Bitonci conferma che passa la “rivoluzione” del “ristoro” come da legge 205 e ne allarga subito la dotazione ma evidenzia le balle di Arman e la debolezza della associazioni divise

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Tiriamoci un attimo fuori dalla bagarre ed esaminiamo le dichiarazioni fatte, a tutti i rappresentanti presenti delle associazioni dei soci BPVi, Veneto Banca e 4 banche risolte, dall’on. Massimo Bitonci(Lega) sottosegretario del MEF, e diffuse anche da Radiocor (da noi subito riportate il 4 ottobre) e, soprattutto, le sue dichiarazioni in voce e senza filtri a Rete Veneta ieri 12 ottobre molto più inequivocabili nel caso le agenzie del 4 agosto fossero state troppo sintetiche o avessero frainteso qualche affermazione sua o del collega Alessio Villarosa (M5S).

 

Tra le frasi dei due sottosegretari, da noi non ascoltate direttamente il 4 ottobre ma riferite ieri a Rete Veneta con chiarezza da Bitonci, tra l’altro a conferma di quanto riportato dalle agenzie, c’erano quelle che avevano portato alcune associazioni, rappresentate plasticamente da Andrea Arman, la musa di don Enrico Torta, a inneggiare a S. Francesco in barba alle “altre”, loro nemiche giurate e “calunniatrici”, e queste ultime a gioire con moderazione per bocca di Fulvio Cavallari (Adusbef) che invitata ad essere meno passionale Patrizio Miatello che, maltrattato dal prete, dall’avvocato e da Ugone, in fondo non vedeva l’ora di dare sfogo ad alcune conferme di principio del suo sforzo.

Tirandoci fuori dalla bagarre, cosa ci dicono oggi le frasi chiare e non filtrate in un modo e nell’altro da ascoltatori singoli che poi si autonominano interpreti esclusivi della (loro) verità e messaggeri divini verso le loro truppe, dimenticando che queste sono delle folle già massacrate fisicamente e spiritualmente da chi ha sfruttato la loro fiducia, le banche.

Ebbene il governo del cambiamento  cosa fa (ascoltate Bitonci)?

– recepisce il principio rivoluzionario (bravo!) della legge 205 (oggettivamente fortemente voluta dalle associazioni, secondo l’ineffabile musa sacerdotale, “calunniatrici” e “fiancheggiatrici” del vecchio governo) secondo cui chi ha sottoscritto titoli rifilati con inganno (quindi vittime di “misselling” come scandisce Bitonci) deve essere “ristorato” (questo e non altro è il termine responsabilmente usato dal sottosegretario leghista per non scatenare, oltre alle saette che arrivano da queste parti “ogni altro giorno”, altri fulmini europei contro “rimborsi di azioni” che non sarebbero ammissibili)

– incrementa da subito a 1.5 miliardi (Cavallari il 4 ottobre ricordava che, prima che ci siano atti ufficiali, è meglio ancora dire “promette di incrementare”) la dotazione minima di partenza della 205 (i famosi 25 milioni all’anno) e semplifica le procedure di accesso (bravo il governo attuale per entrambe le decisioni ma sorvoliamo sul fatto che alla base c’è sempre la 205 o l’impianto che definiva per il quale le risorse erano incrementabili e le regole di ingaggio erano ulteriormente semplificabili se si fosse partiti prima col decreto attuativo…)

– preleva quel miliardo e mezzo dai fondi dormienti, che proprio le associazioni brutte e cattive avevano individuato…

Potremmo continuare nell’elogiare il nuovo governo se farà quanto ore Bitonci promette forte del contratto di governo che prevede proprio di attuare l’impianto della “legge esistente” (poi se cambierà numero e nome per motivi di marketing ai soci poco interesserà) ma guardate e, soprattutto, ascoltate con attenzione  le parole di Bitonci (oltre a misselling e ristoro) e confrontatele con i peana di Arman: avremo il 100% di rimborsi…!

