
Un comunicato firmato da Patrizio Miatello, Fulvio Cavallari, Milena Zaggia e altri rappresentanti di associazioni dei risparmiatori riapre la ferita, di fatto mai chiusa, di chi attende ancora un indennizzo – o almeno una risposta chiara – dopo le note vicende dei crac bancari. Il bersaglio, stavolta, è il MEF, reo (a loro dire) di aver dirottato residui dei fondi FIR – Fondo Indennizzo Risparmiatori – verso la “carta acquisti” e altri progetti sociali. Un peccato capitale, secondo i firmatari, ma forse questa è solo un’ennesima battaglia che, giuridicamente e politicamente, è chiusa da tempo.
Qui il video dell’audizione: https://webtv.senato.it/webtv/commissioni/audizione-commissione-sistema-bancario-2
Quando un Ordine del Giorno non ordina nulla
La scintilla che riaccende la miccia è stata l’audizione odierna in Commissione Banche, dove il dirigente del MEF Cappiello ha confermato: quei famosi 185 milioni non più assegnati dai fondi FIR sono stati riallocati. Sconcerto. Sdegno. E subito si evocano i “precisi impegni” presi dal Ministro Giorgetti su un OdG del senatore Zanettin. Peccato che un Ordine del Giorno, seppur approvato all’unanimità, non abbia valore vincolante. È un segnale, non una legge. Un esercizio di politica simbolica, perfettamente noto ai suoi stessi autori.
E allora perché continuare a insistere sul “rispetto degli impegni”? Per tenere alta la pressione? Per alimentare legittime aspettative? O, più probabilmente, per difendere involontariamente, certo, una narrativa utile a coprire chi ha accompagnato, almeno con leggerezza e di certo non le associazioni firmatarie della nota, le domande oggi respinte?
Quelle 10.748 domande “carta straccia”
Il dramma, umano prima ancora che burocratico, è nei numeri: quasi undicimila richieste di indennizzo respinte. Ma per quali responsabilità? A ben vedere, la Commissione tecnica ha semplicemente applicato regole e criteri. Chi ha compilato male? Chi ha tardato a integrare i documenti? Chi, tra banche “collaborative” (poco?) e associazioni “solerti” (per se stesse?), ha seguito (male?) le pratiche? La domanda andrebbe posta altrove. Lo Stato – e questo è il paradosso – ha innalzato il tetto iniziale del 30% fino al 40% con proroghe e ritocchi che non possono, oggettivamente, continuare all’infinito.
Ma si sa: il grande assente in Italia è sempre il principio di responsabilità personale. Se l’indennizzo non arriva, dev’essere per forza colpa del… Governo.
Quando la Lega e il M5S uccisero la legge Baretta
Vale la pena ricordarlo: la legge Baretta (Pd), molto più ampia e favorevole ai soci, prevedeva indennizzi per tutti con fondi incrementabili all’infinito attingendo ai “conti dormienti”. Ma fu affossata nel 2018 proprio da Lega e 5 Stelle, con la benedizione di alcune associazioni “amiche” di sicuro, ma forse non abbastanza dei propri associati a cui hanno spillato “Quattrini&Quattrini” per ogni motivo, dalle inconsistenti Costituzioni di parte civile nei processi fino alle denunce, tardive, dei revisori e alla compilazione di moduli e dichiarazioni (su redditi e patrimoni) se non false per lo meno fallaci.
E allora quella legge fu sostituita con la legge sui fondi FIR, molto più rigida, molto più escludente, ma con un merito, anche questo bisogna scriverlo: è la prima che ha riconosciuto il diritto a un ristoro anche per i titolari di azioni non quotate, cosa negata a chi investe in Borsa, nel caso di sottoscrizioni a fronte di informazioni distorte da parte degli emittenti.
E ora? Carte esaurite
Chi spera ancora in nuovi ristori sappia che il Fondo è chiuso. Ufficialmente. I residui sono già stati riallocati. Riavviare tutto? Servirebbe una nuova legge. Altri fondi. Un nuovo consenso politico. Tradotto: una missione impossibile, almeno per ora.
Qualcuno vuole riprendere la battaglia?
Bene, noi ci stiamo a informare e sostenere, ma devono essere tutte ma proprio tutte le associazioni insieme a scegliere una strada, una non mille.
Quale: chiuderla con le chiacchiere sulla legge istitutiva del FIR e trovare le motivazioni giuridiche (chi ha mai indagato realmente sulle responsabilità degli organi di vigilanza e controllo che non hanno né vigilato né controllato ingannando così i sottoscrittori delle azioni?) e/o politiche (la massa unita degli oltre 200.000 soci azzerati) per scrivere una nuova?
E i soldi dove sono?
Senza intaccare i bilanci statali, ora impegnati anche sul fronte del riarmo, ma riattingendo a quei fondi dormienti che ogni anno si rimpinguano con i denari dimenticati in banche e assicurazioni da cittadini che non li reclamano più lasciandoli così nella disponibilità del MEF (ma per azioni speciali a tutela di chi subisce “maltrattamenti” finanziari e non per tappare buchi) o, peggio, nei forzieri di chi quei soldi li custidsce e li usa a costo zero.
Chi? Banche e assicurazioni…