
La battaglia legale e civile contro il “concertone” di Capodanno in Piazza dei Signori non è l’iniziativa isolata di un singolo cittadino, ma il segnale di un malessere profondo e documentato che attraversa il cuore del centro storico di Vicenza.
L’ingegner Giannantonio Manni, autore della diffida formale inviata a Soprintendenza, Ministero e Arpav (ne abbiamo scritto nei giorni scorsi, ndr), ha voluto chiarire alla redazione di ViPiù come la sua azione sia in realtà la punta di un iceberg che coinvolge centinaia di residenti e associazioni di tutela.
Oltre 180 firme contro l’amplificazione in piazza
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il fronte del “no” alla musica ad alto volume nelle piazze palladiane è nutrito e organizzato. Esiste infatti una petizione popolare, già depositata in Comune, firmata da 186 abitanti del Centro Storico.
Un numero tutt’altro che trascurabile, considerando che la raccolta firme è avvenuta senza pubblicità e ha coinvolto una popolazione in gran parte anziana, spesso priva di strumenti informatici. “Ho raccolto diverse testimonianze di residenti che documentano vibrazioni strutturali negli edifici e stati di panico patologico nei propri animali domestici“, spiega Manni, sottolineando come l’impatto delle basse frequenze non sia solo una questione estetica, ma strutturale e sanitaria.
L’ingegner Manni tiene a precisare che la sua iniziativa non ha colori politici, ma si muove nel solco delle storiche battaglie di associazioni come Italia Nostra. Il richiamo è ai principi supremi del diritto: il rispetto della Costituzione (Articoli 9, 32 e 41) e del Codice dei Beni Culturali.
“Le Piazze Palladiane sono Patrimonio dell’Umanità, che Vicenza ha solo in custodia. È bene ricordare che questo titolo può essere annullato se non si garantisce l’integrità del sito“, avverte il professionista. La difesa della Basilica Palladiana, dunque, non sarebbe il capriccio di un residente, ma un dovere verso la comunità mondiale e le generazioni future.
Il punto focale del “ritorno” sulla vicenda è la natura della protesta: l’iniziativa non mira a cancellare la festa di Capodanno, ma a imporre il rispetto dei limiti tecnico-giuridici. L’imperativo è che il volume e le vibrazioni restino entro le soglie previste per un’area di “Classe I” (massima tutela), proteggendo la fragilità della Basilica e degli edifici storici circostanti.
Le istituzioni ora “non possono non sapere”
Un dato procedurale chiude il cerchio: le istanze inviate da Manni sono state formalmente recepite. Le ricevute di accettazione delle PEC confermano che Soprintendenza, Arpav e Ministero della Cultura sono ufficialmente al corrente dei rischi segnalati e, come ci riferisce lo stesso Manni, la Soprintendenza ha risposto «ammettendo il rischio» e, aggiunge il cittadino di piazza delle Biade, dichiarando di «aver imposto “specifiche precauzioni e intensificazione dei controlli”. Ora la palla passa al Comune e ad ARPAV: rispetteranno le prescrizioni o ignoreranno ancora una volta la fragilità del monumento?».
In queste ore che precedono il countdown di mezzanotte, gli occhi sono, quindi, puntati oltre che sugli orologi anche sui sistemi di monitoraggio. Le istituzioni sanno e ora, come auspica la cittadinanza attiva, hanno il compito di vigilare affinché il divertimento di una notte non lasci ferite permanenti sul marmo del Palladio.



































