Zona rossa a Vicenza, Rifondazione Comunista attacca: «Un atto di guerra contro i poveri»

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Zona rossa a Vicenza (foto di archivio)
Zona rossa a Vicenza (foto di archivio)

Accende la protesta politica la recente istituzione della cosiddetta “zona rossa” attorno alla stazione e in alcune aree del centro cittadino . A scendere duramente in campo è anche Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza, che in una nota diffusa oggi parla senza mezzi termini di «atto di guerra contro i poveri», puntando il dito contro prefettura, questura e amministrazione comunale.

Il provvedimento, firmato dal prefetto Filippo Romano e motivato da esigenze di sicurezza urbana, prevede una serie di misure restrittive nei confronti di soggetti considerati potenzialmente pericolosi o socialmente problematici. Per Rifondazione, si tratta invece di una «caccia legalizzata alle marginalità umane», diretta contro migranti, senzatetto e persone fragili.

«È una militarizzazione dello spazio urbano – denuncia il partito della sinistra radicale – che colpisce chi è già oggetto di esclusione economica, sociale e istituzionale». Le critiche si estendono anche al piano politico e culturale: «Non è una lotta al degrado, ma alla povertà. Non è una cura al disagio, ma un modo per nasconderlo».

Il comunicato sottolinea inoltre il rischio di violazioni costituzionali, richiamando l’articolo 16 (libertà di circolazione) e l’articolo 3 (uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge). «Con la zona rossa si introduce una giustizia differenziata, che discrimina i più deboli, senza passare per un processo», si legge nella nota.

Secondo Rifondazione, misure simili, già applicate in città come Padova, Napoli e Milano, non hanno risolto i problemi ma li hanno solo spostati altrove. «Si costruisce una città blindata per benestanti e benpensanti, e si emarginano i poveri. È il fascismo urbano del XXI secolo», accusa la segreteria provinciale.

Il partito chiede l’immediato ritiro del provvedimento e propone un piano alternativo fatto di politiche sociali: più case popolari, centri di accoglienza, sanità territoriale, assistenza, cultura, trasporti gratuiti e inclusione. «La sicurezza si costruisce con i diritti, non con i manganelli», conclude il comunicato.

Una presa di posizione che tiene aperto il dibattito pubblico sulla gestione della sicurezza urbana a Vicenza, mentre a fronte dei consensi si moltiplicano le manifestazioni di dissenso e le richieste di un approccio meno repressivo e più inclusivo.