggressione russa.
La divisione interna al Parlamento UE sull’Ucraina
Nonostante il sostegno maggioritario alla risoluzione, il voto ha rivelato fratture tra i gruppi politici. La Sinistra europea e diversi esponenti sovranisti hanno espresso contrarietà, ritenendo eccessivo l’aumento delle spese militari e chiedendo una maggiore attenzione verso soluzioni diplomatiche. Alcuni emendamenti, che proponevano di limitare l’invio di armamenti o condannavano l’uso di missili a lunga gittata, sono stati respinti.
L’opposizione ha criticato anche la censura del Parlamento verso il cancelliere tedesco Olaf Scholz per una recente telefonata con Vladimir Putin, giudicata dai sostenitori della risoluzione come un’iniziativa controproducente in termini diplomatici.
Rischi e prospettive
Mentre l’Ue rafforza il suo impegno nei confronti dell’Ucraina, restano aperte questioni cruciali: come coordinare gli investimenti in difesa con le esigenze interne dei Paesi membri, e come evitare che l’escalation militare sfugga di mano, con implicazioni sempre più gravi per la sicurezza europea.
La risoluzione è un ulteriore passo verso una politica comune di difesa e sicurezza, ma lascia aperto il dibattito su quale sia il limite del sostegno “per tutto il tempo necessario” e su come bilanciare l’assistenza militare con il perseguimento della pace.