
Cinque anni di tempo per cambiare la legge, e si sceglie di farlo in dirittura d’arrivo, con la scadenza elettorale in avvicinamento: Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio Regionale Veneto non ci sta e annuncia battaglia di fronte all’ipotesi che la maggioranza presenti alla I Commissione (Affari Istituzionali) e poi in aula il progetto volto a modificare l’articolo 6 dell’attuale legge elettorale, aprendo le porte al terzo mandato per quasi tutte le assessore e gli assessori attualmente in carica.

L’esponente pentastellata sottolinea in un comunicato stampa la sua contrarietà: «Trovo squallido – dichiara – cambiare ora per cercare di trarre vantaggio nelle urne dalla mobilitazione di chi da dieci anni siede in Giunta». Per scongiurare tale proposito, Baldin non esclude di ricorrere all’articolo 43 comma 5 del Regolamento consiliare, che prevede la possibilità (da utilizzare solo una volta nella legislatura, per un provvedimento di particolare rilievo) di non determinare il tempo complessivo della discussione e la sua ripartizione tra i gruppi. Una deroga che il presidente del Consiglio è tenuto a concedere, sempre a norma di regolamento.
Insomma, se la maggioranza depositerà all’ultimo minuto il disegno di legge che consentirebbe altri cinque anni agli attuali detentori e detentrici delle deleghe, la capogruppo dei 5 Stelle potrebbe “giocare il jolly” per non permettere limitazioni e tempi contingentati all’analisi della modifica che lei definisce “salva carèghe”: «Ricordo che ai sensi dell’articolo 43, comma 9, la legge elettorale come il Regolamento e lo Statuto non sono contingentabili nei tempi, e tanti sono gli argomenti della legge elettorale stessa che andrebbero discussi – ricorda Baldin -, ad esempio il fatto che in Veneto non ci sia un’adeguata tutela delle opposizioni, là dove in Toscana comunque vada la minoranza ha sempre garantito almeno il 35% dei seggi».
Senza contare, sottolinea la consigliera Baldin, che nel tempo rimanente fino alla fine di questa legislatura la Giunta Regionale avrebbe ben altro di cui occuparsi: «Il Veneto sotto acqua per via dei mancati interventi di laminazione, gli incidenti quotidiani nei luoghi di lavoro, l’acquiescenza verso i dazi di Trump che manderanno in crisi le aziende e il personale dipendente. Invece cosa fanno? Credono di essere invincibili nei secoli dei secoli, e preparano leggi per perpetuare la propria eternità. Intanto l’area progressista il suo candidato ce l’ha, ed è Giovanni Manildo. A destra – conclude Baldin – invece sono divisi dall’ambizione al potere, e non sono in grado di designare una candidatura in tempi ragionevoli senza spaccarsi. Altro che assessori a vita».