
Tra i vari meriti dell’ex ministro Sangiuliano, non possiamo limitarci a ricordare Maria Rosaria Boccia, sua ex collaboratrice ora candidata alle regionali campane con Bandecchi. Dobbiamo ringraziarlo anche per Francesco Giubilei (“personaggio mediatico di destra“), al quale conferì la delega per la “promozione della cultura tra i giovani”.

E Giubilei, poi confermato anche dal ministro Giuli, non ha fatto rimpiangere l’incarico. Tra un’ospitata e l’altra nei vari talk della politica (ultimamente lo vedo spesso immolarsi a favore del Governo Netanyahu), ha recentemente preso in mano una questione culturale e toponomastica di notevole rilievo. La lotta per intitolare un’area verde della Capitale a Giorgio Almirante (quello della rivista “La difesa della razza“).
Il sindaco Gualtieri gli ha risposto che non gli pareva il caso, in una città medaglia d’oro per la resistenza al nazifascismo. Giubilei, piccato, ha risposto: e allora via Tito?
Credeva che la via fosse dedicata al dittatore jugoslavo josip Broz Tito e non all’imperatore romano… Del resto, il Giubilei è laureato in lettere moderne, mica classiche.
Inossidabile alle prese per il culo conseguenti (“Pure l’arco c’avemo!”, gli ha ricordato un utente di Facebook) e indifferente al senso del pudore, è andato avanti sull’argomento, dicendo: sì, vabbè, via Tito a Roma è dedicata all’imperatore, ma “il riferimento è alle numerose vie dedicate in Italia al dittatore Josip Tito”. Certo certosino, come direbbe Ned Flanders.
Ma la confusione sui nomi non è propria solo del Mnistero della Cultura Popolare.
Anche il Ministero della Salute può a ben diritto dire la sua, se è vero che il Ministro Schillaci ha nominato di recente il nuovo presidente della commissione antidoping: Giorgio Parisi.
Peccato che invece volesse nominare il rettore e medico sportivo Attilio Parisi.
Giorgio, premio Nobel per la fisica, ha fatto umilmente sapere che non ritiene l’antidoping il suo campo. Voci di corridoio dicono che Schillaci (che per la cronaca non è quello di Italia ’90) non l’abbia presa benissimo. Ha però avuto il buon senso di usare l’autoironia invece di arrampicarsi sugli specchi : “meno male che non abbiamo nominato “Heather”. Sempre… Parisi.