
C’è una porzione di Vicenza che si estende dal quartiere dell’Araceli fino a via Quadri e oltre che un tempo apparteneva, per larga parte, ad una famiglia nobile: gli Scroffa. A “La gloria degli Scroffa.
Sei secoli della nobile famiglia vicentina nel racconto delle vite di 40 protagonisti”, è dedicato l’incontro che la Fondazione di Storia Ets ha organizzato presso la propria sede, in Palazzo Giustinani Baggio, in contrà San Francesco 41 a Vicenza, venerdì 24 ottobre con inizio alle ore 17.30. Dopo i saluti del presidente del Comitato scientifico della Fondazione Egidio Ivetic, a parlarne con l’autrice, Maria Luigia De Gregorio, sarà il giornalista Antonio Di Lorenzo.
Il volume per la prima volta racconta l’origine di una famiglia nobile vicentina, dalle origini fino alla sua estinzione: sei secoli di storia che intrecciano i destini della nobiltà vicentina e lo sviluppo della città. Al di là dell’ovvio richiamo topografico con Borgo Scroffa, sono molti i segni lasciati da questa famiglia che, con il tempo, era riuscita a ricavarsi un ruolo di primo piano nelle gerarchie del tempo.
Tant’è che in una sorta di classifica nobiliare vicentina formata da 55 famiglie, stilata nel 1521 da Dragonzino da Fano, gli Scrovi appaiono al 25° posto. Come in un romanzo, che in realtà è storia, la De Gregorio “fotografa” i personaggi di questa famiglia nei tanti luoghi a loro appartenenti, tra i quali il palazzo situato in contrà Piancoli, adiacente a quello dei Garzadori, poco distante dalla Basilica Palladiana, dov’è ancora visibile lo stemma familiare.
Il capostipite è Alberto, un conciatore che ha a disposizione notevoli capitali, che non sempre però garantivano l’ascesa sociale. Sarà Vincenzo, ricchissimo e spregiudicato mercante, contemporaneo di Andrea Palladio, ucciso da un sicario nella notte del 23 agosto 1613, a lasciare alla nipote Polissena, essendo morto il suo unico figlio maschio, buona parte degli averi e delle proprietà. Proprio con Polissena si apre il volume della De Gregorio, e si chiude con un’altra figura femminile, Cecilia, perché alle donne era destinato il compito di assicurare una discendenza. Matrimoni, cariche pubbliche di rilievo, attività commerciali, investimenti finanziari, proprietà terriere e residenze di campagna, contribuirono a formare e fornire un’identità per salire i gradini ed entrare a far parte a tutto tondo dell’élite nobiliare vicentina.
Maria Luigia De Gregorio ha lavorato come archivista e paleografa approfondendo la conoscenza delle “antiche carte”, che ha messo a frutto anche in quest’opera.