Una vicentina da Vejer de la Frontera sul dopo Coronavirus: torniamo in relazione con il pianeta e con le esigenze dell’umanità

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Coronavirus... gamberetti e aragoste. Pescherecci sotto costa a Conil de la Frontera, vicino Vejer de la Frontera
Coronavirus... gamberetti e aragoste. Pescherecci sotto costa a Conil de la Frontera, vicino Vejer de la Frontera

Mi sveglio al rintocco delle campane della Iglesia del Divino Salvador a Vejer de la Frontera, un pueblo blanco dell’Andalusia in quarantena per il Coronavirus come tutta la Spagna.

Un solo rintocco segna la mezz’ora e non sapendo di quale ora aspetto un’altra mezz’ora per decidere se alzarmi o meno. Intanto che ascolto gli uccellini, che con un gran fremito di ali e molti chiacchiericci si danno un gran da fare sull’albero di limoni davanti la finestra della mia camera, il pensiero fluttua da qui alla mia Vicenza e all’Italia e trovo tante considerazioni passeggiare nella mia mente ancora fresca e libera.

Vedo la geografia del territorio, le montagne i laghi i molti fiumi il mar Mediterraneo che bagna tutt’attorno la Penisola. Che meraviglia di territorio! Ma se voglio immaginarne i profumi mi devo spostare in qualche isola remota del sud. Tanto o poco abbiamo cementato e abbruttito i litorali e inquinato aria e acqua, risorse vitali. E poi l’arte, immensa quantità d’arte di cui ogni città porta testimonianza, patrimonio dell’umanità intera. Ma tantissima di quest’arte ha bisogno di essere restaurata, basti pensare a Venezia. Italia in decadenza. Un Paese così naturalmente bello e ricco di storia unico al mondo come abbiamo potuto trascuralo e abbruttirlo così tanto?

Vejer de la Frontera
Vejer de la Frontera

Conto i rintocchi intanto che mi stiracchio, sbircio la Freya che sta ancora raggomitolata ai piedi del letto senza fiatare. Nel raggiungere la cucina accendo la stufa giapponese a olio ecologico, la notte fa ancora freddino e la mattina una mezz’ora di calore indotto è davvero piacevole. Avvio il pc collegandolo ad una cassa di amplificazione per ascoltare un pò di buona musica in stereofonia che mi accompagni in armonia in questo avvio di giornata. Fintanto che faccio colazione m’incanto ad osservare due passeri che amoreggiano nel patio tra i vasi di margherite appesi alle pareti bianche come d’uso in Andalusia.

Stiamo attraversando un terribile momento storico in cui ci ritroviamo esseri fragili e vulnerabili testimoni di tanti lutti e dentro uno sfacelo sociale economico e culturale forse anche politico in cui tutto ciò che era la “normalità” viene stravolto da un virus. Il caos è il nostro presente.

Ma, se sposto lo sguardo in avanti in un ipotetico futuro, vedo il Paese Italia come un territorio con delle infinite bellezze da recuperare e lavoro per tutti. Dovremmo demolire non solo idee convinzioni e vecchi luoghi comuni inadeguati ma anche cementazioni deturpanti e inutili nelle città e lungo le coste, ripulire i corsi d’acqua e adottare strategie ecologiche per i nostri fabbisogni reali. Rendere l’aria respirabile e abbattere l’inquinamento diventa una priorità assoluta. E poi la sanità sarebbe auspicabile tornasse pubblica, adeguata e gratuita per tutti perché il diritto alla salute è un bene fondamentale in una società evoluta.

M’immagino più parchi e luoghi belli con percorsi d’arte dove la gente possa incontrarsi creare collettività interazione in ambienti che ispirano al bello. Il turismo dovrebbe diventare sostenibile con progetti interattivi da creare condivisioni di saperi e culture. Recuperare l’immenso patrimonio d’arte che c’è in Italia dovrebbe diventare un mantra. Gli italiani sono per indole dei grandi creativi quindi meno burocrazia e spazio ai progetti più belli. Con tutto il patrimonio d’arte in dissesto che c’è in Italia, ci sarebbe da lavorare per decenni.

Poiché l’arte nutre la nostra coscienza ci spinge al bello ai buoni sentimenti e ci eleva essa dovrebbe essere gratuita e raccontata spiegata in modo creativo.

Lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Meno ore di lavoro, lavoro per tutti e più tempo per le relazioni per vivere. La vita terrena è un soffio, non sprechiamola in cose ma diamole un valore umano di sentimenti e relazioni.

Ora siamo costretti a restare sul divano lasciando che questa guerra se la giochino i grandi potenti che ci governano ma sui nostri divani ci sono anche i leader di domani. Coraggio! Il cambiamento siamo tutti noi.

Basta con le grandi speculazioni, gli opportunismi, i favoritismi, le corruzioni, i credo che ci hanno così allontanato dalle bellezze naturali e dall’essere umani in viaggio su questo meraviglioso pianeta.

L’uomo per sua natura tende al buono, la vita di ognuno è ispirata verso l’alto, ricordiamocelo. L’Io personale che risiede nella nostra individualità dovrebbe incontrare l’Io universale che è appunto parte del Tutto ponendo così le nostre azioni in relazione con il pianeta che ci ospita e con le reali esigenze dell’umanità.

Basterebbe brevemente applicare qualche semplice concetto: ciò che è bene per me lo è per tutta l’umanità, oppure: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, rispetta il bene comune non ti appartiene è in prestito abbine cura.

Se ogni essere umano si prendesse la responsabilità di se stesso e delle proprie azioni ogni cosa potrebbe cambiare al meglio e questo mondo potrebbe diventare un luogo di condivisioni di saperi e bellezza. Dentro ognuno di noi ci sono talenti unici, scopriamoli, mettiamoli a disposizione!La ricchezza più grande è condividere, creare contatto umano autentico, essere veri, semplici, solo questo ci nutre veramente e ci fa stare bene davvero.

La Freya mi ha raggiunta in cucina mentre sto scrivendo e sorseggiando il mio caffè, si stiracchia, mi guarda scodinzolando felice e fa un passo indietro, sta per partire il suo primo abbaio di richiamo che non riesco a stoppare, chi la conosce sa quanto acuto e tonante sia, come per dire: sei ancora con la testa tra le nuvole? Usciamo?

#iorestoaacasa tanto viene #vicenzapiuacasamia

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