Ballottaggio Vicenza, lo scontro tra Rucco e Possamai visto da La Repubblica: “Possamai e il suo team di giovani alla conquista di Vicenza per strapparla al ‘civico di destra’ Rucco”

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ballottaggio Anche su Pnrr Confronto confronti tv all'americana di Rucco con Possamai e candidati Sindaco di Vicenza
Anche su Pnrr Confronto all'americana di Rucco con Possamai e candidati Sindaco di Vicenza

Il ballottaggio per l’elezione del sindaco di Vicenza è alle porte e i due contendenti, Possamai e Rucco, studiano le ultime uscite pubbliche. Oggi, il candidato del centrodestra ha parlato con Claudio Cicero del tema dell’Alta Velocità, mentre quello del centrosinistra attende la sera per l’evento conclusivo in piazza della sua campagna elettorale.

Nel frattempo che scadano queste ultime ore di campagna elettorale, che arrivi il silenzio e che poi si entri nel vivo del voto per il ballottaggio, domenica 28 e lunedì 29 maggio 2023, proponiamo ai lettori questo “spaccato” della scena vicentina chiamata al voto così come fornito dall’inviato de La Repubblica, Concetto Vecchio.

Possamai e il suo team di giovani alla conquista di Vicenza per strapparla al ‘civico di destra’ Rucco”

“Dal passo quello sembra dei nostri”. L’attivista Lorella Baccarin scruta l’orizzonte lattiginoso. Un signore avanza in bicicletta. “Vota ben!”, gli dice quando ce l’ha di fronte, posando il volantino con l’immagine di Giacomo Possamai nel cestino. “Ma quello non è Abdul?”. Abdul non vota, ma ascolta paziente, gli stranieri in città sono il 16 per cento della popolazione, i loro figli un giorno lo faranno. Poi squadra scettica il cronista: “Ti no te sì mia de Vicensa?“. Un lampo di delusione la coglie. “Scrivi ben, alora”.

Per le strade di San Bortolo, case anni Cinquanta, piccoli parchi curati, avanza una carovana di cento persone con le magliette rosse e blu e la scritta “Ora il futuro”. Alla sua guida un ragazzo riccioluto di 33 anni in jeans e sneaker, che punta a diventare il prossimo sindaco di Vicenza: Giacomo Possamai. “Ultimamente il Pd vinceva in centro, al primo turno invece ci siamo imposti anche qui”, spiega. L’anno scorso Enrico Letta, il suo maestro politico, gli aveva offerto un posto blindato alla Camera, Possamai ha rifiutato. Battere la destra sembrava irrealistico, il sindaco uscente, Francesco Rucco, ha dietro a sé l’intero centrodestra, e il vento del melonismo soffia impetuoso: alle politiche l’alleanza ha svettato col 44 per cento. A gennaio un primo sondaggio dava Possamai indietro di diciassette punti; l’altra domenica ha distaccato Rucco di mille voti. Domenica e lunedì, ballottaggio. Ma ora è Rucco quello che rincorre.

Come ha fatto? E che città è Vicenza?

Centomila abitanti e nessun problema, pensi passeggiando per corso Palladio. Tutti si salutano per nome. È la grassa provincia, immutabile ai riti e alla storia, che esporta per 20miliardi euro, un record, solo a Milano fanno meglio; le pelli delle auto tedesche vengono da queste concerie, e poi tanta metalmeccanica, moda, oro, il lavoro come religione descritto da Vitaliano Trevisan in Works. Gli imprenditori però sono disperati: non trovano manodopera. Qui uno studente di un istituto tecnico già all’inizio del quinto anno riceve sei-sette proposte di lavoro, servono periti, ingegneri, operai specializzati, “ma anche generici, baristi, cuochi, tornitori, tuttooo“, si accalora il segretario della Cisl, Raffaele Consiglio. Il suo sindacato ha calcolato che in provincia, “ma Vicenza è un’unica area metropolitana punteggiata dai capannoni”, tra cinque anni mancheranno diecimila persone in età di lavoro, che diventeranno 75 mila tra quindici. La Confindustria perciò ha molto insistito per impiantare le sedi universitarie di Verona e Padova, ma poi una volta laureati i talenti non vogliono rimanerci a Vicenza.

