Il ripensamento di Carlo Nordio che si candida con FdI

Carlo Nordio intercettazioni
Carlo Nordio, ministro della Giustizia nel Governo Meloni

Ha destato molto interesse mediatico la notizia che Carlo Nordio, su sollecitazione della sua mentore politica, Giorgia Meloni, ha deciso di scendere (rectius, salire) in politica, nella formazione di Fratelli d’Italia, alle prossime elezioni di settembre. Nordio ha, quindi, cambiato il suo radicatissimo (forse, anche condivisibile) convincimento che un magistrato non dovrebbe mai entrare in politica attiva, non solo durante lo svolgimento del suo ruolo istituzionale, ma neppure successivamente, dopo il pensionamento.

Il perché di questa sua intransigente opinione, Carlo Nordio l’ha spiegata in tutte le salse, da almeno trent’anni; tanti sono quelli della sua collaborazione giornalistica con il Gazzettino e con il Messaggero. E’ difficile credere che, a fargli cambiare idea, sia stato solo un colloquio con la Meloni, per quanto convincente; la repentinità del suo ripensamento farebbe pensare ad una sorta di folgorazione che, molto singolarmente ha infranto i consolidati radicamenti culturali di un uomo dotato di una solida pacatezza, derivatagli dalla riflessione quotidiana, tipica del magistrato di lungo corso.

Non è da tutti cambiare improvvisamente un’idea radicata in anni e anni di scritti, di interventi e di convegni, e difesa ad oltranza in tutte le sedi. A quanti gli chiedevano se si sarebbe candidato in qualche partito politico, il dott. Nordio, spesso sorridendo per dover sopportare le stesse domande, con una risposta scontata, ha sempre assicurato che ciò non sarebbe mai accaduto e ne ha anche spiegato le ragioni, di natura rigorosamente etica. Certo, avrà ora pensato che, in fin dei conti, cambiare opinione non è reato. Ma resta pur sempre, la sorpresa per il fatto che un uomo intelligente, colto, ancorché non dichiaratamente ambizioso, come lui, abbia potuto cambiare idea così improvvisamente, un’ idea, fissa, diventata, per lui, quasi un mantra: un magistrato non può mai assumere un incarico politico, neppure dopo il suo pensionamento. Perché, quello di Nordio, non è solo un banale cambiamento di idea (solo gli stolti non la cambiano mai) bensì è una sorta di rivoluzione culturale; che, forse – ora che è entrato in politica – sarà la prima di tante altre.

È anche possibile che ad un tale revirement abbia contribuito una arguta osservazione di Giorgio Prezzolini, che lo stesso Nordio, amante delle dotte citazioni, potrebbe apprezzare: a ben vedere, “la coerenza è la virtù delle persone poco intelligenti”.

E, quindi, perché mai continuare a pensarla allo stesso modo, quando, solo cambiando idea, c’è un posto di ministro dietro l’angolo?