Coronavirus, crollo senza precedenti della produzione manifatturiera vicentina: -20%. Tutti i dati Camera di Commercio

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Di seguito tutti i risultati forniti della Camera di Commercio di Vicenza sull’indagine congiunturale della produzione manifatturiera provinciale nel II trimestre, presentati anche dal presidente di Unioncamere Veneto con un raffronto sui dati regionali e le gravi conseguenze per le restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria

Era un risultato previsto, ma non per questo appare meno pesante: nel II trimestre dell’anno, a seguito delle restrizioni alle attività economiche imposte dal lockdown, il manifatturiero vicentino ha fatto registrare un crollo senza precedenti. Più in dettaglio, le variazioni destagionalizzate della produzione e del fatturato rispetto al I trimestre sono risultate pari rispettivamente a -20,8% e a -20,2%. Fortemente negativo anche il dato per quanto riguarda gli ordini, sia quelli provenienti dal mercato interno (-16,8%) sia quelli dall’estero (-21,7%).

Ancora più critico – e non stupisce, perché la crisi sanitaria aveva già iniziato a manifestarsi nel I trimestre – è il confronto con il II trimestre del 2019: -24,4% la produzione e -26,7% il fatturato, con una riduzione altrettanto significativa del flusso di ordinativi proveniente dall’Italia (-24,9%) e dall’estero (-25,1%).

Il ruolo delle misure a tutela dell’occupazione

In questo contesto drammatico, il blocco dei licenziamenti e il parallelo ricorso agli ammortizzatori sociali hanno consentito almeno nel II trimestre di salvaguardare sostanzialmente l’occupazione del settore manifatturiero, che diminuisce solo dello 0,6%.

La conferma arriva proprio dai dati relativi alle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni (CIG): tra aprile e giugno nel Vicentino sono state ben 39,3 milioni, mentre in tutto il 2010 (anno in cui la crisi finanziaria del biennio 2008-2009 ha impattato maggiormente sul lavoro) erano state 26,1 milioni. Rispetto al trimestre precedente, le ore autorizzate aumentano di 27 volte con una punta di oltre 9,4 milioni nel mese di aprile. Prendendo in considerazione le ore complessive di CIG dei primi 6 mesi dell’anno, l’intensità dell’aumento è analoga e senza precedenti nella storia recente. Crescono soprattutto la componente ordinaria (CIGO), che rappresenta l’83% del totale, e quella in deroga che rappresenta circa il 16% del totale, ma questo è dipeso dalle scelte del legislatore.

Prestiti bancari e liquidità

In questo contesto delicato, il tema della liquidità delle imprese è evidentemente di primaria importanza. A questo riguardo va sottolineato che al 31 maggio 2020 lo stock di prestiti bancari alle imprese risultava pari a 13,5 miliardi: si registra un incremento modesto – pari all’1,6% – rispetto al dato di fine dicembre. Nonostante vi sia una politica monetaria accomodante della BCE e si siano susseguiti interventi governativi volti a favorire la liquidità delle imprese, tale indicatore registra dunque un incremento contenuto.

Le previsioni degli imprenditori

Una riflessione a parte riguarda le previsioni per il futuro: infatti la quota di imprenditori che prefigura un incremento produttivo passa dal 15,5% al 46,3% (serie destagionalizzata), ma tale valore di per sé molto positivo è da leggere rispetto ad una situazione caratterizzata dalla chiusura degli impianti produttivi nei mesi primaverili. Semmai, è da osservare che a fine giugno i giorni di produzione assicurati dagli ordinativi già raccolti erano in media 40, un dato più contenuto rispetto ai trimestri precedenti, con l’eccezione positiva dell’alimentare (90 giorni di produzione assicurata).

Nuove aperture e chiusure di attività

Un moderato segnale di vitalità è rappresentato dal saldo tra iscrizioni e cancellazioni al Registro delle Imprese, che nel II trimestre è risultato positivo (+294 unità). Considerando però il saldo fortemente negativo del I trimestre (-860), quello complessivo nei primi sei mesi dell’anno è comunque negativo (-566), anche se non così lontano dal dato del 2019 nello stesso periodo (-402). A questo riguardo, va evidenziato che presumibilmente vi è una situazione di attesa poiché il numero di cessazioni è molto contenuto; d’altro canto è significativo che vi siano 724 nuove iscrizioni di imprese in un momento così difficile. In particolare il saldo è positivo nell’agricoltura, nei servizi alle imprese e nelle costruzioni.

Anche le aperture delle procedure concorsuali nel II trimestre scontano il rallentamento dell’azione amministrativa: sono infatti risultate in riduzione rispetto al I trimestre, 29 contro 32. Così nei primi sei mesi del 2020 l’apertura di procedure concorsuali ha riguardato un numero più contenuto di imprese rispetto all’analogo periodo del 2019 (61 imprese rispetto a 109), ma tale indicatore andrà monitorato in un arco di tempo più lungo. Nell’ambito di queste procedure i fallimenti sono stati 20 nel II trimestre 2020, otto in meno rispetto al I trimestre.


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