Com’è possibile? La città è elegante, a misura d’uomo, il Teatro Olimpico è forse il più bello d’Italia, molti giocatori del mitico Lanerossi si sono fermati a fine carriera. I giovani da trattenere sono un grande tema della campagna elettorale, insieme alla Tav, all’inquinamento Pfas e al triste primato delle polveri sottili. Ma reclamano un contesto che vada oltre il lavoro, quel che trovano non li incanta, la reputano anche poco notturna, dopo una certa ora non trovi ristoranti aperti. Sono evidenze sorprendenti, a conferma che è nella contraddizione la vera cifra italiana.

In una città che non accoglie i giovani, Possamai ha fatto il miracolo di radunarli attorno a sé. Ha uno staff di ragazzi e le cinque liste civiche a suo sostegno sono un inno alla gioventù. È un figlio del partito, ma con una sua visione autonoma della società, del vivaio dei sindaci trentenni, da Enzo Lattuca di Cesena a Michele De Pascale di Ravenna, passando per il baby Andrea Furegato, 26 anni, il primo cittadino di Lodi che marcia per San Bortolo con gli altri. “Non ho mai visto un entusiasmo così”, giura Lorella Baccarin, “e ho 62 anni”. Possamai non ha voluto leader da Roma, solo amministratori, da Sala a Nardella, come non li volle un anno fa a Verona Damiano Tommasi. E ci sono molte analogie tra le due campagne, anche Possamai fa le passeggiate nei rioni, e Dario Vergassola chiuderà con lui, come chiuse con Tommasi: del resto il guru, Giovanni Diamanti, è lo stesso. Poi Possamai è riuscito a riunire tutte le anime del centrosinistra, da quella radicale al Terzo Polo, ha fatto un accordo pure col M5S. E sta con lui Matteo Tosetto, storico assessore di Forza Italia, (“ho rotto in disaccordo con la caduta di Draghi“), la cui lista ha preso più voti degli azzurri. Insomma, i moderati sono tentati: senza quelli non si canta messa nella cattolicissima Vicenza. Del resto, si vantava Toni Bisaglia nei primi anni Ottanta, “su 121 sindaci 120 sono democristiani”.

Anche Rucco, 48 anni, avvocato, ha l’aria del pacioso dc, seppur cresciuto in Alleanza nazionale, cinque anni fa vinse puntando sulla sicurezza, da sindaco ha fatto duemila multe per accattonaggio. “Non vuoi che venga Elly Schlein perché i suoi valori non piacciono ai vicentini”, stuzzica Possamai. Rucco sa che è nel civismo la chiave del successo, e infatti si definisce “civico di destra”, raccontano però che ha la tessera segreta della Lega in tasca, non a caso il suo sponsor è Matteo Salvini, che è venuto già cinque volte, e così Giorgetti, Crosetto, Bernini, De Poli. Ha dovuto imbarcare un suo ex assessore, Claudio Cicero, detto “il signore degli anelli”, per la sua predilezione alle rotatorie, dopo che lo aveva insultato per l’intera sindacatura. Per rimontare si aggrappa al vento della destra, ma Giorgia Meloni si è ben guardata dal venire, e ha mandato il fido Donzelli. Basterà? Come ha fatto notare Marino Smiderle, il direttore del Giornale di Vicenza, “le dinamiche politiche nazionali contano molto poco nella scelta del sindaco per la propria città”.

Fare schei, per fare schei, ma poi capisci che non basta più, e il problema è quindi come fare i conti con la ricchezza in un mondo cambiato: rendersi desiderabili ai ceti nuovi. Serve un sindaco, e soprattutto una visione. “Mi hai copiato il programma” gli ha detto Rucco, nel confronto a Tele Chiara. E Possamai: “L’importante è che non copio le cose che hai fatto negli ultimi cinque anni”.

fonte: La Repubblica


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