
Firmato il verbale di riparto delle risorse previste dalla legge regionale 26/2024: 51,7 milioni all’anno fino al 2027. Lanzarin: “Il bonus da 350 euro è una risposta concreta alle esigenze dei lavoratori”
Un bonus welfare da 350 euro per ogni dipendente del comparto e della dirigenza sanitaria: è il cuore dell’accordo firmato oggi tra la Regione del Veneto e le organizzazioni sindacali della sanità, nell’ambito del riparto delle risorse previste dalla legge regionale n. 26 del 29 ottobre 2024.
Il provvedimento dà attuazione al Patto per la Salute 2019–2021 e consente l’incremento dei fondi contrattuali delle Aziende ed Enti del Servizio sanitario regionale fino a un massimo del 2% del monte salari 2018. In cifre: 51.759.003 euro annui per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027.

“Grande soddisfazione” è stata espressa dall’assessore regionale alla sanità, Manuela Lanzarin, che ha spiegato: “Abbiamo definito una quota welfare pari a 350 euro per ciascun dipendente, da erogare sotto forma di buoni acquisto. È un intervento concreto a sostegno del reddito delle famiglie, che sfrutta i vantaggi fiscali e contributivi previsti dalla legge nazionale. Siamo la prima Regione ad adottare questa misura e ne siamo orgogliosi”.
Il bonus è destinato al personale dei ruoli sanitario e sociosanitario del comparto e della dirigenza sanitaria. Essendo erogato in forma di buoni acquisto, non concorre a formare reddito da lavoro dipendente ed è esente da imposte e contributi, con un beneficio netto sia per i lavoratori sia per le aziende, che potranno utilizzare integralmente le risorse per il benessere del personale.
Le somme residue, al netto della quota welfare, saranno invece ripartite tra comparto e dirigenza in proporzione al monte salari 2018, con la successiva definizione dei criteri di distribuzione a livello aziendale.
“È una misura che riconosce concretamente il valore dei professionisti della sanità e rafforza l’attrattività del nostro servizio sanitario – ha concluso Lanzarin –. Ora si aprono i tavoli contrattuali separati per la dirigenza e per il comparto, per stabilire la ripartizione tra le singole aziende del SSR e i criteri di utilizzo in sede di contrattazione integrativa”.
Una scelta che si inserisce nel quadro più ampio delle politiche regionali per la stabilizzazione del personale sanitario e il rafforzamento della sanità pubblica in Veneto, in un momento ancora segnato dalla carenza di operatori nei servizi fondamentali per la salute dei cittadini.