
Il Veneto ha scelto il suo nuovo presidente: Alberto Stefani guiderà la Regione per i prossimi cinque anni, alla testa di una coalizione di centrodestra che si conferma nettamente maggioritaria ma che entra nella XII legislatura con un Consiglio regionale più articolato e plurale rispetto al passato. Sul voto pesa però un dato che fa rumore: l’affluenza si ferma al 44,6 per cento, sedici punti in meno rispetto al 2020, il livello più basso mai registrato in una regionale veneta.
A fotografare il quadro è stata la sala stampa di palazzo Ferro Fini (in fondo* i dati disponibili alle 23.05, qui i dati in evoluzione). Il segretario generale del Consiglio, Roberto Valente, ha aperto la giornata ricordando che quasi un elettore su due è rimasto a casa. A incidere, come sottolineato più volte anche dal presidente uscente dell’assemblea Roberto Ciambetti, è il peso crescente degli iscritti Aire: 613.938 aventi diritto residenti all’estero, pari al 14,29 per cento del corpo elettorale, un numero che “pesa come due province”, quasi quanto Belluno e Rovigo messe assieme.

Sul fronte politico, l’analisi di YouTrend, illustrata dal presidente Giovanni Diamanti, conferma una vittoria larga del centrodestra: Stefani supera di oltre 30 punti Giovanni Manildo, candidato del centrosinistra, e porta la sua coalizione oltre il 60 per cento. È il secondo miglior risultato di sempre per il fronte guidato dalla Lega, subito dietro al “plebiscito” del 2020 con Luca Zaia. Per il centrosinistra, invece, il 2025 segna un’inversione di tendenza: dopo anni di calo, la coalizione torna sopra il 30 per cento, migliorando nettamente il 16 per cento di cinque anni fa.
Dentro questa cornice, un dato spicca: la Lega torna primo partito regionale con un vantaggio “molto ampio” su Fratelli d’Italia. Il Carroccio è la lista più votata nella grande maggioranza dei comuni veneti, trainata ancora da un forte “effetto Zaia”, soprattutto nelle province di Verona, Rovigo e Vicenza. Fratelli d’Italia consolida comunque la propria presenza, mentre Forza Italia–Autonomia per il Veneto si conferma forza di supporto con tre seggi.
Sul versante dell’opposizione, il Partito Democratico è la principale lista, con nove seggi, affiancato dalle altre sigle della coalizione Manildo – Alleanza Verdi e Sinistra, Uniti per Manildo, Civiche Venete – e dal Movimento 5 Stelle. In Consiglio entreranno anche formazioni espressione di un Veneto più “di frontiera”, come la lista Szumski Resistere Veneto, forte soprattutto nella Marca trevigiana, oltre a Unione di Centro e Liga Veneta Repubblica. Resterebbero invece fuori dall’aula le coalizioni guidate da Marco Rizzo e Fabio Bui, che non superano la soglia di sbarramento.

Il nuovo equilibrio dell’assemblea è sostanzialmente proporzionale: superata la soglia del 60 per cento, alla coalizione vincente non scatta il premio di maggioranza. Il centrodestra scende così dai 41 seggi uscenti a un numero compreso tra 32 e 36, mentre le opposizioni crescono in modo significativo. “È un elemento che arricchirà il confronto democratico – osserva Ciambetti – perché in aula ci sarà una presenza più articolata, pur dentro una scelta chiara dei veneti per il governo regionale”.
L’analisi territoriale conferma un Veneto a due velocità: nei capoluoghi Stefani vince 52 a 43, con una forbice di 9 punti su Manildo, mentre nei comuni non capoluogo il divario sale a 63 a 31, fino al più 45 per cento nei centri più piccoli. Il centrosinistra mostra maggiore competitività nelle città, in primis Venezia e Padova, dove il PD resta la lista di riferimento. Nel resto della regione, la rete di amministratori e candidati del centrodestra continua a rappresentare un valore aggiunto.
Sul significato politico del voto intervengono anche i protagonisti del sistema istituzionale e delle rappresentanze economiche. Mario Conte, presidente di Anci Veneto, parla di “vittoria netta” e di “continuità dopo il buon governo di Luca Zaia”, ma richiama subito la necessità di “invertire il fenomeno dell’astensionismo”, definendo questa “una delle sfide per tutti gli amministratori veneti”. I Comuni, assicura, sono pronti a lavorare al fianco della Regione.
Dal fronte leghista arrivano le congratulazioni del deputato vicentino Erik Pretto, che definisce Stefani “una guida autorevole per il futuro del Veneto”, sottolineandone competenza, serietà e radicamento sul territorio. Messaggi di auguri e di disponibilità a collaborare arrivano anche dal mondo produttivo: Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Veneto, richiama “le oltre 60 mila imprese agricole” impegnate in una fase di profonda transizione climatica e di mercato, chiedendo “politiche chiare e continuità negli investimenti in innovazione, gestione delle acque e sicurezza delle produzioni”.
