Educazione 2.0. Fotografia di una scuola in panciolle

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Scuole, aula vuota
Scuole, aula vuota

«La scuola va cambiata». «La scuola non funziona». «Chi ci governa è incompetente». «Al Ministero della Pubblica Istruzione non sanno nulla di scuola».

Piove, governo ladro! È il titolo di un libretto incartapecorito che fa bella mostra di sé nella mia libreria, il cui sottotitolo è Satire e polemiche sul costume degli italiani. Sul costume degli italiani ci sarebbe tanto da scrivere, ma su quello di coloro i quali li formano e li educano, cioè i docenti, forse non basterebbero le pagine dei giornali.

Ora, gli insegnanti sono una categoria di professionisti davvero speciale, sono intellettuali al servizio dello Stato, tanto che per questa specifica funzione potrebbero, talvolta, anche passare per burocrati, semplici funzionari con il compito di trasmettere acriticamente manuali scritti da altri, non importa da chi e a quale scopo, purché il tutto sia fatto con grande disimpegno, nel rispetto dei tempi scolastici e, ovviamente, con eccellenti risultati da parte degli alunni. Se ci aggiungiamo che questa funzione pubblica la si esercita per circa 1300-1400 euro al mese, allora bisogna svolgerla nel migliore dei modi, così, quantomeno, si potrebbe anche arrotondare con il bonus per la valorizzazione del merito!

Mettiamoci pure che, come tutti gli altri redditi sotto i 1500 euro mensili, si beneficia anche io degli 80 euro grazie al CREDITO ART.1 D.L. 66/2014 e s. m. i (ho copiato dal cedolino), oltre ad aver ricevuto ben 500 euro virtuali per comprare materiale hardware e software, libri, per andare a teatro, al cinema, che, si sa, un computer all’anno bisogna comprarlo altrimenti poi diventano obsoleti, ma si potrebbe acquistare anche un tablet per la bambina di 2 anni, tanto anche se lo demolisce, il prossimo anno ne prendo un altro, i soldi sono virtuali e bisogna spenderli, meglio se in materiale digitale, quello è il futuro.

Sicché proviamo a fare due conti: il tempo indeterminato, certo a 1300 euro al mese, ma se pensiamo ai giovani laureati e sottoccupati, che lavorano nei call canter senza tutele per 1000 euro, ci baciamo le manine e ringraziamo Renzi; il credito di 80 euro, certo, pensare che un professionista, un intellettuale insomma, sia incluso nelle misure a favore delle fasce più disagiate di reddito fa un po’ sentire in imbarazzo rispetto ai coetanei medici e ingegneri, ma loro hanno anche tante responsabilità, perciò ci baciamo le manine e ringraziamo Renzi; il bonus virtuale di 500 euro per aggiornamento, certo bisogna spenderlo solo per determinati servizi, non ci compriamo i pannolini, ad ogni modo ci baciamo le manine e ringraziamo Renzi.

Eh beh, a conti fatti, non male la Buona scuola di Renzi varata nel 2015. Certo, i precari hanno protestato molto perché non hanno proprio gli stessi diritti degli altri docenti già in ruolo, ma poi tutto si è sistemato. Figuriamoci che gli insegnanti hanno avuto anche la possibilità di abrogare la legge con un referendum, ma evidentemente piaceva anche agli altri colleghi, pure loro avevano fatto i miei stessi conti, infatti su circa 800.000 docenti di ruolo in Italia, senza contare i precari, non siamo riusciti nemmeno a raggiungere le 500.000 firme necessarie per proporre il quesito e abrogare la legge.

Io sono pure iscritto al sindacato, alla CGIL, mica a quelli più moderati, e devo dire che anche a loro probabilmente sta bene “La Buona Scuola” perché dal 2015 non hanno indetto nemmeno uno sciopero, che poi, alla fine con lo sciopero non è che si risolva granché, ci tolgono una giornata di lavoro e che ci perde siamo sempre noi. Del resto, nemmeno gli studenti hanno annunciato autunni caldi e inverni ardenti, in fondo i promotori delle assemblee e delle manifestazioni, le teste calde che si affacciano alla maggiore età, anche loro hanno ricevuto un bel credito virtuale di 500 euro da spendere in concerti, cinema e libri, quindi, io gli direi: baciatevi le manine e ringraziate Renzi.

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Michele Lucivero
Laureato in Filosofia presso l’Università degli Studi di Bari e poi in Forme e Storia dei Saperi Filosofici presso l’Università degli Studi del Salento, dove ha conseguito anche il Dottorato di Ricerca in Etica e Antropologia. Storia e Fondazione. Ha conseguito anche il Diploma di Scienze Religiose presso l’Istituto “Italo Mancini” dell’Università degli Studi di Urbino. Abilitato all’insegnamento di Filosofia e Storia e specializzato nella Didattica per le Attività di Sostegno presso l’Università di Padova, attualmente è docente di ruolo nella scuola pubblica. Dirige con Michele Di Cintio la collana Pratiche Didattiche e Percorsi Interculturali presso la casa editrice Aracne di Roma, all’interno della quale ha pubblicato e curato diversi volumi di taglio didattico su argomenti storici, filosofici, antropologici e sociologici. Dopo aver trascorso gli ultimi dieci anni a respirare il profumo del muschio montano vicentino dal 2018 è tornato a bearsi dell’aroma della salsedine pugliese. Giornalista pubblicista da giugno 2021