Vicenza, palancole conficcate per la linea TAV/TAC: la falda è al sicuro? Il precedente della base Del Din impone la domanda

L’allarme arriva dal sottosuolo: come già avvenuto per la base americana, il rischio è che anche i lavori alla stazione possano alterare il già delicato equilibrio idrogeologico della città

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Una stazione allagata, timore per palancole linea Tav Tac a Vicenza
Una stazione allagata, timore per palancole linea Tav Tac a Vicenza

Mentre nel cuore di Vicenza si continua a scavare e conficcare pali, più precisamente palancole, per la realizzazione della nuova linea TAV/TAC e della stazione AV, una domanda inizia a serpeggiare con forza crescente tra residenti, comitati e osservatori attenti: e la falda? È al sicuro?

Durante i lavori per la realizzazione della linea TAV/TAC a Vicenza, in particolare nella zona della stazione ferroviaria, è stata, infatti, avviata l’infissione di test, che poi verrà replicata lungo la linea, di palancole in acciaio lunghe circa 20 metri, con operazioni svolte anche in orario notturno. Queste attività hanno generato rumori e vibrazioni percepiti dai residenti delle aree circostanti, come viale Milano e piazzale Bologna.

Palancole lungo l'autostrada Brescia - Milano (foto Pasqual Zemiro)
Palancole lungo l’autostrada Brescia – Milano (foto Pasqual Zemiro)

Le autorità locali, in collaborazione con l’Osservatorio Ambientale Regionale, stanno monitorando la situazione per valutare gli impatti delle opere in corso e adottare eventuali misure correttive. È essenziale che tali interventi siano accompagnati da studi approfonditi e da un’attenta pianificazione per prevenire danni ambientali e garantire la sicurezza dei cittadini non solo per i rumori ma, soprattutto, per eventuali problemi per le falde acquifere di cui Vicenza è ricca e per il Bacchiglione e il retrone che, vicino alla stazione, a Borgo Berga scorrono ingabbiati dal cemento.

Retrone e Bacchiglione ingabbiati nel cemento, la loro confluenza a Borgo Berga
Retrone e Bacchiglione ingabbiati nel cemento, la loro confluenza a Borgo Berga

A far scattare il campanello d’allarme dovrebbe bastare il precedente vicinissimo nel tempo e nello spazio: la base americana Del Din, costruita nell’area dell’ex aeroporto Dal Molin, a meno di tre chilometri in linea d’aria dalla stazione ferroviaria. Lì, per le fondamenta, furono infissi 3.798 pali in cemento armato, lunghi 18 metri e distanziati di appena 2 metri l’uno dall’altro. A distanza di anni, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: problemi costanti di ristagni d’acqua, allagamenti ma soprattutto un sottosuolo completamente alterato.

La realizzazione della base, infatti, comportò la demolizione dei sistemi di drenaggio del vecchio aeroporto, impedendo il naturale deflusso delle acque meteoriche e compromettendo la capacità del terreno di assorbire le piogge. Risultato: un’area instabile, sempre più vulnerabile a ogni precipitazione, con effetti anche sulle zone residenziali limitrofe.

Oggi Vicenza si prepara a subire un altro trauma profondo, con centinaia di nuovi pali che saranno infissi per consolidare le strutture della nuova linea ferroviaria TAV/TAC. Se non si è già proceduto con adeguate valutazioni idrogeologiche ed eventuali misure di tutela ambientale, il rischio è che si ripeta quanto accaduto alla Del Din: una falda compressa, canali di scolo cancellati, un equilibrio idrico stravolto.

È lecito chiedersi, a questo punto, se la grande opera ferroviaria non stia scavando, oltre che gallerie, un nuovo buco nell’assetto idraulico della città. E se a pagare il conto, ancora una volta, non saranno solo i contribuenti, ma il fragile sottosuolo vicentino.