
In vista delle elezioni regionali del Veneto e nell’ambito delle azioni di difesa degli inquilini delle Case Popolari di Vicenza, Rifondazione Comunista richiama l’impegno dei candidati nel portare avanti alcuni punti fondamentali e già in passato oggetto di lotte. A sottolinearlo è il Coordinamento Inquilini delle Case Popolari di Vicenza.
I punti programmatici che le associazioni chiedono di affrontare immediatamente riguardano gli affitti realmente proporzionati al reddito, con riduzioni strutturali per pensionati, famiglie con redditi bassi, persone fragili e nuclei monoreddito. Viene poi sollecitato un piano straordinario di recupero degli alloggi pubblici sfitti, con l’obiettivo di azzerare entro tre anni il patrimonio inutilizzato. La richiesta include anche lo stop a ogni forma di aumento punitivo di affitti, conguagli e spese che non sia accompagnato da trasparenza, controlli sui gestori e garanzie per gli inquilini. Il Coordinamento chiede inoltre un nuovo modello regionale di edilizia pubblica, con investimenti continuativi, manutenzioni programmate e criteri di assegnazione chiari, equi e rapidi. Infine, si chiede l’istituzione di un Tavolo Regionale permanente degli inquilini, con potere consultivo obbligatorio su ogni norma che riguardi Edilizia Residenziale Pubblica (ERP), canoni e gestione Ater.
Inquilini Ater: il ricordo delle mobilitazioni del 2019-2020
Per dare forza alle richieste, il Coordinamento ricorda le lotte per la casa del 2019-2020, quando “la Regione Veneto provò a mettere pesantemente le mani nelle tasche degli inquilini delle case popolari con aumenti ingiustificati, norme vessatorie e un impianto punitivo costruito sulla diffamazione dei residenti”. In quell’occasione, fu proprio “la mobilitazione degli inquilini — sostenuta e organizzata da Rifondazione Comunista, dai comitati cittadini e da tante realtà sociali — a fermare la sporca manovra”.
In quei mesi centinaia di persone scesero in piazza davanti ai municipi, alle sedi Ater e perfino sotto Palazzo Balbi. Assemblee, presidi, manifestazioni e una pressione politica continua portarono allo scoperto l’ingiustizia delle misure volute dalla giunta Zaia.
Il Coordinamento ricorda che tutti rammentano, “anche a Vicenza sotto l’Ater, gli anziani inquilini delle case popolari a protestare contro Zaia e in consiglio comunale con l’allora sindaco Rucco che, cogliendo le drammatiche dimensioni del problema reale che la sua maggioranza stava creando in regione, ascoltò con attenzione le proteste degli inquilini”.
La narrazione dei “furbetti” crollò rovinosamente di fronte alla realtà: pensionati, famiglie monoreddito, persone fragili, grandi anziani, disabili che rischiavano di trovarsi con affitti raddoppiati o con richieste di pagamento assurde o messi letteralmente alla porta con le lettere di sfratto in mano. La mobilitazione fu così ampia e determinata in tutte le province del Veneto che Zaia fu costretto a una clamorosa marcia indietro.
Il ritiro di norme già annunciate come definitive e il freno su altre che avrebbero devastato migliaia di nuclei familiari furono considerati una vittoria che “dimostrò una volta per tutte che, quando gli inquilini si organizzano e c’è un fronte politico disposto a sostenerli, la Regione è costretta a fare i conti con chi subisce davvero le sue scelte”.
Il Coordinamento conclude: “Oggi, sotto elezioni, tutti i partiti riscoprono il “diritto alla casa”. Ma gli inquilini delle case popolari vedono e non dimenticano. La casa non è uno slogan elettorale: è un diritto. E in Veneto è ora di difenderlo davvero”.





































