Gandhi a Vicenza? Solo per 10 minuti se lo emulano Rolando e Donadello. Il centrosinistra romano e vicentino: quando il potere dà alla testa

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Comitato dell’Albera: Giovanni Rolando e Fiorenzo Donadello, gli
Giovanni Rolando e Fiorenzo Donadello, gli "irriducibili" del Comitato dell’Albera

In Parlamento urlano, protestano, sventolano Costituzioni. Si oppongono con veemenza al cosiddetto decreto sicurezza, accusato di voler imbavagliare il dissenso e ridurre gli spazi della democrazia. Ma a Vicenza, città col governo del centrosinistra, sobrio a corrente alternata, bastano due cartelli di cartone, due cittadini silenziosi, Rolando e Donadello, e un tema ostinato come la Bretella incompiuta per far saltare i nervi a chi siede sullo scranno più alto di Sala Bernarda.

È accaduto il 24 aprile scorso, accadrà forse di nuovo il 10 giugno: Giovanni Rolando e Fiorenzo Donadello, storici attivisti del Comitato Albera, da anni portano in aula dei cartelli, il 24 erano due. Nessun megafono, nessuna interruzione, nessun slogan violento. Solo due manifesti che chiedono, civilmente, il rispetto di un Protocollo d’Intesa per il completamento della tangenziale. Quella stessa Bretella che da sette anni vegeta a metà, più lenta della burocrazia romana degli anni Cinquanta.

Ma il presidente del Consiglio comunale, il possamaiano Federico Zaramella, ha deciso che no, dieci minuti bastano e avanzano. Dopodiché giù tutto: cartelli, protesta e perfino la pazienza. Pena? L’intervento della polizia locale. Sì, proprio quella. Per sedare… il silenzio.

Sembra una gag tragicomica, eppure è reale. E mentre a Roma si invocano i padri costituenti contro le derive autoritarie meloniane, a Vicenza si applica con zelo da sceriffo un regolamento mai usato dopo la sua ufficializzazione neanche dalla destra locale per zittire i pacifici manifestanti della Sala Bernarda. Gandhi, se fosse passato di qui, sarebbe stato diffidato dopo dieci minuti.

Intanto il Comitato, invece di cercare lo scontro, continua a chiedere solo che si realizzi ciò che è stato promesso: un’opera pubblica utile, attesa, strategica. E nel frattempo riceve persino l’appoggio del Garante regionale dei diritti della persona, che invita la Giunta al dialogo. Parola ormai esotica.

Il paradosso è completo: mentre si grida al bavaglio romano, si stringe il cappio vicentino. Contro due cartelli muti. Ma evidentemente assordanti per chi, al posto della voce dei cittadini, preferisce il suono di una sirena. Della polizia municipale.