“Una storia disonesta”: Giorgio Langella presenta al Minerva il libro sulla lotta dei lavoratori del cantiere del teatro di Vicenza

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giorgio langella una storia disonesta

Domani, martedì 25 novembre 2025, a partire dalle ore 17.30, si terrà a Vicenza presso il Bar Minerva (Strada Santa Corona 11) un “Aperitivo con l’Autore” per la presentazione del libro “Una storia disonesta” di Giorgio Langella.

Il volume, che reca il sottotitolo “2005: la lotta esemplare dei lavoratori del cantiere del teatro di Vicenza”, è edito da L’Altra Stampa.

Interverranno, dialogando con l’autore, il giornalista e direttore di ViPiù Giovanni Coviello e tre figure sindacali di rilievo: Oscar Mancini, Segretario CGIL Vicenza all’epoca dei fatti, Giancarlo Puggioni, Segretario Generale CGIL Vicenza, e Riccardo Martin, Segretario generale FILLEA CGIL Vicenza.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Per l’occasione riprendiamo dal numero 303 di VicenzaPiù viva, in edicola in questo mese di novembre, l’approfondimento dedicato all’opera di Langella.

Giorgio Langella: “Una storia disonesta”, ma di dignità e coraggio. Il Teatro di Vicenza costruito anche con la lotta

Intervista all’autore del libro dedicato a Toni Toniolo e agli operai del Teatro di Vicenza

di Giovanni Coviello

Nel suo libro Giorgio Langella, già autore di “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” e di “Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori”, ricostruisce la vertenza del 2005 degli operai della COGI, impegnati nel cantiere del Teatro Comunale di Vicenza. È il racconto dello sfruttamento di quei lavoratori e della loro lotta per ottenere i diritti negati.  Il libro è dedicato a Antonio “Toni” Toniolo, storico segretario della FILLEA CGIL vicentina, simbolo di una battaglia per la dignità del lavoro che parla ancora all’Italia di oggi.

Giorgio Langella, nel titolo del tuo libro c’è già un messaggio forte. Cosa rappresenta “Una storia disonesta”?

Il titolo nasce da un ossimoro: una vicenda nata “disonesta” per il modo in cui furono trattati i lavoratori ma che poi è diventata profondamente onesta grazie alla determinazione con la quale è stata condotta la lotta. Nel libro, che spero possa anche rappresentare  la concitazione di quelle settimane,  ho voluto raccontare la vertenza del 2005 al cantiere del Teatro Comunale di Vicenza, dove una ventina di operai, quasi tutti immigrati, si ritrovarono senza salario e senza diritti a causa di un sistema  irresponsabile. Quella storia, apparentemente locale, parla in realtà di un’Italia intera: della fragilità del lavoro, del sistema “appalti e subappalti” imperante allora e adesso, della forza collettiva che può vincere, della memoria che deve resistere.

Il libro è dedicato a Toni Toniolo, figura centrale nella vertenza. Chi era e cosa rappresentava per te?

Toni è stato un sindacalista vero. All’epoca dei fatti era segretario generale della FILLEA-CGIL di Vicenza. Toni è stato, sarebbe più giusto dire “è” perché per me è ancora vivo,  uno di quelli che non hanno mai vissuto il sindacato come mestiere, ma come missione. Era incapace di non agire di fronte ai soprusi. Aveva un linguaggio diretto, schietto, pieno di passione e ironia. Per mesi fu al fianco dei lavoratori del teatro, giorno e notte, davanti ai fuochi del presidio e, quando tutto sembrava perduto, trovava sempre le parole e le azioni giuste per ricominciare.

Il libro è anche un atto di gratitudine: a Toni e a tutti quelli che, come lui, hanno fatto del lavoro una causa di giustizia sociale. Non a caso, il volume si apre con una dedica semplice: “A chi ha ancora la forza di lottare”.

Cosa accadde davvero nel 2005 al cantiere del Teatro Comunale?

Gli operai furono licenziati “a voce” dopo aver scioperato perché chiedevano il pagamento di stipendi arretrati. Erano quasi tutti immigrati, e molti rischiavano di perdere anche il permesso di soggiorno o la possibilità del ricongiungimento familiare. Erano sfruttati, lavoravano, di fatto, sotto ricatto costante ma decisero di non piegarsi. La lotta cominciò il 20 gennaio 2005, in pieno inverno, tra freddo, indifferenza istituzionale e isolamento politico.

Grazie al lavoro della CGIL, alla solidarietà di studenti e cittadini e, lasciatemelo dire, alla presenza costante dei comunisti italiani, riuscirono a farsi ascoltare. Dopo settimane di presidi e trattative, furono reintegrati, ottennero i salari dovuti, la cassa integrazione e nuove assunzioni. Fu l’esempio di una vittoria, forse per alcuni, simbolica ma concreta: la dimostrazione che anche i più deboli possono vincere se restano uniti.

