
Un incontro intenso, denso di memoria e di testimonianze, quello che si è svolto sabato 20 settembre a Villa Lattes per iniziativa del PCI – Partito Comunista Italiano e della Federazione Giovanile Comunista. Il titolo scelto, “Riprendiamoci i diritti e gli strumenti del futuro”, non era casuale: richiamava infatti una storica assemblea del 2005 a Vicenza e le lotte dei lavoratori immigrati del cantiere del Teatro Comunale.

La memoria delle lotte passate
Edvige Xompero, della segreteria cittadina del PCI, ha aperto i lavori ricordando quegli scioperi di vent’anni fa: «Una vertenza che sembrava piccola, ma che con la determinazione di lavoratori immigrati e della CGIL guidata da Toni Toniolo – che oggi ricordiamo con affetto – mise in luce ingiustizie e connivenze, restituendo dignità a chi chiedeva solo di essere pagato».
Le testimonianze dal presente
Al centro dell’iniziativa le voci dei protagonisti delle lotte di oggi che le hanno illustarev in oltre due ore di intensa testimonianza in una sala affollata e “partecipata”:
- Stefania Pisani (Filctem CGIL Bologna) ha raccontato l’esperienza delle operaie di La Perla, che hanno resistito alla chiusura con una vertenza innovativa, capace di unire competenze, creatività e pressione pubblica: «Abbiamo dimostrato che le lavoratrici non sono numeri, ma intelligenze collettive che sanno imporre soluzioni concrete».
- Morgan Prebianca (Fiom CGIL Vicenza), che ha anche confermato le preoccupazioni (leggi qui su ViPiu.it) per i problemi che potrebbero coinvolgere i lavoratori della Valbruna di Vicenza a causa del bando europeo per la vendita dell’area dell’azienda a Bolzano, i cui processi produttivi sono strettamente connessi con quelli di Vicenza, ha parlato della piattaforma dei metalmeccanici e delle sfide del territorio: superare precarietà e subappalti selvaggi, difendere il salario, riscoprire lo sciopero come strumento di conflitto.
- Raffaele Cataldi, operaio dell’Ilva di Taranto, ha portato la sua storia raccontata del suo libro Malesangue: una testimonianza diretta sulle condizioni di chi lavora nell’acciaieria, tra malattie, incidenti e ricatti occupazionali. «Non vogliamo morire di lavoro – ha detto – né essere dimenticati dietro i numeri delle statistiche ufficiali».
A dare forza al racconto, anche il video di Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro: una denuncia puntuale della sottostima delle vittime e delle responsabilità politiche e istituzionali.
Un cantiere di diritti e di cultura
L’incontro si è chiuso con l’intervento di Giorgio Langella (Dipartimento Nazionale Lavoro PCI) , che ha rilanciato la proposta del PCI e della FGCI: costruire un cantiere unitario dei diritti del lavoro, aperto a sindacati e movimenti, per una società più giusta e solidale. «Non basta mettere cerotti – ha sottolineato – serve un progetto di trasformazione che rimetta al centro la dignità del lavoro e la coscienza di classe. E anche la cultura, l’arte, il pensiero critico devono tornare ad accompagnare le lotte, anzi ad esserne il presupposto ragionato».
Pierpaolo Capovilla, che spesso ha arricchito l’incontro con le sue letture, a colte oltre che commoventi anche commosse, ha letto, in chiusura, un testo di Quirino Traforti, operaio e partigiano, dando voce a un messaggio chiaro: non tradire le proprie idee né i lavoratori. «La questione morale – ricordava Traforti – è non smettere mai di lottare».