Zaia diserta il Consiglio regionale, opposizione a Palazzo Balbi per “convocarlo”. E scoppia il caso “Ciosa”

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Luca Zaia consiglio regionale
Polemiche per l'assenza alla seduta del consiglio Regionale del presidente della Regione Veneto Luca Zaia

“Zaia manca di rispetto ad istituzioni e cittadini”: è quanto sostengono le opposizioni in consiglio regionale, che in occasione dell’odierna ultima seduta del Consiglio regionale del Veneto, chiamato a votare l’esercizio provvisorio del bilancio, avevano presentato una richiesta formale affinché il presidente della Regione Veneto fosse presente in aula. “Ma Zaia – spiega Vanessa Camani, capogruppo del Pd – ancora una volta, ha scelto di non partecipare e di tenere invece una conferenza stampa a Palazzo Balbi, a poche centinaia di metri dalla sede del Consiglio.”

L’esponente Pd ha definito Zaia “il presidente più assenteista della storia”. Vista la sua assenza, i consiglieri si sono trasformati in messaggeri: “Abbiamo deciso di andare noi da lui, portando la convocazione del Consiglio direttamente nelle sue mani. Il presidente avrebbe il dovere di presidiare l’aula, che è anche la sua casa istituzionale, e di assumersi la responsabilità delle scelte compiute in questi mesi. Invece sceglie di voltare le spalle proprio nel momento in cui si decide del futuro bilancio regionale: un atto grave, che dimostra tutta la distanza tra la Giunta e le reali necessità dei veneti, che saranno i primi a pagare le conseguenze dell’esercizio provvisorio”.

Anche i consiglieri regionali Renzo Masolo e Andrea Zanoni (AVS) hanno sottolineato l’assenza di Zaia alla seduta consiliare: “Sapevamo che il nostro Presidente della Regione è poco avvezzo al contradditorio e quindi predilige le conferenze stampa al confronto politico che il suo ruolo esigerebbe, ma ci saremmo attesi, da un ex ministro della Repubblica e ormai ex Presidente di Regione, maggior rispetto per le Istituzioni e per i Veneti.”

Anche i due consiglieri AVS hanno partecipato alla “spedizione” da palazzo Ferro Fini a palazzo Balbi per portare a Zaia la convocazione: “Siamo consapevoli che per tutti questi anni Zaia ha trattato i Veneti come elettori più che come cittadini, tuttavia, visto il suo accanimento morboso alla ricerca dell’ennesimo mandato, ci saremmo attesi uno Zaia minimamente responsabile nei confronti delle istituzioni e dei cittadini che è chiamato a rappresentare fino all’ultimo giorno.”

Masolo e Zanoni hanno poi concluso con una cupa previsione sul futuro: “Non sappiamo cosa metteranno a fare ‘il cittadino Luca Zaia’ nei prossimi mesi, ma invece sappiamo cosa dovranno affrontare le cittadine e i cittadini di questa Regione ogni volta che, ad esempio, si rivolgeranno alla sanità regionale o che realizzeranno quanto graverà sulle loro tasche il debito enorme procurato dalla Superstrada Pedemontana Veneta.”

“Ciosa” come offesa? Montanariello non ci sta

La “convocazione” del presidente Zaia ha avuto anche un risvolto “diplomatico”, per un vivace scambio con il consigliere Pd Jonatan Montanariello: “Il Presidente Zaia – ha commentato Montanariello – ha ben poco da indignarsi per le parole di Enrico Brignano sui veneti se poi è lui stesso a utilizzare Chioggia come termine dispregiativo. C’è una contraddizione evidente: non si può pretendere rispetto per i veneti e allo stesso tempo denigrare una città veneta e la sua comunità”.

Montanariello ha ricostruito quanto accaduto: “Nel corso del nostro intervento a palazzo Balbi, per chiedere al Presidente di presenziare al voto sul bilancio provvisorio, Zaia, mancando di rispetto a me chiamandomi “Ciosa”, ha mancato di rispetto a tutti i veneti che rappresento in Consiglio regionale. Io non considero quell’espressione un insulto, tutt’altro: per me “Ciosa” è un orgoglio, perché sono fiero di appartenere a una comunità e a un territorio meraviglioso. Il Presidente dovrebbe ricordarsi che parole e atteggiamenti hanno un peso, soprattutto quando provengono da chi ricopre il ruolo di massimo rappresentante istituzionale del Veneto. Chioggia non è e non sarà mai un’offesa. È storia, cultura, lavoro, tradizione e identità. Ed è questo che un Presidente dovrebbe valorizzare, non svilire”.