5 stelle: ma chi t’ha chiamato? De Falco, De Bonis, Moi, Valli & c. tornino da dove sono venuti, cazzo!

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5 Stelle espulsi De Falco, De Bonis, Moi e Valli
5 Stelle espulsi De Falco, De Bonis, Moi e Valli

Chi si avvicina ai 5 Stelle fa presto ad accorgersene: la selezione della classe dirigente è il problema più grosso della rivoluzione pentastellata. Se poi il nostro neofita è anche dotato di buona immaginazione, nota all’istante che il blog di Grillo, la piattaforma Rousseau e il Blog delle stelle, corrispondono ad altrettante aree di influenza che esibiscono ideologie diverse, molto spesso confliggenti, ma per ora alleate, che prima o poi mostreranno l’impossibilità di convivere sotto lo stesso equivoco.

Il blog di Beppe Grillo e quello delle stelle

Il blog di Beppe Grillo – una cronaca da un futuro immaginario delle tecnologie ecologiche e dalle amministrazioni efficienti – vive lontano dai problemi che invece tormentano la pratica di governo esposta nel blog delle stelle. Né l’uno né l’altro sondano il profondo della nostra società alla ricerca della contraddizione che spieghi la mancata realizzazione dell’empireo grillino.

Gli “ismi” sono parolacce

Per questo sarebbe bastata l’analisi marxista, ma nel cosmo post-ideologico a 5 stelle marxismo è una parolaccia, quanto liberalismo, fascismo e comunismo. Così, mentre gli “ismi”, usati a sproposito dai vecchi politici di regime, perdono significato, l’obbligo imposto dalla narrazione post-ideologica pentastellata impedisce di capire profondamente e definitivamente la realtà sociale, e si affida al generico senso di giustizia, molteplice e soggettivo quanto ognuno dei rappresentanti del Movimento.

La piattaforma Rousseau

A fungere da collante tra le diverse anime c’è la piattaforma Rousseau, che concede cittadinanza ad ogni idea, ne accetta le “buone volontà” contenute, e le sottopone a vaglio elettivo. Sembra che il paradiso sia stato raggiunto, se non fosse per quell’inezia delle “idee che camminano con le gambe degli uomini”, degli uomini da eleggere per realizzarle, di quelli da designare per essere eletti. Ecco, allora, la democrazia di Casaleggio, dalla tecnologia intermittente, dal capriccio discrezionale, e dalla dittatura aspra e imperscrutabile, approntata per azzoppare in modo definitivo l’ansia rivoluzionaria dei grillini. Come tutti i sistemi che hanno la presunzione di essere il meglio su piazza per l’umanità, crede di essere perfettibile ma ineluttabile; e come tutti i sistemi presuntuosi continua ad imbarcare “sòle”, personaggi che si dimostrano dei bidoni, una volta superato l’ostacolo teorico della selezione a 5 stelle.

La prima sòla Matteo Dall’Osso e gli altri espulsi

Matteo Dall’Osso è la prima sòla di questa legislatura. Pretendeva di essere stato eletto per risolvere una faccenda semi-privata, un importante punto di vista di un disabile per i disabili, ma che non sopportava i rigori e gl’inciampi della realtà parlamentare. E, cosa incredibile, vuol farci credere che questa sensibilità sia invece di casa in Forza Italia e da Berlusconi. Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Giulia Moi e Marco Valli sono stati espulsi, precedendo Elena Fattori e Paola Nugnes in attesa di sentenza. Lello Cimpolillo, richiamato. Ognuno di loro (nella foto De Falco, De Bonis, Moi e Valli) pretende di esprimere il mandato parlamentare in piena libertà, un punto di vista privato, come se avessero avuto da ognuno dei loro elettori un mandato pieno, senza passare per le regole del Movimento e dunque del contratto di governo.

La linea del Capo Politico

Eppure era stato loro spiegato che la linea del M5S è decisa dal Capo politico, a volte dall’assemblea degli eletti, altre dall’assemblea del Movimento in rete. Era stato spiegato che non esistevano posizioni autonome se non al momento del dibattito, era stato spiegato che la libertà di mandato e i 5 stelle erano quanto più lontano ci fosse in politica e pure in fisica. Se qualcuno degli eletti ora tira fuori la scarsa democrazia e l’art. 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” o è demente o è in malafede.

I tornaconto

Il fatto è che non c’è mai una recriminazione teorica senza un equivalente tornaconto: ognuno dei fuoriusciti dal Movimento, scappati o espulsi, ha sempre smesso di dimezzarsi lo stipendio, e qualcuno ha avuto anche altre prebende come premio del tradimento. Ecco perché nel contratto degli eletti c’era la penale di 100 mila euro (troppo pochi) da pagare in caso di cambio di casacca. Ecco perché sarebbe essenziale per il M5S dimezzare gli stipendi per tutti i parlamentari: per evitare ai propri la tentazione di scappare a prendersi lo stipendio pieno.

La classe dirigente

Ma il problema è sempre quello della selezione della classe dirigente. Il Movimento, con l’attuale sistema Casaleggio attenuato dalla designazione di vertice che raccatta gli eroi popolari, non riesce ancora a selezionare dei rappresentanti parlamentari capaci di capire la filosofia grillina. Se nemmeno ai parlamentari eletti sono chiare le idee di “vincolo di mandato” e “recall”, vuol dire che il sistema fa acqua da tutte le parti, vuol dire che la ‘democrazia compiuta’ della rivoluzione a 5 stelle è ancora lontana dall’essere elaborata.