Erasmus in Gaza all’Itis Rossi di Vicenza: evento legittimo, ma senza confronto con la parte israeliana

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Il comitato vicentino per la liberazione dei prigionieri politici palestinesi
Anpi – Arci Servizio Civile – Cgil – Da Adesso in Poi – Fornaci Rosse – Pax Christi – Mir Progetto sulla Soglia – Salaam Ragazzi dell’Olivo “Vicenza per la Palestina”, organizza un evento legittimo , la presentazione del film Erasmus in Gaza, che si svolge in una sede privata.

Grave, invece, che l’Istituto Rossi pubblicizzi l’evento nello stesso palinsesto di sigle politiche o meno e proietti il film anche nella sua aula magna: questo non solo dimostra che ne abbraccia la causa, ma anche la debolezza del Provveditore agli Studi, del preside e del corpo insegnante.

Riccardo, laureando in medicina all’Università di Siena, è il primo studente europeo a partecipare al programma Erasmus nella striscia di Gaza. Scelta legittima, ma l’Istituto Rossi avrebbe dovuto agire, secondo me, in piena autonomia e magari organizzare un confronto anche con la parte israeliana per rendere più costruttive le diversità.

Quando tra gli organizzatori c’è una sigla “Da adesso in poi” è evidente che si sono due consiglieri dell’opposizione comunale Pupillo e Selmo e questa è pura politica. Come se non bastasse ci sono altre organizzazioni riconducibili a un solo tipo di politica. In breve, nella scuola pubblica va bene la politica ma solo se di pari opportunità e con nessuna promozione di eventi a carattere commerciale.

Precisiamo una cosa, i prigionieri palestinesi, se sono in prigione non lo sono a titolo gratuito (la prigione costa al contribuente israeliano): si sono macchiati di un reato, spesso ascrivibile a reati di terrorismo. Basta consultare questo sito governativo del Ministero degli Affari Esteri di Gerusalemme per capire che gli israeliani quasi tutti i giorni subiscono attentati  (Wave of Terror 2015-2022 | Ministry of Foreign Affairs www.gov.il), ma la stampa ne parla raramente.

L’evento è supportato anche da ANPI, ma, per evitare che gli studenti ricevano una informazione confusa, è bene spiegare che l’ANPI sana, quella che ha combattuto per la resistenza, non c’è più. È un dato di fatto dovuto al cambio generazionale. Pare che buona parte di quello che resta dell’ANPI non sia a conoscenza che all’epoca della Guerra di Liberazione, il Grand Mufti di Gerusalemme, allora sotto la giurisdizione britannica, autoproclamatosi capo dei Fratelli musulmani, si alleò con i nazifascisti per sterminare gli ebrei.

ANPI Associazione Nazionale Partigiani Italiani ma potrebbe essere anche acronimo di Associazione Nazionale Palestinesi Italiani visto che, in più occasioni, durante il 25 aprile fa sfilare la bandiera palestinese, come a voler rivendicare il ruolo di quel “popolo” di combattenti per la libertà. No, no, no le cose sono andate diversamente, i palestinesi non hanno mai combattuto per la resistenza italiana e tantomeno per salvare vite ebraiche.

La scuola prende a propria discolpa, come si legge sul Il Giornale di Vicenza dell’11 novembre, che il film Erasmus in Gaza parteciperà  al Festival dei Diritti Umani di Tel Aviv (https://telaviv.mfa.ee/events/the-tel-aviv-human-rights-film-festival/), speriamo non quello che BDS (Boycott, Divestment, Sanctions) invita a boicottare (https://bdsitalia.org/index.php/la-campagna-bds/ultime-notizie-bds/2743-dgtl-tel-aviv).

Bisogna ringraziare “assai” perché la polemica mette in evidenza che in Israele esiste una delle più grandi democrazie del mondo, visto che consente la veicolazione di un film di carattere politico e a sfondo palestinese.

Diversamente, a Gaza e nei Territori non è consentito proiettare film il cui focus è Israele. A Gaza ci sono anche quattro università: Al-Aqsa, Al-Ahzar, Islamic University e quella privata University College of Applied Sciences. Elementi questi che non esisterebbero se veramente ci fosse quell’isolamento di Gaza, di cui spesso è accusata Israele. Che poi tra Israele, Gaza e i Territori contesi ci siano problemi è altrettanto vero perché tutti i conflitti nascono da incomprensioni che gli uomini (tutti) non vogliono risolvere.

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Paola Farina
Nata a Vicenza il 25 gennaio 1954, studentessa mediocre, le bastava un sette meno, anche meno in matematica, ragazza intelligente, ma poca voglia di studiare, dicevano i suoi professori. Smentisce categoricamente , studiava quello che voleva lei. Formazione turistica, poi una abilitazione all’esercizio della professione di hostess di nave, rimasta quasi inutilizzata, un primo imbarco tranquillo sulla Lauro, un secondo sulla Chandris Cruiser e il mal di mare. Agli stipendi alti ha sempre preferito l’autonomia, ha lavorato in aziende di abbigliamento, oreficeria, complemento d’arredo, editoria e pubbliche relazioni, ha girato il mondo. A trent’anni aveva già ricostruito la storia degli ebrei internati a Vicenza, ma dopo qualche articolo, decise di non pubblicare più. Non sempre molto amata, fa quello che vuole, molto diretta al punto di apparire antipatica. Dove c’è bisogno, dà una mano e raramente si tira indietro. E’ generosa, ma molto poco incline al perdono. Preferisce la regia alla partecipazione pubblica. Frequenta ambienti ebraici, dai riformisti agli ortodossi, dai conservative ai Lubavitch, riesce nonostante il suo carattere a mantenere rapporti equilibrati con tutti o quasi. Sembra impossibile, ma si adegua allo stile di vita altrui, in casa loro, ovviamente.