“Fine vita” non passa per un voto, Consiglio Veneto vota il rinvio in commissione del Pdl di iniziativa popolare

Fine vita e autodeterminazione: Il dibattito del Consiglio Regionale del Veneto sulla legge sul Suicidio medicalmente assistito

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Fine vita, in Senato l'esame delle proposte di legge
Fine vita, in Senato l'esame delle proposte di legge

Il Consiglio regionale del Veneto è stato al centro di un acceso dibattito riguardante la legge sul suicidio medicalmente assistito (fine vita) con il voto a favore del rinvio in commissione del Progetto di legge di iniziativa popolare “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”. Il presidente Zaia ha sottolineato che il percorso sul fine vita è già stato definito dalla Corte costituzionale nel 2019.

Dopo che l’articolo 2, che rendeva obbligatoria l’assistenza sanitaria in ogni fase del percorso di suicidio medicalmente assistito, non è stato approvato in Aula, il Consiglio regionale ha deciso il rinvio in commissione con 38 voti favorevoli e 13 assenti. La proposta normativa, elaborata dall’Associazione ‘Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica’, mira a definire ruoli, procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, affrontando la questione del rispetto dei diritti individuali e della legalità.

Il Pdl è stato presentato in Aula dalla presidente della Quinta commissione consiliare permanente, Sonia Brescacin, competente in materia sociosanitaria, che aveva già esaminato il testo e ospitato audizioni con i soggetti portatori di interesse. La proposta ha raccolto 9.062 firme e cerca di stabilire le condizioni e le procedure per la verifica delle condizioni di accesso alla morte medicalmente assistita, cercando di evitare che l’aiuto al suicidio costituisca un reato, mentre si rimarca la necessità di una legge nazionale che elimini le discriminazioni tra i malati.

La proposta di legge si articola in cinque articoli, che affrontano diversi aspetti della questione: le condizioni d’accesso all’assistenza sanitaria, l’assistenza sanitaria in ogni fase del percorso, i tempi per l’erogazione delle verifiche sulle condizioni e modalità, la gratuità della prestazione e una clausola di invarianza che sottolinea la non necessità di una copertura speciale per la legge proposta.

Il presidente della Regione, Luca Zaia, intervenuto in Aula, ha chiarito che il Consiglio regionale non autorizza nulla, poiché il percorso sul fine vita è già stato definito dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale. Ha sottolineato che la Corte ha garantito il suicidio medicalmente assistito solo in presenza di quattro requisiti: una patologia irreversibile, il mantenimento in vita tramite trattamenti di sostegno vitale, sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili e la capacità di esprimere un consenso libero e consapevole.

Il presidente Zaia ha ribadito la sua posizione sulla necessità di tutelare le persone fragili e rispettare il diritto sancito dalla democrazia, permettendo ai cittadini di presentare e vedere esaminato un progetto di legge specifico. Ha evidenziato che la proposta prevede tempi certi per il suicidio medicalmente assistito, con una valutazione dei requisiti della persona entro i primi 20 giorni dalla presentazione della domanda. Ha anche sollevato dubbi sulla costituzionalità della proposta.

L’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, ha dichiarato che la Regione ha sempre avuto un’attenzione forte per le cure palliative, anticipando la disciplina nazionale e investendo risorse in questo settore. Ha evidenziato le misure messe in atto per potenziare le cure palliative, inclusi l’aumento dei posti negli Hospice e il potenziamento delle cure domiciliari. Ha anche sottolineato la necessità di un intervento normativo a livello nazionale per disciplinare il ruolo dei caregiver.

Durante la discussione generale, i consiglieri hanno espresso opinioni contrastanti sulla proposta di legge. Stefano Valdegamberi si è mostrato fortemente contrario, sottolineando il rischio di un aumento incontrollato delle richieste di suicidio medicalmente assistito e il pericolo di estendere troppo i casi di applicazione. Elena Ostanel ha auspicato un dibattito libero da posizionamenti politici e ideologici, invocando la libertà di scelta e il rispetto della volontà del malato terminale. La Capogruppo Dem Vanessa Camani ha enfatizzato la necessità di una legge nazionale e ha chiesto chiarezza sui tempi e le modalità della proposta regionale.

Il Movimento 5 Stelle ha sostenuto la proposta, definendola un atto di democrazia diretta e auspicando un dibattito basato sul merito della proposta piuttosto che su posizioni politiche. La Lega ha mostrato divisioni interne, con alcuni consiglieri che hanno espresso contrarietà alla proposta, evidenziando rischi procedurali e finanziari, mentre altri hanno sostenuto la necessità di definire tempi e procedure chiare.

Il Partito Democratico ha sottolineato la complessità del tema del fine vita e la necessità di una legislazione nazionale. Hanno enfatizzato l’importanza delle cure palliative e la possibilità di ridurre la domanda di suicidio medicalmente assistito attraverso un adeguato supporto alle persone in fase terminale. Alcuni consiglieri di Fratelli d’Italia hanno manifestato preoccupazioni sull’apertura a legislazioni più ampie e sulla percezione della vita come un peso per la società.

In conclusione, il Consiglio regionale del Veneto ha avuto un dibattito intenso sulla legge sul suicidio medicalmente assistito, con opinioni contrastanti e preoccupazioni su questioni procedurali, finanziarie e costituzionali. La decisione di rinviare il progetto di legge in commissione indica la complessità e la delicatezza della questione, mentre l’appello a una normativa nazionale rimane al centro del dibattito.