Villa Valmarana, una villa sul Brenta dove il tempo rallenta e si vive la bellezza

1256

La Riviera del Brenta, una villa privata, un nuovo modo di fruire l’arte vivendola e toccandola con mano senza cordoni o cartelli e la passione di Luca e Barbara che trasporta il visitatore in una dimensione fuori dal tempo, quella della bellezza che si coniuga con la lentezza e l’intensità delle nostre emozioni. Si tratta di Villa Valmarana, una dimora privata che ha vissuto nel Settecento gli ultimi sfarzi della Repubblica Serenissima.

Qui i cartigli non sono più quelli classici da museo grazie a un neuro-esteta. I neuro-esteti studiano la connessione tra corpo umano e la bellezza, l’effetto che fa la bellezza sulla persona umana. La visita diventa così un cammino tra il visitatore e la villa e può capitare che al visitatore venga rivolta la domanda: come ti senti?

Villa Valmarana, la storia

Tra le prime ville venete, Villa Valmarana nasce come Villa agricola nel 1500 con la casa padronale al centro e due barchesse a lato (una è quella attualmente visitabile, l’altra è un’abitazione privata completamente ristrutturata), mentre 200 anni più tardi venne acquisita dalla famiglia Valmarana di Vicenza, noti commercianti di bachi da seta che la regalarono al figlio Prospero il quale ne fece la sua base per i suoi viaggi in Cina e in Mongolia.

Prospero Valmarana si fece subito vanto delle sue qualità, prontamente notate dai nobili veneziani, che lo vollero come Ministro del Commercio della Serenissima. Fu così che questa struttura fu trasformata da Giorgio Massari e Gian Battista Tiepolo da stalla in foresteria; tutto viene completamente affrescato. Al piano sopra ci sono le camere nobiliari e sotto tanti salotti. La parte centrale è il salone. Qui iniziano ad arrivare i più grandi nobili d’Europa che giungevano per fare accordi con la Serenissima. Ospitati nelle camere nobiliari, la sera godevano di laute cene accompagnate da sontuose feste nel salone e nel porticato della barchessa.

L’arrivo di Napoleone porta al sequestro della villa che rimane scoperta per trent’anni. La nipote di Prospero, Marianna, riesce però a riscattare, ma viste la totale decadenza dell’edificio la regala al comune di Noventa Padovana. Il comune la prende e la mette all’asta. A questo punto accade una cosa rara e bellissima: i contadini creano una cooperativa e comprano la villa. Richiamano quindi Marianna, la riportano in villa e riparte l’attività agricola. La barchessa che è oggi “Villa Valmarana” era completamente affrescata e quindi inutilizzabile a fini agricoli; i contadini decidono pertanto di mettere la calce sugli affreschi, il fieno per terra e di murare porte e finestre. Dal 1850 al 1960 nessuno entra.

A questo punto la villa viene venduta a Luciano Minguzzi, famoso scultore di bronzo. Minguzzi inizia il restauro e nel salone nota del colore. Inizia quindi a descialbare la calce e viene fuori l’affresco, ma il denaro è finito. Da qui uno degli aspetti più originali e affascinanti del luogo: le prime stanze della villa tutt’ora sotto calce sono affrescate. Sempre Minguzzi trova nel giardino un baule contenente tanti pezzi di vetro; torna alla luce il lampadario in stile “Ca’Rezzonico” originale del 1700 che si ammira oggi in villa. In breve, i contadini avevano nascosto tutto per evitare furti. Grazie a Minguzzi l’arte è stata recuperata, mentre la storia continua ad emergere in maniera dinamica.

Intrigate un quadro situato all’ingresso di Andrea Vaccaro, pittore del 1630. I chiaroscuri rendono evidente l’influsso Caravaggio. In questo dipinto due sono i misteri: i personaggi in quanto nessun altro quadro presenta la triade Adamo, Eva e Abele e un omino a destra che evidenzia che sotto c’è un’altra tela dipinta.

Il Percorso si snoda tra Sala dei Capricci, Salone della Glorificazione, Sala delle arti e salone Giallo.

Sala dei Capricci

La Sala dei Capricci è così chiamata per i cinque ovali in specchiatura in monocromo violaceo di veduta o di paesaggio; sono definiti Capricci perché nel medesimo ovale si possono trovare simboli della pittura neoclassica (le colonne doriche) e simboli della pittura contemporanea del ‘700 (la mascareta, valesana…un tipo di gondola) e comunque paesaggi non realmente esistiti in zona, frutto della fantasia dell’artista. Il lampadario stile “Ca’ Rezzonico” in vetro di murano del ‘700 è formato da ben 400 pezzi disgiunti che sono stati semplicemente inseriti uno nell’altro, non fusi, non incollati, non legati; il tutto in sospensione e in equilibrio.

Il salone della glorificazione

Affrescato secondo i canoni del Settecento veneto, le pareti che danno sul portico riproducono elementi delle architetture esterne, il tutto abbellito da lance e scudi ed elmi atte ad indicare come la famiglia Valmarana avesse partecipato alla difesa della Repubblica di Venezia. Sul soffitto è raffigurata la glorificazione della famiglia Valmarana impersonificata dalla dama centrale vestita di bianco e oro, simbolo della virtù. Sul suo capo una dama vestita di rosso, personificazione della Nobiltà, sta ponendo una corona d’alloro.

Da menzionare la donna con il remo, unica personificazione del fiume Brenta in tutte le Ville Venete. La figura intera è un esempio di illusione ottica e grazie a questo il dipinto sarà attribuito interamente a Gian Battista Tiepolo. La tecnica dell’illusione ottica fa sì che la figura ti segua con ogni elemento in ogni punto venga osservata proprio come il cavallo di Villa Contarini. Nel salone centrale è presente un grande tavolo in larice sul quale sono presenti firme autografe incise manualmente dagli ospiti in occasione della cena di inaugurazione dopo il restauro nel 1965 ad opera dello scultore e proprietario Luciano Minguzzi.

Sala delle arti e Salotto Giallo

La Sala delle arti è un salotto “maschile” riservato ai nobili maschi per gli incontri d’affari. Peculiarità è il lampadario seicentesco di ottone e legno e foglia ora. Costituito da 16 braccia portacandele è un omaggio in occasione di un matrimonio; augura agli sposi un buon futuro (la cesta colma indica abbondanza e prosperità), protezione divina (gli angeli che guardano alle ceste piccole – il futuro) sorretto dalla ghianda (ricchezza). Infine il Salotto Giallo, in origine guardaroba per i nobili che accedevano in Villa attraverso il pontile, successivamente fu adibito a salotto per incontri d’affari o chiacchierate prima di accedere ai saloni.

Al di là dell’indiscutibile valore artistica, Villa Valmarana esprime una pace e un’energia da vivere sulla propria pelle, magari sperimentando anche l’arrivo in battello come un tempo!