Crac BPVi alla Consulta, Sen. Zanettin: «Cancellazione confisca spazio teorico per azzerati». Prof. Bettiol: «Eccezione costituzionalità fa pensare a decisione colpevolista Cassazione»

642
Processo BPVi: Gianni Zonin con l'avv. Ambrosetti in udienza (foto di archivio)
Gianni Zonin con l'avv. Ambrosetti in udienza al processo BPVi (foto di archivio)

Vediamo di chiarire quanto scritto nell’articolo precedente dove segnalavamo che «La Quinta Sezione penale della Corte di Cassazione ha rinviato alla Corte Costituzionale il procedimento che riguarda il crac della Banca Popolare di Vicenza” (BpVi), per il quale sono imputati e condannati in Appello l’ex presidente Gianni Zonin, gli ex dirigenti Paolo Marin e Andrea Piazzetta, l’ex vicedirettore generale Emanuele Giustini e Massimiliano Pellegrini.

Gli ermellini hanno sollevato la questione di legittimità costituzione dell’articolo 2641 del codice civile “che – informa una nota della Suprema Corte – prevede la confisca obbligatoria per equivalente dei beni utilizzati per commettere il reato, per sospetto contrasto col principio costituzionale, convenzionale ed eurounitario di proporzionalità”.».

Per rendere la questione comprensibile ai lettori e in particolare ai risparmiatori azionisti, che ancora sperano di ottenere qualcosa dal verdetto finale della Cassazione, ribadiamo che il rinvio alla Consulta per la questione della confisca per equivalente porta con sé il rinvio del giudizio globale finale ma non tocca alcun termine di prescrizione per cui quando la questione sarà risolta dalla Corte Costituzionale, la sentenza finale non considererà eventuali altre prescrizioni di reato successive alla sua chiamata in causa.

La legittimità della confisca affidata al vaglio della Consulta riguarda l’importo per equivalente fissato in 953 milioni di euro a favore dello Stato mentre rimangono confermate la cancellazione della provvisionale a favore di Banca d’Italia e Consob e rimane valida la possibilità, perlomeno teorica, per gli azionisti di rivalersi sui condannati per un importo fino al 5% del valore delle azioni azzerate con un massimo di 20.000 € per ognuno salvo ulteriori azioni da intraprendere singolarmente in sede civile.

Per il senatore Pierantonio Zanettin “in via di principio l’eventuale cancellazione della confisca per equivalente da parte della Corte Costituzionale lascerebbe aperta una qualche porta per gli azionisti azzerati, visto che non prevarrebbe lo stato per i 953 milioni di confisca per equivalente, anche se tale porta comporterebbe ulteriori oneri e avrebbe senso solo per chi si muovesse aggredendo Beni eventualmente residui ancora in possesso, nel caso non siano, dei condannati.

Per l’avvocato professor Rodolfo Bettiol l’eccezione di incostituzionalità per la predetta confisca, sollevata dall’avvocato professor Enrico Ambrosetti difensore di Gianni Zanin, parrebbe indicare una propensione del collegio della Corte di cassazione verso una condanna decisa che preveda anche i 953 milioni milioni su cui potrebbe rivalersi lo Stato.