Carcere per i giornalisti e libertà di stampa: la proposta di FdI spinge l’Italia verso il bavaglio. Perplessità anche di Bongiorno e Zanettin

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Carcere per i giornalisti e libertà di stampa
Carcere per i giornalisti e libertà di stampa

L’odierno blitz di Fratelli d’Italia al Senato ha riacceso un dibattito acceso e complesso in Italia, centrato sulla libertà di stampa e sulle leggi sulla diffamazione. A sorpresa, il capogruppo meloniano Gianni Berrino ha presentato una serie di emendamenti che reintroducono il carcere per i giornalisti accusati di diffamazione, nonostante una chiara sentenza della Corte Costituzionale del 2021 avesse escluso questa possibilità.

Questi emendamenti, che alterano drasticamente il disegno di legge originale presentato dal presidente della prima commissione Alberto Balboni, hanno suscitato immediatamente reazioni negative all’interno della commissione Giustizia. Figure di spicco della stessa maggioranza come Giulia Bongiorno (Lega) e Pierantonio Zanettin (Forza Italia) hanno espresso perplessità e hanno sottolineato la necessità di un ulteriore approfondimento prima di procedere.

In particolare Pierantonio Zanettin di Forza Italia ha assunto una posizione particolarmente critica nei confronti degli emendamenti proposti dal senatore Gianni Berrino, che prevedono la reintroduzione del carcere per i giornalisti nel contesto delle leggi sulla diffamazione. La sua reazione evidenzia una frattura non solo ideologica ma anche strategica all’interno della coalizione di governo.

Zanettin ha espresso sorpresa e disappunto per l’introduzione di questi emendamenti, segnalando che non erano stati discussi adeguatamente all’interno della maggioranza prima della loro presentazione, sottolineando l’importanza di un approfondimento maggiore e rimarcando che la posizione di Forza Italia è incentrata sulla necessità di proteggere l’onorabilità senza ricorrere a misure punitive severe come il carcere.

In particolare, Zanettin ha valorizzato l’istituto della rettifica come strumento preferenziale per affrontare i casi di diffamazione, sostenendo che attraverso la rettifica il diffamato può riottenere il proprio buon nome e la propria onorabilità. Questo approccio si distacca significativamente dalla linea dura proposta da Fratelli d’Italia, suggerendo una ricerca di soluzioni alternative che non aggravino ulteriormente la situazione già complessa dei giornalisti.

L’insistenza di Zanettin sulla necessità di valutare i contenuti degli emendamenti e di esplorare altre vie legali rispecchia una consapevolezza della complessità delle questioni di diffamazione e del delicato equilibrio tra la tutela della reputazione e la salvaguardia della libertà di espressione. La sua posizione critica riflette anche un tentativo di mediare tra le diverse correnti all’interno della maggioranza, il tutto sotto lo sguardo attento di un’opinione pubblica e di un contesto internazionale sempre più sensibili ai temi della libertà di stampa e dei diritti umani.

Il contenuto degli emendamenti proposti da Berrino è severo: aumentano significativamente le pene per i giornalisti che pubblichino notizie false o distorte, non si sa ancora bene in base a quel criteri specialmente per le inchieste giornalistiche (che cercano verità, non partono da quelle conclamate), con l’aggiunta di multe pecuniarie elevate e l’interdizione dalla professione giornalistica per periodi variabili. Inoltre, i direttori e vicedirettori di pubblicazioni sono anch’essi soggetti a sanzioni potenzialmente severe.

Le reazioni all’interno del panorama politico italiano sono state, come già accennato per la stesa maggioranza, variegate. Mentre alcuni membri del governo hanno difeso la necessità di proteggere l’onorabilità dei cittadini e l’integrità delle informazioni, altri hanno denunciato questi emendamenti come un attacco diretto alla libertà di stampa. Personaggi come la segretaria generale della FNSI Alessandra Costante e politici dell’opposizione hanno categoricamente condannato la mossa, vedendola come un segno di autoritarismo e un tentativo di intimidire la stampa.

Le opposizioni, in particolare il Partito Democratico (PD) e il Movimento 5 Stelle (M5S), hanno espresso forte dissenso contro gli emendamenti presentati da Gianni Berrino di Fratelli d’Italia. I senatori del PD, come Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Franco Mirabelli e Walter Verini, hanno categorizzato la proposta come “gravissima” e un “attacco frontale” alla libertà di stampa, sottolineando come essa si inserisca in un contesto di legislazione già negativa. Hanno promesso un’opposizione ferma e attiva, riflettendo una visione che vede tali emendamenti non solo come un rischio per la libertà d’informazione ma come una minaccia alla democrazia stessa.

Dal canto loro, i membri del M5S, rappresentati da figure come Dolores Bevilacqua, hanno etichettato le modifiche legislative come una “deriva pericolosissima”, temendo che tali misure possano erodere ulteriormente i pilastri della democrazia italiana.

Inoltre, politici come Filippo Sensi e la senatrice Ilaria Cucchi hanno usato piattaforme sociali per amplificare la loro critica, denunciando i tentativi di restringere la libertà di stampa come “vendetta politica” e “forma di intimidazione inaccettabile”, rispettivamente. Ilaria Cucchi ha particolarmente enfatizzato come gli emendamenti rappresentino un assalto diretto non solo ai giornalisti ma all’intera società, puntando il dito contro una politica che mira a silenziare i media col carcere e limitare il diritto dei cittadini di essere informati obiettivamente.

Queste reazioni delle opposizioni evidenziano non solo una divisione ideologica tra il governo e l’opposizione ma anche una profonda preoccupazione per la direzione che l’Italia sta prendendo in termini di tutela dei diritti civili e libertà fondamentali. Con la questione che rischia di guadagnare visibilità anche a livello europeo e internazionale, l’opposizione sta cercando di mobilitare un sostegno più ampio per contrastare quello che percepiscono come un tentativo di erodere ulteriormente la trasparenza e la libertà nel paese.

L’iter legislativo di questi emendamenti sarà complicato. Con le elezioni europee all’orizzonte e il crescente “esame” internazionale sulle pratiche democratiche dell’Italia, il governo si trova di fronte a una sfida significativa. La discussione non si limita al mero aspetto legislativo; tocca le radici stesse della democrazia italiana, sollevando questioni fondamentali sul bilanciamento tra diritto alla reputazione e libertà di espressione.

In conclusione, mentre il dibattito sul carcere per i giornalisti si intensifica, il dissenso all’interno della maggioranza e tra l’opposizione suggerisce un cammino legislativo incerto. La possibilità di un compromesso o di una revisione sostanziale degli emendamenti rimane aperta, ma ciò che è chiaro è che la proposta attuale di Fratelli d’Italia ha profondamente scosso il panorama politico e giornalistico italiano.