Veneto, 2026 tra rincari e investimenti: la Giunta Stefani interviene su Sanità e Occupazione mentre scattano aumenti su autostrade e treni

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Lavori sospesi nelle autostrade A4 e A31 per il periodo natalizio giunta veneto

L’azione di governo della nuova Giunta regionale del Veneto, guidata dal neogovernatore Alberto Stefani, si segnala nelle ultime ore per interventi che spaziano dal sociale all’economia, ma deve fare i conti con un inizio d’anno amaro sul fronte dei trasporti.

Se da un lato l’esecutivo accelera su sanità, politiche attive del lavoro e lotta alle dipendenze, dall’altro automobilisti e pendolari si preparano a un 1° gennaio 2026 segnato dai rincari.

Pedaggi e treni: la stangata di Capodanno

La notizia più difficile da digerire per il sistema produttivo e i cittadini riguarda l’aumento dei pedaggi autostradali. Dal primo gennaio scatterà un adeguamento tariffario medio dell’1,5% che colpirà i principali assi strategici del Nord Est: dalla A4 Brescia-Padova alla A13 Padova-Bologna, passando per la A27 Venezia-Belluno e la tratta gestita da Cav (Padova-Venezia).

Il tentativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di “congelare” le tariffe è stato vanificato dalla sentenza n. 147 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimi i rinvii degli anni precedenti, ritenendoli lesivi della libertà d’impresa e della necessaria manutenzione della rete.

Non va meglio sul fronte ferroviario. Il consigliere regionale del PD, Jonatan Montanariello, definisce “vergognosi” gli aumenti medi dell’1,6% che scatteranno domani sui biglietti dei treni regionali.

“L’abbonamento mensile Padova-Venezia salirà a 67,20 euro: si promette sostegno agli studenti e poi si autorizzano aumenti che usano il trasporto pubblico come un bancomat”, attacca Montanariello, sottolineando come i tempi di percorrenza restino critici nonostante l’elettrificazione delle linee.

Bilancio: 14 milioni per i servizi strategici

A fronte dei rincari, la Giunta ha però deliberato un’importante variazione di bilancio. L’assessore Filippo Giacinti ha annunciato lo stanziamento di 14 milioni di euro derivanti da trasferimenti statali vincolati. La quota più consistente è destinata alla Sanità: oltre 3 milioni per farmaci oncologici e test genomici, e 3,6 milioni per gestire la mobilità sanitaria tra regioni. Risorse sono state garantite anche per la fornitura gratuita di libri di testo (94mila euro) e per le politiche attive del lavoro (111mila euro).

Lavoro: 97 milioni per il Programma GOL

Sul fronte dell’occupazione, il vicepresidente Lucas Pavanetto ha annunciato una manovra da 97 milioni di euro per potenziare il programma Garanzia Occupabilità Lavoratori (GOL). 49,1 milioni di euro saranno investiti nell’Upskilling (aggiornamento competenze) e altri 46,2 milioni andranno al “Bonus Politiche Attive” per incentivare la formazione dei cittadini.

“Il Veneto si conferma regione leader con oltre 84mila soggetti già formati, superando del 166% i target previsti dal PNRR per la fine del 2025”, ha commentato.

Sanità e sociale: lotta alle NPS e allarme infermieri

Il presidente Alberto Stefani ha inoltre dato il via alla “Rete regionale per l’individuazione precoce delle Nuove Sostanze Psicoattive (NPS)”. Un investimento di oltre 200.000 euro per contrastare le nuove droghe sintetiche attraverso un sistema di allerta rapida. “Prevenire le dipendenze è un investimento, non una spesa”, ha ribadito Stefani.

Tuttavia, il clima resta teso sul fronte del personale sanitario. Le consigliere dem Anna Maria Bigon e Chiara Luisetto denunciano un’emorragia di professionisti: “Quasi 5.000 infermieri si sono dimessi tra il 2019 e il 2024 per carichi di lavoro insostenibili. Servono aumenti salariali stabili per evitare che le nuove strutture del PNRR restino scatole vuote”.

Il caso delle “ricette brevi”

A sollevare un polverone è anche il nuovo decreto che riduce a soli 20 giorni (dagli attuali 180) la validità delle ricette per visite specialistiche di classe B (priorità entro 10 giorni). Anna Maria Bigon ha presentato un’interrogazione immediata chiedendo la revoca del provvedimento: “Cosa accade se il CUP ha le liste chiuse? L’efficientismo rischia di mortificare il diritto fondamentale alla salute”.