I soci avranno il 30% del lodo (che mediamente è del 50% di quanto rivendicato) e, quindi in buona sostanza, solo il 15%  di quanto versato per i titoli acquisiti (ergo sarebbero di fatto esclusi coloro che hanno già aderito all‘Offerta Pubblica di Transazione che quel 15% l’hanno già percepito) e per giunta con un tetto di 100.000 euro: tutti questi due limiti nella 205 non c’erano e attendiamo ora come saranno fissati dagli atti ufficiali.

Da tutto questo e da quello che ascolterete (le frasi di Arman prima del 4 ottobre come obiettivi da assicurare ai propri associati e quelle pronunciate il 4 ottobre millantando il loro raggiungimento) traete voi le vostre conclusioni.

Per noi, che non dobbiamo recuperare soldi persi, è positivo che si stia consolidando il principio, ripetiamo rivoluzionario, aborrito dal sistema finanziario scalfito dalla legge 266 del 23 dicembre 2005 (che destinava, prima di essere di fatto messa in un cassetto impolverato, i fondi dormienti alle vittime di reati finanziari) e attaccato finalmente dalla legge 205, che c’è, e da quella NNN che ci sarà, se ci sarà.

Ma il 30% del 50% con tetto a 100.000 euro è quello che le associazioni non calunniatrici (ma non vale il principio universale della reazione uguale e contraria all’azione?) e non fiancheggiatrici (se non di questo governo) avevano “promesso” ai loro seguaci?

E per costoro è un successo il fatto che col 15% (il 30% del 50%) di ristoro è facile immaginare l’esclusione di chi ha aderito all’Opt delle venete (su circa 208.000 risparmiatori complessivi  ben 121 mila soci di cui 66.770 della fu Banca Popolare di Vicenza54.374  dell’altrettanto trapassata Veneto Banca) che hanno già incassato quel 15% pari in tutto a 440 milioni, di cui 192 per BPVi e 248 per l’Istituto di Montebelluna?

Un ultimo conteggio pragmatico, sempre in attesa, però, degli atti ufficiali, lo proponiamo a chi ci legge (tutte le associazioni belligeranti incluse) e al governo del cambiamento: escludendo per un momento le 4 banche risolte (importanti, per carità, ma, più che lontane dal territorio di cui prevalentemente ci occupiamo, con numeri di danneggiati e con valori molto minori visto che si limitano essenzialmente agli obbligazionisti) se con 440 milioni, al 15% del danno subito da loro che dal 2007 in poi avevano di fatto acquistato ai valori drogati, si sono “acquietati” 121.000 soci su 208.000 circa basterà molto meno per “silenziare” i rimanenti che per le venete non sono 87.000 ma di meno, visto che vanno sottratti quelli che Bitonci, giustamente, chiama “speculatori”, e visto che il loro 15% sarà molto più basso poiché hanno acquistato o hanno ereditato a valori di carico, vero Arman?, molto più “contenuti”, financo qualche euro ogni azione.

Ecco che, quindi, seguendo questi ragionamento, di quei 1.500 milioni se ne spenderebbero sì e no 250 a dir tanto per le venete e non sappiamo quanti, ma molti meno, per le 4 banche risolte.

E allora?

Allora candidato 5 Stelle Arman, lei che non è “fiancheggiatore” di nessuno, proponga di dividere i mille e passa milioni di avanzo equamente e cristianamente – l’ex PD don Enrico sarà d’accordo con lei visto anche il suo endorsement recente per i 5 Stelle – tra chi aspetta il reddito di cittadinanza…
Volete che tra loro non ci sia qualche risparmiatore azzerato dalle banche ma anche dalle associazioni (tutte o quasi tutte) che, divise come sono e come sono state, hanno conseguito una vittoria di Pirro?
È stato, infatti, fissato, se, ha ragione Cavallari, verrà ufficializzato non cancellando almeno quell’aspetto della 205, il principio rivoluzionario del ristoro agli imbrogliati, ma costoro di soldi ne vedranno, quelli che li vedranno, ben pochi…

Una rivoluzione a metà o molto meno, una balla di rivoluzione, insomma, visto che ab aeterno vale  l’articolo quinto: solo chi ha i (vostri) soldi ha vinto.