Diffamazione, Corte Costituzionale dà un anno al Parlamento. Ordine dei giornalisti: “abolire carcere e sanzioni pecuniarie esose”

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Corte Costituzionale
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“Quando si parla di una così intollerabile e anacronistica sanzione come il carcere ai giornalisti ci vorrebbe una cancellazione secca della norma, ma il segnale della Corte Costituzionale è molto forte.  Siamo soddisfatti della perentorietà con cui i giudici delle leggi hanno investito il Parlamento. Questa deve essere l’occasione per una nuova legislazione per il giornalismo che sanzioni anche le iniziative giudiziarie temerarie  contro la  libertà di stampa.”

Dichiarazione di Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in merito alla decisione della Suprema Corte di dare un anno di tempo al Parlamento per intervenire sulla pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa.

La pena detentiva è assolutamente incompatibile con i principi di libertà di informazione così come più volte ribadito anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Questa la posizione espressa dall’Ordine dei Giornalisti nel corso dell’udienza della Corte Costituzionale sulla legittimità del carcere ai giornalisti per il reato di diffamazione a mezzo stampa, svoltasi oggi al Palazzo della Consulta.

“Da questa giornata importante ci aspettiamo una scossa per una nuova legislazione per il giornalismo che  garantisca il diritto del cittadino ad essere informato. – dichiarano Carlo Verna e Guido D’Ubaldo, presidente e segretario del Cnog –  Nessuno pensi, nel caso venga abolito il carcere, a sanzioni pecuniarie talmente esose da continuare a condizionare il giornalista come accade oggi con lo spettro della detenzione”.

Il presidente Carlo Verna ha partecipato all’udienza in collegamento web “ad adiuvandum” dallo studio di Napoli dell’avv. Giuseppe Vitiello, così come  gli altri soggetti ammessi al dibattimento. Il segretario Guido D’Ubaldo ha seguito i lavori in diretta dalla sede della Consulta. Ad inizio dell’udienza la Corte ha ammesso la costituzione in giudizio del Cnog non solo per il procedimento   presso il Tribunale di Salerno, ma anche per quello in corso al Tribunale di Bari; in entrambi era stata sollevata la questione di legittimità della norma.


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