Banca Popolare di Vicenza, Il Messaggero: si va verso un unico maxi-processo

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Va verso l’unificazione in un solo maxi-processo l’inchiesta sul crac della Banca Popolare di Vicenza, che ha visto ieri un altro passo avanti della Procura, con il deposito di nuove richieste di rinvio a giudizio. Si tratta di un secondo capitolo di indagine: quello per l’ostacolo alla vigilanza nei confronti di Consob, che i vertici dell’istituto avrebbero compiuto all’atto dell’aumento di capitale nel 2014. È per quell’episodio – oggetto anche di un conflitto di competenza territoriale Milano-Vicenza, che la Procura berica aveva ottenuto a inizio febbraio il sequestro preventivo di 106 milioni di euro: ovvero il profitto stesso dell’aumento di capitale, realizzato da BpVi schermando i controlli di Consob. Quei soldi, all’esito del processo, potrebbero andare a risarcire in toto i risparmiatori ingannati.

Si tratterebbe di circa 100 azionisti che – attratti da una particolare azione di consulenza effettuata dalla Banca avevano sottoscritto quote dell’aumento: in gran parte piccoli e medi risparmiatori, che subirono pesanti perdite proprio in virtù di una attività della banca che non era stata comunicata a Consob e che integra di fatto il reato di ostacolo. I pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi hanno chiesto il rinvio a giudizio per l’ex direttore generale Samuele Sorato, il suo vice Emanuele Giustini, e la stessa Banca Popolare vicentina. L’ex presidente Gianni Zonin e tutti gli altri indagati già nel primo troncone saranno a chiamati a rispondere invece di ostacolo alla vigilanza verso Bankitalia e Bce.

da Il Messaggero