Il peso del voto dei “latinos” nelle elezioni Usa di midterm: finalmente decisivo?

Alcune celebrità dei latinos (foto Kevin Mazur/Wireimage/Getty images)
Alcune celebrità dei latinos (foto Kevin Mazur/Wireimage/Getty images)

I latinos determineranno chi controllerà la Camera e il Senato nelle prossime elezioni”. Così Chuck Rocha, consulente e stratega del Partito Democratico, ed ex consigliere della campagna presidenziale di Bernie Sanders nel 2020. Rocha è anche fondatore di Nuestro PAC, un Political Action Committee che raccoglie fondi per incoraggiare la partecipazione dei latinos alle elezioni (leggi anche da Il Corriere “Potere latino, J.Lo e gli altri: chi sono e per chi votano gli ispanici negli Usa“, ndr).

Rocha è ovviamente di parte ma non ha tutti i torti. Il voto dei latinos continua ad essere sempre più importante e gli elettori ispanici sono corteggiati da ambedue i partiti, specialmente alla luce di esiti elettorali spesso ultra competitivi.

I latinos formano il gruppo minoritario più grande che continua a crescere essendo già divenuto il 18% (63 milioni) della popolazione statunitense, ossia il 14 percento dell’intero elettorato. Gli afro-americani sono il 12% (39 milioni). La cifra dei latinos include 8 milioni di individui senza permesso di residenza legale i quali non hanno il diritto al voto. L’affluenza dei latinos alle urne è però più bassa a quella dei bianchi e degli afro-americani (54%, 62%, 71%, rispettivamente).

Storicamente i latinos tendono a votare per il Partito Democratico anche se la loro fedeltà politica subisce fasi leggermente variabili che dovrebbero far sorridere i repubblicani. Va ricordato che nell’elezione presidenziale del 2004 George W. Bush ricevette il 40% del voto latino, secondo dati del Pew Research Center, una cifra molto positiva per un repubblicano. L’allora candidato usò una politica moderata verso gli immigrati e fece anche uso della sua debole conoscenza dello spagnolo per corteggiarli. Paradossalmente anche Donald Trump nel 2020 migliorò il suo risultato con i latinos ricevendo il 35%, ossia 6 punti in più del 2016, nonostante la sua politica anti-immigranti e specialmente anti-latino.

Questo “successo” di Trump si spiega poiché l’immigrazione, anche se importante per i latinos, non è la loro preoccupazione numero 1. Altri fattori influenzano i loro voti. Per le prossime elezioni di mid-term, che sono già iniziate in quegli Stati che concedono il voto anticipato in presenza o per corrispondenza, le priorità dei latinos sono molto simili a quelle dell’americano medio. La questione numero uno è l’inflazione (31%), seguita dal diritto all’aborto (20%), la violenza (10%) e l’immigrazione (5%). Sorprende che l’immigrazione non sia molto più importante considerando che 16 milioni di famiglie ispaniche in America includono un mix di membri con cittadinanza statunitense, altri solo con residenza legale, e altri senza permesso di residenza legale.

C’è anche da tenere presente la questione della provenienza degli antenati dei latinos. Per quelli con radici in Messico il Partito Democratico ottiene i migliori risultati. Questo avviene soprattutto in California e nel Sudovest del Paese. I grandi centri urbani favoriscono ancora i democratici. Un’eccezione si è però vista nell’elezione del 2020 dove Trump ha ricevuto il 47% dei voti latinos in alcune contee al Sud del Texas. La Florida, invece, è un caso a parte per diverse ragioni. In primis la forte presenza dei latinos con radici in Cuba (30%) con tendenze elettorali conservatrici. Il resto dei latinos sono divisi tra colombiani, portoricani, e messicani. Questi ultimi tre pendono verso i democratici. Infatti la maggioranza dei latinos in Florida sono registrati al Partito Democratico (645 mila) comparati a 476 mila per i Repubblicani.

Il fatto che l’amministrazione di Joe Biden, con la maggioranza democratica alla Camera e quella risicata al Senato, non sia riuscita a modificare la legge sull’immigrazione non avrà dato ragioni ai latinos per appoggiarli alle urne. Ciononostante, a livello nazionale, il 53% dei latinos sono registrati col Partito Democratico e solo 28% coi repubblicani. Inoltre i latinos preferiscono rappresentanti democratici al Congresso con ampi margini (63% vs. 36%), secondo un sondaggio della Abc News. Da aggiungere anche che i latinos credono che i democratici stiano lavorando per conquistare i loro voti (71%), secondo un sondaggio del Pew Research Center.

I repubblicani però stanno facendo del tutto per corteggiare i latinos, concentrandosi sui valori della famiglia tradizionale, sul lavoro sodo e l’amore per il Paese. Le previsioni sono che come altri gruppi di immigrati venuti dall’Europa i latinos si comporteranno in modo simile. A mano a mano che si integreranno, divideranno il loro supporto in maniera più equa fra i due maggiori partiti nelle contese elettorali.

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Qui gli articoli su ViPiu.it di Domenico Maceri, PhD, professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.