
Una rete di associazioni vicentine invia un sollecito formale al Comune chiedendo l’attuazione della mozione pro Palestina che impegna l’ente a interrompere i rapporti con Israele. Trasparenza, ricognizione degli accordi, tavolo partecipato e stop alle aziende israeliane a VicenzaOro: queste le richieste avanzate.
Un appello che non vuole più attendere. Con una lettera indirizzata al sindaco e all’amministrazione comunale (qui la lettera integrale, ndr), un ampio fronte di associazioni vicentine (Donne per la Palestina – Cilvità del verde – USB Vicenza – C.so Bocciodromo – Caracol Olol Jackson – Non dalla guerra – ADL Cobas Vicenza – ASC – Arci Servizio civile Vicenza Aps) torna a chiedere un riscontro ufficiale sull’istanza presentata il 4 novembre scorso e rimasta, finora, senza risposta. Al centro della richiesta c’è l’attuazione della mozione approvata dal Consiglio comunale il 30 settembre 2025, che impegna il Comune di Vicenza a interrompere ogni rapporto con lo Stato d’Israele e a valutare, «in modo trasparente e partecipato», gli strumenti per sospendere legami economici e commerciali con aziende israeliane, evitando di instaurarne di nuovi.
Il sollecito, firmato da realtà associative, sindacali e culturali della città, chiede all’amministrazione passi concreti: una ricognizione completa e pubblica degli accordi esistenti, la trasparente comunicazione degli esiti, l’attivazione di un percorso partecipato con associazioni e cittadini e l’istituzione, entro dicembre, di un tavolo di concertazione.
Le firme rivendicano l’urgenza politica e morale di queste azioni alla luce della situazione in Palestina, denunciando «il genocidio perpetrato da Israele su civili disarmati», la devastazione di case, ospedali, scuole e le violazioni del diritto internazionale. Richiamano inoltre i precedenti di altre città e regioni italiane — da Bari a Bologna, dalla Puglia all’Emilia-Romagna — che hanno già interrotto rapporti istituzionali con Israele.
Particolare rilievo viene dato alla prossima edizione di VicenzaOro: le associazioni chiedono che non sia ammessa la partecipazione di aziende israeliane o con legami diretti con Israele, ricordando il ruolo del commercio di diamanti e gioielli nel finanziare la spesa militare israeliana.
La lettera si chiude con un appello alla responsabilità politica e civile: «Restiamo umani», scrivono i firmatari, chiedendo al Comune segnali concreti di discontinuità e coerenza con la mozione votata dal Consiglio.































