Fondo indennizzo risparmiatori a rilento, Zanettin: “governo condizionato da soggetti come Ugone e Arman”

128
Zanettin interviene alla Camera sul Fir (Fondo indennizzo risparmiatori)
Zanettin interviene alla Camera sul Fir (Fondo indennizzo risparmiatori)

Onorevole Pierantonio Zanettin, lei che tra i parlamentari vicentini e veneti di opposizione è quello che da tempo segue con maggiore assiduità e, aggiungi9amo, competenza noi e le battaglie dei risparmiatori traditi dalle banche, in primis quelle venete, BPVi e Veneto Banca, a che punto stanno, secondo Lei, le cose sul Fondo Indennizzo Risparmiatori? Il prossimo consiglio dei ministri sarà quello, tanto atteso, che varerà finalmente il nuovo provvedimento che possa sbloccare la formulazione del Fir rivelatasi impraticabile per come disegnato nella legger 145?

Da tempo sostengo che la vicenda del Fondo Indennizzo Risparmiatori è una farsa indegna di un paese civile, farsa che però sfocia in tragedia, se si valuta l’impatto che determina su famiglie ed imprese venete, in molti casi, in rovina economica, cui politici spregiudicati hanno fatto promesse irrealizzabili. Ora ci troviamo nell’impasse più assoluta.

Quali sono le cause di questa situazione di incertezza? Le associazioni più oltranziste, che in questo anno si sono prestate a fare la grancassa al Governo gialloverde, pongono il veto alla soluzione individuata con l’Unione Europea da Tria e Conte.

Un governo autorevole non si farebbe certo condizionare da soggetti come Luigi Ugone e Andrea Arman, ma, dopo la manifestazione del 9 febbraio, ho l’impressione che i vice premier Salvini e Di Maio, non abbiano il coraggio di scaricarli.

Il Governo ha promesso che le nuove norme saranno contenute nel decreto crescita.
Del decreto crescita da tempo si sono perse le tracce. Nel frattempo i rapporti tra Lega e

Movimento 5 Stelle sono degenerati. Sono molti i punti di frizione: dalle norme “salva Roma” e “salva Raggi”, alla posizione del sotto segretario Siri. Non escludo che il varo del decreto crescita slitti ulteriormente., almeno fino a quando all’interno del governo non si sancirà una tregua.

Ora le associazioni minacciano di non votare alle prossime elezioni europee Lega e Movimento 5 Stelle (vedi articolo in fondo*).

Motivi per non votare il partiti di governo c’è ne sono a iosa. Continuano a litigare su tutto, hanno portato il paese alla paralisi economica e all’isolamento internazionale. Stanno dimostrando di essere  incompetenti e superficiali. Sono molto  bravi a fare tweet e selfie, molto meno a prendere decisioni sui temi delicati, come appunto il Fondo Indennizzo Risparmiatori.

*Banche, l’ira dei risparmiatori: «I rimborsi? Una montatura. Non voteremo Lega e M5S»

di Fabrizio Massaro, da L’Economia (Il Corriere della Sera)

Sui rimborsi ai truffati delle banche si consuma una rottura clamorosa tra le associazioni dei risparmiatori e il governo. Una nota di firmata da 15 sigle attacca l’esecutivo, colpevole di «una manovra posta in essere al fine di rinviare sine die l’emanazione della normativa in materia di risparmio tradito» e di una «colossale montatura ai danni della collettività dei risparmiatori i quali, alle prossime elezioni, in mancanza di uno sblocco immediato della situazione, non potranno che dare il proprio voto a soggetti diversi da Lega e 5 Stelle».

Il riferimento è all’ennesimo slittamento delle nuove norme sui rimborsi a obbligazionisti e soci di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, Cariferrara, Popolare Vicenza e Veneto Banca. A quattro mesi dalla Manovra 2019 si riparte da zero, dato che la norma non ha passato il vaglio Ue. Solo che nonostante gli incontri del premier Giuseppe Conte con le associazioni e le dichiarazioni di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, un nuovo testo non c’è ancora.

E nel Def presentato dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, è indicato che per il 2019 sono stanziati per i rimborsi appena 50 milioni e non i promessi 525, a causa dei ritardi nel mettere in piedi la procedura. Da qui la minaccia elettorale delle associazioni, ormai tra l’altro l’una contro l’altra.
La nota di ieri attacca le due associazioni che si sono opposte alla riscrittura della norma, «Coordinamento Don Torta» e «Noi che credevamo nella PopVi». Il loro «no» sarebbe alla base del ritardo del governo. Ma è giallo anche sulla nota: solo 4-5 sigle la condividerebbero; altre sembra siano state inserite senza essere state consultate. Un altro piccolo pasticcio in una storia di per sé molto confusa.