Disastro Miteni: a Vicenza, fiaccolata questa sera in attesa della sentenza del 26 giugno

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L’attenzione sul “Disastro Miteni” torna a concentrarsi a Vicenza: le Mamme No Pfas hanno organizzato una fiaccolata per questa sera, 20 giugno 2025, con ritrovo alle 21 proprio davanti al Tribunale, un momento di partecipazione cittadina sotto lo slogan “Anche la tua luce è importante”.

L’iniziativa precede l’appuntamento cruciale del 26 giugno, quando, sin dal mattino, è attesa la sentenza del Processo Miteni, sempre in tribunale a Vicenza.

L’iniziativa evidenzia l’importanza del momento per un territorio segnato dalla contaminazione, da sempre denunciata dalle Mamme No Pfas, gruppo di genitori veneti che da anni si batte per ottenere acqua pulita, dopo la scoperta che fiumi e falde acquifere del loro territorio sono stati irrimediabilmente contaminati da sostanze tossiche denominate PFAS (sostanze perfluoroalchiliche).

La loro battaglia è iniziata nel 2017, quando le risposte delle analisi sul biomonitoraggio dei PFAS nel sangue dei loro bambini hanno letteralmente cambiato la loro vita, svelando la gravità della situazione.

Oggi, su Il Corriere del Veneto, per voce di una loro rappresentante, si legge: “Noi da un lato siamo tranquille, perché crediamo che verrà fatta giustizia e non vogliamo mettere in dubbio che davanti a una cosa del genere si possa chiudere un occhio. Non vogliamo nemmeno pensare che non possa andare per il verso giusto, anche alla luce di tutto quello che è emerso durante il processo e parliamo di cose gravissime. Con questo non voglio dire che intendiamo emettere noi la sentenza, ma sono otto anni che andiamo avanti con questa vicenda e speriamo con tutto il cuore che vada a buon fine”.

Disastro Miteni: la falda inquinata e il “maxi processo” ambientale

Nel 2013, si è scoperto che la falda acquifera veneta, da cui attingono gli acquedotti, era inquinata da PFAS. Questa emergenza ambientale, senza precedenti in Italia, interessa un’area dove vivono circa trecentocinquantamila persone. Secondo la Relazione del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Treviso del 13 giugno 2017, che ha dato il via all’indagine della Procura, l’inquinamento è imputabile alla ditta Miteni di Trissino (VI) e si protraeva da oltre quarant’anni.

Attualmente, la Miteni è chiusa, avendo dichiarato fallimento a fine 2018. Tuttavia, l’inquinamento è tuttora in atto, poiché il terreno sotto l’azienda rimane contaminato e gli inquinanti vengono veicolati a valle quando il livello della falda si alza. La Regione Veneto sta attualmente valutando le modalità per attuare la messa in sicurezza e la bonifica del sito. Il processo in corso a Vicenza, di cui si attende la sentenza, ha visto concludersi la fase preliminare con il rinvio a giudizio di quindici persone. A queste sono stati contestati diversi capi d’accusa, riunendo i due filoni precedentemente distinti (reati fino al 2013 e dal 2013 al 2018). Si tratta di accuse che vanno dal disastro innominato all’inquinamento delle acque, oltre a disastro ambientale e bancarotta fraudolenta. Questo procedimento è considerato il più grande maxi processo della storia per reati di carattere ambientale.