Vicenza, dove si celebrano le bombe… ma intanto nel sottosuolo scricchiolano quelle inesplose sotto il percorso Tav Tac

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La mostra L’occhio del testimone. Vicenza sotto le bombe che, nella sala Zavatteri della Basilica Palladiana fino al 10 agosto, espone le foto di Giovanni Maria Sandrin
La mostra "L’occhio del testimone. Vicenza sotto le bombe" che, nella sala Zavatteri della Basilica Palladiana fino al 10 agosto, espone le foto di Giovanni Maria Sandrin

La città che ha saputo «rinascere» dalle macerie delle bombe della Seconda guerra mondiale — come ci raccontano le belle (e forti) immagini della mostra sui 150 scatti di Sandrini allestita nella Basilica Palladiana — pare però voler dimenticare che sotto i piedi dei vicentini ci sono ancora oltre duecento ordigni inesplosi come da noi denunciato a mai smentito da alcuno che avesse e abbia l’autorità per farlo (“Rischi bombe inesplose lungo la Linea Tav Tac in costruzione all’interno della città di Vicenza: sono stati valutati? È prudente continuare?“). E non è una metafora: lo certificano i rilievi e le indagini effettuate nell’area della nuova linea TAV-TAC, in costruzione, oltrew che i continui disinneschi in atto a cantieri aperti.

Ma tant’è: a Vicenza si celebrano le bombe… quelle vecchie e già scoperchiate, possibilmente in bianco e nero, da gustare con l’occhio storico e la commozione retrospettiva. Quelle moderne, potenzialmente pronte a esplodere durante i lavori per la super ferrovia, restano invece un tema per qualche giornalista di questa testata troppo ostinato o per i tecnici specializzati che fanno da Cassandra non ascoltata.

Bombardamento sulla stazione di Vicenza (Giuseppe Versolato Ali su Vicenza e Bombardamenti aerei degli Alleati nel Vicentino 1943-1945)
Bombardamento sulla stazione di Vicenza (Giuseppe Versolato Ali su Vicenza e Bombardamenti aerei degli Alleati nel Vicentino 1943-1945)

Così succede che Palazzo Trissino promuova e ospiti la bellissima mostra «Vicenza rasa al suolo», mentre nel frattempo centinaia di operai e macchinari scavano per realizzare il tunnel della TAV, magari vicino a residuati bellici mai bonificati. Le bombe che scaldano i cuori vanno bene per i discorsi ufficiali e per le foto sui giornali; quelle che potrebbero davvero esplodere domani sul cantiere… meglio dimenticarle.

Lo stesso sindaco Possamai — che, per carità, ha fatto bene a volere la mostra sui 150 scatti di dolore e rinascita — di recente aveva glissato sul problema della bonifica bellica della tratta ferroviaria, da noi sollevato con articoli puntuali su ViPiu.it. Un tema che invece dovrebbe essere ben presente non solo nei corridoi del Comune, ma nei piani di sicurezza e nelle spese di cantiere, per evitare che la memoria storica si trasformi improvvisamente in cronaca tragica.

In fondo, i tempi cambiano ma non del tutto: a Vicenza si celebrano le bombe di ieri e si dimenticano quelle di oggi, non (solo) quelle di Gaza, in Ucraina e in Iran ma quelle infidamente dormienti nel nostro sottosuolo.

Ma forse anche questo è «messaggio forte»… come quello che scrisse l’ignoto visitatore americano nel registro della mostra: “Speriamo che non succeda mai più”. Già, speriamo. Magari però con un po’ più di attenzione anche a ciò che sta sotto il pavé vicentino che tanto piace alle autorità in posa davanti ai pannelli fotografici.