Oscar Mancini, all’epoca segretario generale della CGIL Vicenza, nella prefazione, scrive che “la memoria è un’arma”. È questo il senso del tuo libro?

Sì. La memoria è un antidoto all’indifferenza. Se non raccontiamo queste storie, esse diventano invisibili, “mai state”, sostanzialmente inutili. Viviamo in un tempo in cui tutto si consuma in un istante, dove l’uso sconsiderato e acritico di internet ci spinge a passare da un contenuto all’altro senza fermarci a capire. Ma le lotte, i volti, le voci dei lavoratori  non sono una delle tante notizie (vere o false) che si trovano nella rete, fanno parte della nostra storia collettiva, sono la realtà.

Come diceva Toni, “la lotta per il lavoro non è un divertimento, ma è l’unico modo per ottenere il giusto, perché nessuno regalerà mai niente ai lavoratori”. Questo libro nasce per rimettere al centro quella verità.

Nel volume dedichi spazio anche al tema dei subappalti, un problema ancora attuale.

Purtroppo sì. Quella del teatro di Vicenza non è una vicenda isolata: è un paradigma. Oggi, vent’anni dopo, nei cantieri italiani e veneti la situazione non è migliorata, anzi. Il sistema degli appalti e subappalti continua a scaricare i rischi verso il basso: stipendi non pagati, sicurezza violata, lavoratori ricattabili. Cause reali delle tragedie che si consumano nei luoghi di lavoro, delle malattie, degli infortuni, dei morti che sono in costante crescita in un paese, come il nostro, che si considera “civile”.

Pensiamo al crollo del cantiere Esselunga di Firenze nel 2024, o al caso del Villaggio Americano di Vicenza nel 2025, dove operai egiziani sono saliti su una gru dopo mesi senza salario. È la stessa storia che si ripete, con nuovi nomi e nuovi lutti.

La verità è che la “responsabilità solidale” dei committenti, prevista per legge, resta spesso un principio solo sulla carta. Servono leggi più efficaci, ma soprattutto una cultura del lavoro diversa, fondata sulla dignità, non sul ribasso. La recente approvazione del decreto sicurezza sul lavoro non cambierà la situazione. È solamente un pannicello neppure caldo che non serve se non alla propaganda. Pensiamo forse che la questione sicurezza sul lavoro si possa risolvere con l’assunzione di poche centinaia di ispettori e carabinieri o si debba risolvere con un cambiamento radicale del sistema?

Hai scritto che “la storia del teatro è una storia di dignità”. Cosa intendi?

Significa che quell’edificio, oggi simbolo della cultura cittadina e non solo, poggia letteralmente sulla fatica di uomini che volevano essere rispettati. Ogni mattone, ogni trave, ogni colata di cemento porta le impronte di chi ha lottato per essere riconosciuto come persona, non come un numero o come un ingranaggio.

Per questo  ho voluto raccontare quella vicenda non come un ricordo nostalgico, ma come un monito: dietro ogni opera, grande o piccola, ci sono lavoratori in carne e ossa, e la vera qualità di un’opera specie se pubblica si misura anche da come sono stati trattati.

Vent’anni dopo, che insegnamento possiamo trarre da quella vertenza?

Che nulla è davvero cambiato ma anche che nulla è perduto se si conserva la memoria e la volontà di cambiare. I lavoratori del teatro di Vicenza hanno dimostrato che l’ingiustizia può essere sconfitta, che anche da un’“offesa” può nascere un riscatto collettivo.

Oggi, in un tempo di disillusione e precarietà, quella lezione vale ancora: non bisogna accettare come inevitabile ciò che è sbagliato. L’onestà della lotta, anche se scomoda, resta la via più alta per restare umani. Ecco, il messaggio che vorrei che questo libro regalasse ai delusi e ai rassegnati è che si può vincere ma che bisogna lottare.

E cosa direbbe oggi Toni Toniolo di fronte a questo libro?

Ma, penso che sarebbe soddisfatto. Credo sorriderebbe, con quel suo modo ruvido e affettuoso allo stesso tempo. E forse direbbe, dopo averci mandato a quel paese: “Bravi, ma adesso torniamo a lavorare per chi ha bisogno.”

Perché Toni era così: un combattente, ma anche un uomo semplice, capace di unire cuore e rigore. Il suo esempio è la spina dorsale di questo libro. E la sua voce continua a ricordarci che la giustizia non è un privilegio: è un diritto che dobbiamo conquistare, ogni giorno.

 

VicenzaPiù Viva N. 303 è disponibile in edicola a soli 4 euro, 80 pagine, con L’Altra Vicenza inclusa, oltre che ricevibile dagli abbonati per posta, sfogliabile anche online per gli abbonati web, sempre più vicino ai lettori grazie a un numero selezionato di copie di cortesia, quindi gratuite, distribuite sui taxi di Vicenza grazie al rinovo dell’accordo con la loro cooperativa. E ora VicenzaPiù “ama” anche le compagnie amatoriali di FITA Vicenza.