(Articolo su salario minimo di Massimo D’Angelo, Responsabile legale Usb Veneto, da Vicenza Più Viva n. 2 ottobre-novembre 2023, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Partita la raccolta firme in tutto il Paese e anche nel vicentino.
Molti lavoratori in Italia percepiscono salari insufficienti e sono costretti ad uno stato di miseria. Il lavoro di per sé non costituisce l’arma decisiva per combattere la povertà se non è accompagnato da un salario almeno “sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”, come recita la Costituzione all’articolo 36. L’Italia è uno dei sei paesi della Ue dove non c’è il salario minimo legale. E in effetti il richiamo a determinare “livelli adeguati di salari minimi” costituisce una conferma dell’urgenza di mettere mano alla questione salariale, soprattutto in un Paese come il nostro che risulta essere l’unico in tutto l’Occidente dove i salari hanno subìto una contrazione se confrontati con quelli di vent’anni fa. La contrattazione nel nostro Paese è bloccata da un sistema che spinge verso il basso il potere d’acquisto dei salari. Dobbiamo riuscire a forzarla e a ridare spazio al ruolo dei lavoratori in ogni rinnovo contrattuale, nazionale o territoriale che sia. La partita del salario è ormai una questione generale.
Alcune ragioni dei bassi salari sono da ricercarsi nei decenni di privatizzazioni, che hanno letteralmente polverizzato il sistema industriale, in cui grandi poli presenti da Nord a Sud, pur nelle contraddizioni del sistema, si muovevano all’interno dei contratti nazionali, determinavano un complesso occupazionale, un monte salari e un gettito fiscale più stabili di quelli attuali. Come era prevedibile le deregolamentazioni hanno invece fatto nascere un florilegio di tipologie di precariato riconosciute per legge e contrattualizzate al ribasso. Vedi CCNL multiservizi, cooperative sociali o vigilanza, solo per fare alcuni esempi. È questo il contesto che ha favorito lo sviluppo del lavoro nero e del cosiddetto grigio, delle false partite Iva, del sistema delle scatole cinesi fatto da cooperative. Oggi c’è una solo proposta concreta: è legge di iniziativa popolare per portare il salario minimo a 10 euro l’ora e legarlo all’inflazione. A questa proposta l’Usb ha aderito convintamente, come le forze politiche di altrettanto convinta opposizione sociale. In ogni caso un primo risultato è raggiunto: nessuno, neanche quei centrodestra e centrosinistra che hanno prodotto il disastro sociale, può più nascondersi.
Ma soprattutto i primi chiamati in causa, i lavoratori, nei sondaggi all’80% si dicono favorevoli al salario minimo. In tutto il Paese ci sono centinaia di banchetti per la raccolta firme: ne servono molte, ma siamo convinti di farcela. Ci serve l’aiuto e l’impegno di tutti.