Il tema dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) continua a essere una questione cruciale per l’ambiente e la salute in Veneto. Oggi, il consigliere regionale vicentino Renzo Masolo (Europa Verde) ha sollevato un nuovo allarme, presentando un’interrogazione per chiedere alla Regione chiarimenti sulla presenza di TFA (acido trifluoroacetico) nelle acque potabili.
Il TFA è un composto chimico estremamente persistente, appartenente alla famiglia dei PFAS e prodotto dalla degradazione di pesticidi e gas fluorurati (F-gas). Masolo ha evidenziato che, da fonti giornalistiche, emergono possibili interferenze da parte dell’industria chimica per escludere i TFA dalla definizione di “PFAS Totali” nella Direttiva UE sull’acqua potabile. Nonostante ciò, studi scientifici dimostrano come le concentrazioni di TFA nei corsi d’acqua in Europa siano in costante aumento e, in alcuni casi, abbiano già superato il limite di 0,5 µg/L previsto per i PFAS Totali nella direttiva europea.
Il consigliere ha ricordato che già nel 2024 Legambiente aveva denunciato la presenza di TFA nelle acque venete. Ha sottolineato che la Regione ha il dovere di adottare misure preventive e trasparenti, anche in assenza di un obbligo normativo vincolante da parte dell’Unione Europea.
Per questo motivo, Masolo ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale per sapere se la Regione sia al corrente della presenza di TFA nelle acque venete e se intenda predisporre monitoraggi specifici a riguardo. Inoltre, ha chiesto se la Giunta regionale intenda istituire un Tavolo di lavoro tecnico-scientifico, aperto alla partecipazione delle università venete, degli enti di ricerca, delle associazioni ambientaliste e dei rappresentanti della cittadinanza. L’obiettivo di tale tavolo sarebbe approfondire i rischi legati al TFA e proporre misure regionali specifiche per affrontare questa problematica emergente.
