Violenza contro le donne ai tempi della quarantena

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Engin Akyurt, immagine di violenza sulle donne (foto Pixabay)
Engin Akyurt, immagine di violenza sulle donne (foto Pixabay)

In tutto il mondo, mentre le città sono state bloccate per fermare la diffusione del coronavirus, gli sforzi di massa per salvare vite umane hanno messo a rischio un gruppo più vulnerabile: donne e bambini che vivono con la violenza domestica a cui, per il lockdown, non possono sfuggire durante la quarantena

Secondo le prime rilevazioni della rete dei centri antiviolenza Di.Re. dal 2 marzo al 5 aprile 2020 i centri antiviolenza sono stati contattati complessivamente da 2.867 donne, di cui 806 (pari al 28%) non si erano mai rivolte prima agli 80 centri antiviolenza aderenti. L’incremento delle richieste di supporto, rispetto alla media mensile registrata con l’ultimo rilevamento statistico (2018) è stato del 74,5%.

Mara Bevilaqua, un’attivista del rifugio Casa Lucha y Siesta a Roma, ha affermato che tutti i rifugi erano aperti e cercavano donne che cercavano di mettersi in contatto con qualsiasi mezzo. “Stiamo tutti assicurando che i canali di comunicazione siano tenuti aperti. Il nostro telefono cellulare è sempre attivo e le donne possono contattarci anche tramite e-mail e Facebook”.

Proprio per la difficoltà di riuscire a telefonare al numero nazionale 1522 fra le mura di casa senza essere scoperte dall’aguzzino. Per questo si è deciso di stipulare un accordo tra i centri antiviolenza e la federazione dei farmacisti, che prevede che rivolgendosi al banco e dicendo solo “mascherina 1522” si riceva un volantino che pubblicizza appunto il servizio telefonico e le app della polizia. Ma un volantino può essere spesso un pericolo, se portato con sé a casa e trovato dal convivente violento.

L’esperta di Alimentazione ed Integratori Annarosa Chillemi, che fa parte della redazione editoriale di HealthSpring.it, ricorda che la prolungata sottoposizione anche alle sole violenze psicologiche possa condurre alla sindrome post-traumatica da stress (PTSD) in modo molto simile a quanto avviene a chi vive un’esperienza di guerra. È stato illustrato come non vi siano solo conseguenze a livello psicologico, ma anche biologico che si riflettono sul corpo: uno stress eccessivo infatti, tende a provocare diminuzioni di peso corporeo, indebolimento del sistema immunitario e anemia che necessita di una integrazione di ferro.

Nella provincia di Hubei, il cuore dell’epidemia iniziale di coronavirus, la violenza domestica riferisce alla polizia più che triplicata in una sola contea durante il blocco di febbraio, dal 47 dell’anno scorso al 162 di quest’anno, hanno riferito gli attivisti ai media locali. Ma anche in Italia la violenza di genere non era una novità nemmeno prima, tanto da aver portato l’on. Moretti ad un nuovo intervento all’UE lo scorso febbraio.

In molti Paesi ci sono state richieste di modifiche legali o politiche per riflettere l’aumento del rischio per donne e bambini in quarantena, come il caso del Regno Unito in cui Mandu Reid, leader del partito per l’uguaglianza delle donne, ha chiesto poteri di polizia speciali per sfrattare gli autori dalle case per la durata del blocco e per le autorità rinunciare alle spese giudiziarie per gli ordini di protezione.