Zona rossa a Vicenza: plauso della destra, contrarietà della sinistra. L’eurodeputata Guarda: “Altro che rosse, qui servono zone verdi!”

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Viale Milano zona rossa a Vicenza
Viale Milano, ora in zona rossa

La firma del prefetto Filippo Romano che istituisce la prima zona rossa a Vicenza, nell’area nei pressi della Stazione Ferroviaria, tra viale Milano, Campo Marzo, viale Venezia, corso Santi Felice e Fortunato e numerose vie del cosiddetto Quadrilatero, è stata accolta e commentata generalmente con favore dagli esponenti politici di destra, mentre da sinistra vengono espresse molte più perplessità e preoccupazioni.

L’on. Silvio Giovine di Fratelli d’Italia definisce l’attivazione della zona rossa come dimostrazione che “lo Stato c’è” e non risparmia critiche all’amministrazione Possamai, colpevole, a suo dire, di un atteggiamento troppo attendista sulla questione sicurezza.

I consiglieri regionali dell’intergruppo Lega – Liga Veneta Silvia Maino e Marco Zecchinato parlano di notizia attesa dai cittadini, dopo mesi di “furti, rapine e scorribande”, evidenziando da parte dell’amministrazione comunale prima totale contrarietà poi una qualche apertura sul tema zone rosse, fino alla firma del Prefetto che ha eliminato ogni tentennamento. Zecchinato e Maino hanno preannunciato la visita a Vicenza per venerdì 4 luglio del Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Ostellari e del Sottosegretario di Stato alla Sicurezza Nicola Molteni. Quanto ai dubbi della sinistra, “Anche a Padova la sinistra ha contestato i provvedimenti – rispondono -, ma i risultati sono evidenti. Non è un caso che anche a Vicenza i residenti avessero sostenuto e richiesto l’adozione di questo provvedimento”.

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Joe Formaggio dichiara il suo sì deciso all’istituzione della zona rossa attorno alla stazione di Vicenza ma aggiunge che il provvedimento è solo il primo passo per difendere la città dalla criminalità. “Non basta blindare un’area per tre mesi. Non possiamo accontentarci di una misura temporanea: Vicenza ha bisogno di una svolta, con più controlli, presidi fissi, tolleranza zero verso chi delinque e rispetto assoluto per chi lavora, studia, vive onestamente la città. I vicentini hanno diritto a riappropriarsi dei loro spazi senza paura, e a uno Stato che fa rispettare le regole tutti i giorni, non solo nei titoli dei giornali”.

L’ex sindaco di Vicenza e consigliere comunale di FdI Francesco Rucco osserva che l’istituzione della zona rossa è un segnale importante e nei prossimi mesi sarà fondamentale monitorarne l’impatto sulla sicurezza dei cittadini e valutarne i benefici reali. La zona rossa non basterà se però a livello locale non ci sarà impegno serio e costante: «È necessario mettere in campo un piano organico di contrasto al degrado, capace di prevenire situazioni di marginalità e pericolo, oltre a rafforzare la Polizia Locale con maggiori investimenti e dotazioni — bodycam, taser, presidi fissi e mobili — proposte che Fratelli d’Italia ha avanzato più volte negli scorsi mesi, ricevendo solo silenzi o scaricabarile da parte della maggioranza di centrosinistra. Ora che lo Stato ha fatto la propria parte, con un segnale positivo e di attenzione verso Vicenza, il Comune non può più rimanere fermo».

Di segno totalmente opposto il parere di Coalizione Civica Sinistra Verdi, che definisce la zona rossa una misura inefficace e pericolosa. In un comunicato congiunto, i portavoce di CCSV Nora Rodriguez e Ciro Asproso e i consiglieri comunali Mattia Pilan e Martina Corbetti esprimono tutta la loro contrarietà su una scelta che «dietro a una supposta esigenza di decoro e sicurezza, limita le libertà individuali e finisce per colpire le persone più fragili e marginalizzate; il tutto, sulla base del “principio di presunta colpevolezza”, un’anomalia che non trova alcun riscontro nel nostro ordinamento giuridico. Ancora una volta, di fronte a fenomeni complessi come l’emarginazione, la povertà e le difficoltà di convivenza in determinate aree della città, la risposta non è l’investimento sul welfare e il potenziamento dei servizi sociali, ma la repressione, l’esclusione e l’allontanamento». Secondo gli esponenti CCSV invece proprio alcuni eventi organizzati nella zona ora oggetto di chiusura, come il Lumen festival, hanno dimostrato che se un’area è vissuta, è meno soggetta ad attività criminose. Le zone rosse, insistono, sono un segnale di resa, non un intervento utile per diverse ragioni: “La cronica carenza di agenti da impiegare sul territorio non consente di effettuare i necessari controlli; l’espulsione di queste persone indesiderate finisce solo per aggravare la situazione di disagio nelle zone limitrofe; la creazione di confini artificiali all’interno della città alimenta la paura, crea ulteriori tensioni e mina il senso di comunità. Vicenza ha bisogno di ben altro, e cioè di adeguate risorse economiche e di più personale: sia nel campo del sociale che negli organici delle forze dell’ordine, in sofferenza evidente, come dimostra la lentezza nell’ottenere i permessi di soggiorno che permetterebbero una maggior inclusione sociale, diminuendo anche la precarietà».

Secondo Rodriguez, Asproso, Pilan e Corbetti dunque le zone rosse sono una scorciatoia usata dal Governo per “non risolvere” il problema: «Esprimiamo un secco no alla zona rossa, o ancora meglio: alla propaganda governativa che non porta a nulla se non a instillare nelle persone un maggior senso di insicurezza senza alcun risultato effettivo».

La voce più originale sul tema è quella dell’eurodeputata dei Verdi Cristina Guarda, che più che sul no alla zona rossa a Vicenza, insiste sul fatto che nella città del Palladio servirebbero più zone verdi, cioè più alberi e piante, e che la crisi climatica è il problema più urgente da affrontare: “Le nostre città sono invivibili per il collasso climatico. Le uniche zone rosse di cui dovremmo parlare sono quelle che vediamo nelle mappe del meteo, in corrispondenza del caldo che segna ogni estate nuovi record. Questa è la vera emergenza urbana. Mentre a Vicenza si istituisce una delle nuove ‘zone rosse’ volute dal governo Meloni, un operaio è in coma nel vicentino per il caldo estremo, dopo che assieme a un collega è collassato mentre lavorava in una buca. I pronto soccorso registrano un aumento vertiginoso degli accessi, città come Firenze e Bergamo sono colpite da blackout, a Milano sul crollo dell’insegna delle Generali potrebbe aver influito il gran caldo. Le nostre città hanno bisogno di più alberi, parchi e infrastrutture climaticamente resilienti. Serve una rivoluzione del verde urbano”. E nel caldeggiare le zone verdi, Guarda conclude allargando il discorso alla politica internazionale: “Leggo che l’ordinanza del prefetto sarebbe motivata anche dalla presenza di una grande comunità americana a Vicenza. Un’altra conferma che l’aggressiva politica estera di Trump è un fattore di insicurezza, dal globale al locale”.