Sulla stessa linea Diego Stimoli, giovanissimo presidente di CNA Veneto Ovest, che legge l’elezione di Stefani come “un nuovo corso di stampo giovane” e chiede di dare attuazione concreta al Patto per lo sviluppo Veneto 2030, firmato in campagna elettorale. Al centro, per CNA, passaggio generazionale, nascita di nuove imprese, nuova narrativa dell’artigianato e strumenti stabili per trattenere in regione talenti e competenze.
Dall’altra parte, Giovanni Manildo parla apertamente di “svolta”: “Nel 2015 il centrosinistra era sceso al 22 per cento, nel 2020 è crollato al 16, oggi superiamo il 30. È la prova che esiste un Veneto che non si rassegna, che vuole un’alternativa”. Il candidato sconfitto rivendica l’unità costruita attorno a sette priorità di programma – sanità pubblica, lavoro dignitoso, ambiente, casa, giovani – e annuncia un’opposizione “seria, costruttiva e determinata”. A Stefani ha già telefonato per un augurio personale: “Adesso inizia un nuovo percorso, più forte e più largo. Noi ci saremo ogni giorno per dare voce a chi non ha voce”.
Resta sul tavolo, per tutti, il tema più spinoso: l’astensionismo. Ciambetti cita Norberto Bobbio e il suo “Il futuro della democrazia” per ricordare che il non voto è un fenomeno strutturale, non un incidente estemporaneo. “Dobbiamo chiederci cui bono – afferma – chi trae vantaggio da una crisi profonda della politica percepita come rito lontano dai problemi quotidiani?”. Una domanda che accompagnerà l’inizio della nuova legislatura assieme ai grandi dossier già aperti: sanità e liste d’attesa, transizione verde, infrastrutture, lavoro e gestione delle risorse europee.
Per il Veneto si apre così una fase nuova ma nel segno della continuità di governo: un presidente giovane, una coalizione ancora maggioritaria, un’opposizione rafforzata e un elettorato da riconquistare. La sfida, per tutti, è trasformare i numeri dello scrutinio in decisioni capaci di parlare a quei veneti che questa volta, per scelta o sfiducia, hanno deciso di non recarsi alle urne.
*I dati confermano un assetto sostanzialmente proporzionale, dato che la coalizione vincente supera la soglia del 60% e non fa scattare, quindi, il premio di maggioranza. È questo il motivo per cui il centrodestra passerà dai 41 seggi che aveva oggi a un numero verosimilmente compreso tra i 32 e i 36 seggi, con le opposizioni che registrano un significativo incremento rispetto alla XI Legislatura.
Dal punto di vista territoriale emergono alcune dinamiche significative:
- Verona è la provincia con la percentuale più alta per Stefani, vicino ai livelli del 2020.
- Vicenza conferma una crescita del centro-destra sopra la media regionale come già evidenziato nelle Europee 2024 rispetto alle Politiche 2022
- Padova, pur rimanendo competitiva per il centro-sinistra nei comuni maggiori, mostra un recupero marcato del centro-destra rispetto alle europee.
- Treviso presenta il dato più rilevante per la lista Szumski, sopra il 10% in molti comuni.
- Belluno registra l’affluenza più bassa della regione (35%), con un calo legato probabilmente alla riduzione dell’“effetto Zaia”.
- Rovigo conferma un risultato molto elevato per la coalizione di Stefani.
Avanzamento
| LISTA | Padova | Verona | Treviso | Vicenza | Venezia | Rovigo | Belluno | Veneto (totale) |
| LEGA – LIGA VENETA STEFANI PRESIDENTE | 3 | 3 | 5 | 3 | 4 | 1 | 0 | 19 |
| PARTITO DEMOCRATICO – MANILDO PRESIDENTE | 1 | 2 | 1 | 2 | 2 | 0 | 1 | 9 |
| FRATELLI D’ITALIA – GIORGIA MELONI | 1 | 2 | 1 | 1 | 2 | 1 | 1 | 9 |
| FORZA ITALIA BERLUSCONI AUTONOMIA PER IL VENETO | 1 | 1 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 3 |
| SZUMSKI RESISTERE VENETO | 0 | 0 | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 2 |
| ALLEANZA VERDI E SINISTRA | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 2 |
| UNITI PER MANILDO PRESIDENTE | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
| MOVIMENTO 5 STELLE | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 1 |
| UNIONE DI CENTRO | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
| LIGA VENETA REPUBBLICA V.A. | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
| LE CIVICHE VENETE PER MANILDO PRESIDENTE | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
| POPOLARI PER IL VENETO | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
| DEMOCRAZIA SOVRANA POPOLARE | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
| VOLT EUROPA – MANILDO PRESIDENTE | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
| PACE SALUTE LAVORO – RIFONDAZIONE COMUNISTA | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
| NOI MODERATI CIVICI PER STEFANI | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |




























