(Adnkronos) – “Vannacci per me è uno dei tanti che ha la tessera, ha uno statuto in mano e sa che funziona così, le regole sono chiare per tutti come lo sono per me lo sono anche per lui”. Così, a ’24 Mattino’ su ‘Radio 24’, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, a proposito del vicesegretario della Lega Roberto Vannacci.
Zaia ha poi aggiunto: “Tutti noi militanti rispettiamo le regole del partito e facciamo i militanti. L’identità è fondamentale, dobbiamo preservare l’identità della Lega: pensare al popolo, essere liberali, progressisti, autonomisti. Ho vissuto momenti migliori in Lega e anche peggiori, ma ne ho visti così in tutti i partiti della scena politica di questo Paese”.
A proposito poi del post sui social (*in fondo il testo e qui il link) in cui Vannacci riscrive la storia della marcia su Roma e delle leggi razziali, Zaia ha replicato: “Non ho visto il post, non rispondo a una cosa non vista, ma penso che quello delle leggi razziali sia stato uno dei peggiori periodi della storia, 6 milioni di persone, ebrei, zingari, gay, disabili, sono stati mandati al massacro nei campi di concentramento. Noi abbiamo questa piaga delle leggi razziali che non riusciremo mai a cancellare”.
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RIPETIZIONI PER CHI LA STORIA L’HA STUDIATA NEI MANUALI DEL PD.
Il 15 maggio 1921, Benito Mussolini viene eletto in Parlamento con i Fasci italiani di combattimento. Fu il terzo deputato più votato d’Italia.
La Marcia su Roma non fu un colpo di stato ma “poco più di una manifestazione di piazza” (Francesco Perfetti – storico). Il Regio Esercito, agli ordini del re, aveva tutte le possibilità di fermare la marcia su Roma ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato di assedio e il 29 ottobre convocò Mussolini a Roma (che giunse comodamente in treno da Milano) incaricandolo di formare un governo di coalizione.
Il 17 novembre 1922 l’esecutivo formato da Mussolini (composto non solo da fascisti, ma anche da liberali, popolari e nazionalisti) ottenne la fiducia della Camera dei Deputati con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti.
Così, fu possibile per Mussolini, continua Francesco Perfetti (storico) , “giungere al potere in maniera formalmente legale (….)”.
Il fascismo, almeno fino alla metà degli anni Trenta, esercitò il potere attraverso gli strumenti previsti dallo Statuto Albertino, cioè all’interno dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia.
Tutte le principali leggi — dalla riforma elettorale del 1923 alle norme sul partito unico, fino alle stesse leggi del 1938 (quelle razziali)— furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re, secondo le procedure previste dalla legge.
Durante la conferenza stampa al Centro Civico di Villa Lattes, il Comitato per il Completamento della Tangenziale di Vicenza ha denunciato con Giovanni Rolando...